Il tema proposto da Orgatec “Creativity works” è stato interpretato con cura nel progetto degli spazi espositivi. E quelli più piacevoli e originali non sono necessariamente gli stand di grandi dimensioni.
Il materiale preferito per gli allestimenti del 2016 è il legno naturale e i colori vivaci -anche quelli inconsueti per l’ufficio- giocano un ruolo molto importante. Le nostre impressioni sono nell’insieme positive, con qualche allestimento entusiasmante … e qualche delusione.
La competizione tra allestimenti di altissimo livello è alta, ma non è facile trovare l’elemento WOW! che seduca e metta in risalto i prodotti di altrettanta elevata qualità.
L’errore più comune è l’eccesso di oggetti esposti; l’intento di ottimizzare lo spazio disponibile in una fiera così importante è comprensibile, ma l’affollamento talvolta confonde e toglie valore ai prodotti.
Personalmente preferisco gli stand puri e minimali con un concetto chiaro, dominati dalla luce, con una selezione di pochi prodotti di forte impatto, con un layout che definisca un percorso chiaro e magari qualche elemento “estraneo” che ci ricordi che l’ufficio è il continuum di casa, città e parco dei divertimenti.
Creativity Works
Uno tra gli allestimenti più interessanti e non commerciale, è quello creato dagli studenti della HSD Hochschule di Dusseldorf nel boulevard all’ingresso nord, risultato di una ricerca svolta all’interno dell’Università.
Una visione fresca e trasgressiva che fonde diversi ambienti di lavoro caratterizzati da una forte identità ma che ha utilizzato purtroppo una comunicazione piuttosto confusa -e solo in lingua tedesca!- che rendono difficile comprendere i concetti progettuali.
Kokuyo
L’installazione più emozionante è quella di Kokuyo, progettata da Nendo, autore anche di Rolling Workspace, il prodotto a nostro avviso più sorprendete dell’edizione 2016 di Orgatec.
Il bianco assoluto dello sfondo luminoso metteva in risalto le forme geometriche pure e i colori desaturati delle enormi lavagne rotanti, accostate a pochi semplici oggetti candidi (biciclette, scrivanie, panche, sedie).
Gli oggetti sono disposti diagonalmente nello spazio rettangolare, sembrano galleggiare in uno spazio che annulla le tre dimensioni e creano un’atmosfera onirica e gioiosa.
Interface
Bravissimi i progettisti dello stand Interface che hanno saputo presentare in modo molto originale un prodotto difficile da esporre come la moquette e interpretare il concetto di sviluppo sostenibile della filosofia Interface e il tema chiave della Biofilia, focus delle nuove collezioni di pavimentazioni tessili modulari con strutture organiche e colori derivate dalla natura.
Lo spazio di 180 mq era suddiviso in aree diverse; il “portale d’ingresso” in legno chiaro e la presenza di piante introducono il tema della natura come fonte di benessere e della sostenibilità, cardine di tutta alla produzione Interface. Il verde prato della pavimentazione tessile è un perfetto esempio di biofilia che esprime immediatamente l’analogia con la natura.
La zona più originale è l’ambientazione domestica retrò, arredata con pezzi di modernariato, che presenta la nuova collezione World Woven, disegnata da David Oakey, ispirata alle tessiture tradizionali come i tweed, i melange, le trame della tessitura libera, ma anche pied-de-poule e tartan che richiamano i motivi fantasia e pieni di ottimismo degli anni Cinquanta.
Questa collezione, come sempre eco-sostenibile, riflette il trend residenziale e la nuova estetica “vintage” sempre più spiccati negli ambienti di lavoro.
Nei suoi 1200 mq di spazio all’insegna del claim “Create space with personality”, Sedus punta sulla visione olistica di benessere. All’interno di una membrana circolare semi-trasparente si articola un percorso che conduce a diverse ambientazioni di workplace (formazione, concentrazione, team-work, conferenza, lounge) ciascuna connotata da specifiche palette cromatiche ispirate dalla natura, frutto di una ricerca sul colore svolta dall’azienda.
Come ci spiega Ernst Holzapfel, che abbiamo incontrato nella zona bar, collocata al piano superiore da cui era possibile godere la vista d’insieme dell’affollatissimo stand.
Pedrali
Gioca su ambientazioni oniriche e surreali lo stand di Pedrali progettato da Calvi Brambilla, elegante e accattivante, anche se l’idea dei quadri tridimensionali che fotografano le diverse ambientazioni è simile a quella proposta da Vitra qualche anno fa.
Sinetica
Spazio dominato da linee pure, legno chiaro, colori di tendenza e luce rilassante. “L’evoluzione dello spazio” – afferma Paolo Mantero, progettista dello stand Sinetica e nuovo art director dell’azienda – dà vita a un abaco di ambienti in cui la vita domestica e lavorativa, il privata e il collettiva, si articolano senza soluzione di continuità”.
Vitra
Vitra aveva creato grandi aspettative con l’annuncio di uno stand intitolato “Work” che occupava l’intero padiglione 5.2 condiviso con alcune aziende partner selezionate.
Il “Collage Office” avrebbe dovuto offrire spunti per lo scenario complesso del workplace, ma ci ha delusi. L’impianto urbanistico è prevedibile (viale centrale che conduce alla piazza con panche circolari, alberi e bar, la roulotte- step-food che offre caffè…) l’allestimento è trascurato, forse volutamente: il pavimento è lasciato grezzo senza rivestimento, l’illuminazione è anonima e senza caratteristiche, un povero telo bianco delimita in modo sciatto l’area ellittica all’interno del padiglione. L’allestimento degli stand dei partner sull’asse centrale è disorganica e tetra, i box “essenziali” in legno e metallo ricordano i mercatini di provincia.
I bellissimi nuovi prodotti esposti in diversi “collage” nell’area a destra o collocati su banali pedane alte non sono valorizzati.
Dato che per il progetto dello stand – affollatissimo, come sempre- sono stati coinvolti ben due studi di architettura internazionali –Pernilla Ohrstedt di Londra e Jonathan Olivares di Los Angeles– probabilmente è nostro il limite di non avere compreso l’aspetto innovativo di questo stand.
Vitra è sempre stata pioniera, forse si tratta di una nuova tendenza, di un nuovo stile espositivo. Speriamo però che non ci siano troppi emulatori…