Massimo Stella, 42 anni, rappresenta l’ingresso della terza generazione in Estel Group dove ha iniziato a lavorare nel 2006.
Dal 2012 ricopre la carica di Sales Director, ma più che il suo ruolo tiene a sottolineare il “lavoro di squadra” portato avanti con impegno e dedizione. Nessun conflitto, quindi con le generazioni precedenti e forse proprio l’equilibrio dinamico e il quotidiano confronto su strategie, comunicazione, persone e prodotti sono tra i motivi del successo di questa azienda, posizionata tra le prime 20 in Europa, che celebra l’80esimo anniversario.
Dalla sua fondazione, quali sono state le tappe principali che secondo te hanno portato Estel tra le prime 20 aziende in Europa? Oggi ripercorreresti lo stesso percorso?
Il momento di svolta coincide certamente con l’ingresso della seconda generazione in azienda avvenuto negli anni ’70, con il susseguente passaggio da azienda artigianale ad industria; un altro momento focale è stato l’ingresso nel mondo dell’arredo ufficio all’inizio degli anni ’80.
Poi, nei primi anni 2000 l’azienda si è evoluta ulteriormente, interiorizzando la cultura del progetto: grazie ad una gamma di prodotti allargata e alla capacità di realizzare soluzioni custom e su misura, richieste ed apprezzate soprattutto dai grandi clienti.
Ogni storia è figlia del suo tempo: il prossimo percorso sarà segnato da una velocità di percorrenza ancora superiore.
Quali sono i valori aziendali che guidano e distinguono Estel in tutto il mondo?
Estel è un’azienda in costante divenire, che osserva e analizza la realtà e le evoluzioni del mercato su scala globale per poter sviluppare le giuste risposte in termini di prodotto. Siamo giunti ad essere leader nel settore degli arredi per uffici in un periodo storico (gli anni 80’ e 90’) assai differente dal contesto odierno: oggi partiamo dall’assunto che l’attuale mondo del lavoro ha subito un cambiamento epocale poiché nelle aziende di ogni dimensione la staticità delle postazioni fisse è stata messa in discussione grazie alla possibilità di lavorare in costante mobilità, con la conseguente necessità di dover adeguare tutti gli spazi di lavoro.
La tecnologia è il motore di questa grande rivoluzione; quindi per consentire ad uno smart worker di ottenere le migliori prestazioni è assolutamente necessario offrire i giusti strumenti, ovvero soluzioni di arredo in grado di facilitare la vita del lavoratore nomade: Estel risponde aumentando l’investimento in Ricerca e Sviluppo per migliorare costantemente il Know-how Tecnico-Organizzativo e la Logistica, con il fine di proporre prodotti sempre più sofisticati in termini di design, materiali ed integrazione tecnologica, ma sempre con molta attenzione alla convenienza.
L’altro aspetto cruciale è certamente quello della progettazione: non ci consideriamo più solo dei “semplici” produttori di mobili ma un’azienda in grado di offrire soluzioni complete per lo space planning degli ambienti di lavoro, grazie alla vastità della nostra gamma e alla capacità e all’esperienza dei nostri progettisti.
Qualità del design e ricerca sono tra i fattori di successo di Estel, in percentuale quante energie e risorse dedicate a questi fattori?
L’avvento di nuove modalità di svolgimento delle attività lavorative ha investito in maniera diretta anche l’attività di progettazione dei luoghi di lavoro, secondo una semplice relazione: se cambia il metodo di lavoro anche l’ambiente in cui questo si svolge deve modificarsi.
La ricerca è da sempre per Estel un elemento strategico: proprio per questo motivo ogni prodotto – sia esso una scrivania, una seduta da ufficio o una parete attrezzata – nasce dopo un attento processo di studio finalizzato alla definizione di un concept. L’obiettivo finale è quello di creare oggetti che garantiscano benessere e funzionalità all’interno dell’’ambiente di lavoro.
In termini di progettazione il nostro approccio pone dunque il lavoratore al centro del processo creativo, con il fine creare arredi che possano accompagnare al meglio le varie attività che si svolgono in un ufficio; proprio per questo gli arredi della nostra gamma Smart Office non sono più categorizzati in maniera “gerarchica” (esecutivo, direzionale…) ma in base alla loro funzione.
Un team di professionisti affiatati e la continua collaborazione con studi di architettura d’interni di primo piano permettono a Estel di essere una delle aziende leader nel settore dello Smart Office, con prodotti unici sia in termini stilistici sia per quanto riguarda la qualità dei materiali.
Estel si è fatta promotrice del “piacere del lavoro agile”, coniando il claim “Italian Smart Office”: tra i vostri clienti quanti in Italia e all’estero abbracciano l’approccio smart working e quanti sono legati a visioni più tradizionali?
E’ innegabile che rispetto agli Stati Uniti, pionieri dello smart working, il nostro paese sia in netto ritardo. Se valutiamo invece i Paesi della UE solo Inghilterra, Germania e paesi scandinavi sono “avanti” in termini di meri numeri.
Il 2016 per l’Italia è stato un anno di svolta: il nostro paese sta cominciando a recepire i possibili vantaggi che lo Smart Working può apportare all’azienda ed al dipendente, anche in virtù del recente decreto legge. Le grandi imprese italiane cavalcano l’onda di questo nuovo modo di lavorare da anni, facendo registrare un aumento del 30% di progetti strutturati di Smart Working, mentre le PMI cominciano gradualmente ad avvicinarsi a questo mondo.
Il cambio di mentalità è forte: i lavoratori oramai sono divenuti flessibili e disposti a “rinunciare” ad abitudini un tempo radicate – come la personalizzazione o la dimensione della propria scrivania – e grazie al cambio generazionale c’è una maggiore predisposizione verso nuove indispensabili tecnologie.
Secondo i dati del Politecnico di Milano sono oltre 300.000 i lavoratori “Smart” in Italia ma, a mio avviso, questo numero è destinato a crescere fortemente con l’arrivo delle nuove generazioni di lavoratori cresciuti a “Pane e Tecnologia”, abituati a stare in continuo movimento e ad essere cittadini del mondo.
Avete arredato alcuni tra i più autorevoli HQ in tutto il mondo, come viene accolta la vostra visione di “Italian Smart Office”? Quali differenze cogli nella cultura del lavoro, nelle esigenze e nei ways of working dei diversi Paesi?
Nei Paesi che lavorano in maniera “smart” da molto più tempo rispetto all’Italia ci si trova a dialogare con stakeholders già formati sulla materia; in altri Paesi invece queste teorie sono ancora semi-sconosciute e provocano curiosità ed interesse.
In base allo stato dell’arte, dunque, cambia nettamente l’approccio commerciale: se, ad esempio, negli Stati Uniti si propongono i nostri prodotti sottolineandone gli aspetti di design e finiture, molto differente sarà l’approccio utilizzato in chiave commerciale nel Far East, dove si punta maggiormente a far conoscere e proporre un più articolato concept.
Questa flessibilità in chiave commerciale è doverosa per aziende della nostra dimensione e riflette la nostra identità: per natura abbiamo la capacità di offrire prodotti seriali su larga scala ma, allo stesso tempo, siamo aperti a piccole declinazioni in termini di misure e finiture poiché sappiamo che nel contesto internazionale gusti e modalità di lavoro possono essere molto differenti.