I colori della politica.

Gli archetipi cromatici dell’umanita sono tre: il rosso del sangue, il bianco del giorno e il nero della notte. Nel XX secolo questi colori sono stati un potente strumento di propaganda politica: il rosso della sinistra, il bianco dei moderati e il nero della destra.
Colori presenti nell’iconografia dei regimi totalitari del primo ‘900: il nazismo li riuniva (svastica nera in cerchio bianco su sfondo rosso), il fascismo si identificava nel nero, il rosso divenne l’emblema del comunismo.
Il rosso ha oggi esaurito la sua forza in politica, mentre è entrato in economia con l’espressione “conti in rosso”.
Il nero, legato al fascismo, negli ultimi anni rafforzato il suo senso negativo in Italia con il neologismo “in nero”, che indica l’evasione fiscale. Il nero è però il colore delle bandiere anarchiche e di chi si ritiene la “pecora nera” che si differenzia dalla massa.
Il Cristianesimo ha elevato il bianco a simbolo del bene, della purezza, della castità e la Democrazia Cristiana scelse questo colore che già nell’antica Roma era sinonimo di onestà. Ora si associa sprattutto alle “notti bianche” e a città animate tutta la notte.
Negli anni sessanta nasce la bandiera della pace, multicolore e ispirata all’arcobaleno.
La tavolozza della politica del XXI secolo
Nel XXI secolo si afferma una nuova tavolozza della politica in cui le valenze assolute delle ideologie sono sostituite con tonalità meno perentorie che sembrano rispecchiare più strategie di marketing che valori politici.
La gamma del blu è quella che riscontra più preferenze: infonde fiducia e sicurezza (rappresenta per questo organismi internazionali come Onu, Unione Europea, Unicef, ecc). In politica, come in pubblicità, quando si vuole ottenere approvazione, si ricorre a toni che vanno dagli azzurri (PDL) al blu, non a caso simbolo dell’aristocrazia.
Altro colore di attualità è il verde che contraddistingue i movimenti ecolologisti ma in Italia è stato adottato da un partito (Lega Nord) in netto contrasto con le comunità musulmane. Per ironia della sorte un verde simile è da secoli il colore sacro dell’Islam.
Il rosa identifica le “quote rosa” e questa differenziazione di genere ha alimentato un’interpretazione discriminatoria del colore della frivolezza femminile.
Nel 2009 a Roma, in occasione del “No Berlusconi Day” nasce il popolo viola che dai social network, scardina i pregiudizi e le superstizioni associate a questo colore.
L’arancione, già usato dal movimento di protesta in Ucraina nel 2004, ha recentemente assunto in Italia il senso di volontà di cambiamento politico.
Il vero colore di tendenza è grigio, quello degli abiti di grisaglia di Monti che trasmette  sicurezza e solidità. Ma ciò che è grigio è sentito come opprimente e noioso. Culturalmente il grigio è il contraltare del verde; il grigio della città contro il verde della natura, il grigio dell’anzianità contro il verde della giovinezza.

di Massimo Caiazzo
(vice-president of IACC International Association of Colour Consultants)