“Qual è il senso vero del lavoro agile? Un grande patto di fiducia, una fiducia estrema nelle persone e nella loro capacità di regolarsi e di darsi degli obiettivi concreti e, al contempo, una filosofia di vita, una strada di semplicità piena di effetti positivi. Ma allora perché non si riesce ad attuare?” Con questa domanda l’assessora Chiara Bisconti ha aperto la tavola rotonda inaugurale della settimana dell’Isola Wow! Lavoro Agile presso la Piscina Cozzi di Milano lo scorso 23 Marzo.
“Il lavoro agile si basa sull’autodeterminazione di tempo e luogo uscendo finalmente dalla visione tayloristica del lavoro. E’ una modalità lavorativa che misura la qualità del lavoro sugli obiettivi e i risultati: a tutti può portare grandi vantaggi. In particolare aumenta il grado di benessere del dipendente perché permette di recuperare ore preziose da dedicare a sé, alla famiglia, al tempo libero e all’impegno sociale. Noi donne in particolare siamo soddisfatte quando riusciamo ad avere un approccio globale e a ‘mettere insieme le cose’ cercando di uscire da stili di vita che ci vogliono sempre divisi- ha dichiarato in apertura dei lavori l’assessora Chiara Bisconti e ha continuato- Forse il cambio culturale può essere stimolato anche da un ‘momento estremo’ come questo perché quando i luoghi sono ben concepiti sono già predisposti per essere accoglienti e per rispondere a bisogni diversi.
In effetti, come ha fatto notare Luca Ghezzi, responsabile di relazioni esterne e comunicazione di Milanosport, “Il colpo d’occhio di vedere l’acqua lì sotto e tanta gente che qua a pochi metri parla di lavoro agile è qualcosa che colpisce davvero. Oggi nelle famiglie dove lavorano sia moglie che marito il lavoro agile diventa praticamente indispensabile”. Allora quali sono le resistenze al cambiamento?
La risposta la dà Antonino Borgese di Great Place to Work Italia: “La realizzazione del lavoro agile in azienda non è un problema di tipo logistico o tecnologico, ma di un rapporto di fiducia da instaurare in due sensi. Da una parte la fiducia del manager che il collaboratore, anche senza le forme di controllo in presenza, faccia il suo lavoro e dall’altra quella del dipendente caratterizzata dall’urgenza di sfatare il mito che le persone con le migliori prestazioni e che fanno più carriera sono quelle che lavorano più a lungo in ufficio.
Il manager di ogni azienda deve essere molto chiaro nel momento in cui decide di intraprendere un cammino di questo tipo: stare in ufficio fino a tardi non ha niente a che vedere con la prestazione lavorativa. In questo senso il lavoro per obiettivi è veramente un processo di crescita culturale. D’altra parte, come emerge da un sondaggio svolto dall’azienda TNT, le persone che lavorano da casa dedicano all’azienda mediamente 5 ore in più che non quelle che lavorano in ufficio.
E questo non è un caso perché fare lavoro agile non è solo mettere le persone in condizioni di lavorare con maggiore agio, ma è soprattutto l’espressione della cura che l’azienda ha delle esigenze dei dipendenti. La cura è uno dei fattori più importanti che rendono possibile alla persona di esprimere a pieno il proprio potenziale e il meglio di se stessa”.
Una seconda criticità culturale è stata sottolineata invece da Alberto Cannistrà di IFMA Italia e responsabile Real Estate di Siemens.
“Perché la gente non sceglie il lavoro agile? Perché c’è una paura diffusa che si arriverà a non avere più una chiara e netta suddivisione di quella che è la nostra vita privata e il tempo dedicato all’ufficio e all’azienda. Questo è dunque il maggior timore: essere in servizio 24h al giorno, senza più un momento per staccare”.
Ma questi problemi si possono risolvere come dimostra l’esperienza di Siemens che trattiamo in un articolo a parte.
“Il tema del work-life balance diventa centrale per riuscire a trovare il confine tra tempo lavorativo e tempo libero”, conferma anche Fiorella Crespi responsabile Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, mostrando dei dati incoraggianti sui cambiamenti nel settore del lavoro in Italia.
“Soprattutto nel corso dell’ultimo anno qualcosa si sta muovendo. L’8% delle aziende italiane ha abbracciato la visione del lavoro agile. Questo nuovo mondo di lavorare porta benefici anche all’azienda stessa: miglioramento produttività fino al 40%, le persone svolgono lo stesso lavoro in meno tempo e sono più produttive. È qualcosa che se adeguatamente implementato funziona, un meccanismo virtuoso che sta iniziando a diffondersi. Un modo di lavorare che non ha niente a che fare con il telelavoro, con cui spesso viene confuso. Il lavoro agile è qualcosa di molto diverso: è dare la possibilità alle persone della libertà e della flessibilità”.
Sintetizziamo in un articolo dedicato gli interventi di Francesco Zurlo e Marco Predari hanno risposto alla domanda: come risponde il design in questo progressivo cambio di mentalità verso il lavoro agile?
Testo di Gabriele Masi.