Il programma Invention in Design del British Council ha l’obiettivo di lanciare alcuni designer d’avanguardia (nel link sotto il pdf del booklet New British Inventors) e creare una piattaforma di dibattito internazionale dedicata alle potenzialità del design per dare forma al futuro. Questo testo scritto da Ria Hawthron, Project Manager di New British Inventors sintetizza il vivace incontro organizzato da British Council che si è svolto presso Base Milano.
In Italia e nel Regno Unito c’è un terreno fertile per la progettazione “inventiva”. I designer stanno sperimentando nuove modalità di pratica interdisciplinare e di collaborazione, facendo tesoro dei progressi nella tecnologia digitale e assumendosi rischi attraverso la ricerca.
Uno degli effetti più significativi dell’invenzione è il potenziale del design nel plasmare il futuro con un impatto sociale positivo in vari settori tra i quali la salute, l’istruzione o l’ambiente. Ci sono molte idee innovative che interessano la progettazione sociale, ma spesso ci sono barriere che impediscono di trasformare queste idee in realtà, e fare la differenza nella vita delle persone.
Dalla progettazione per le ambulanze, ai kit di visita oculistica digitali portatili per i Paesi in via di sviluppo, a un diverso approccio nei confronti della disabilità; queste idee richiedono tempo, denaro e determinazione per poter essere realizzate.
Lo scorso 7 settembre, British Council ha invitato cinque designer inglesi e italiani a confrontarsi in una discussione pubblica moderata da Marco Sammicheli, design curator di Abitare: il noto architetto Hugh Broughton; l’ingegnere e industrial designer Oluwaseyi Sosanya; Annie Warburton direttore creativo presso il Crafts Council, che dalla Gran Bretagna sono venuti a Milano per un dibattito con Enrica Carvazan, co-fondatore dello studio di design Zaven,,e Giorgio Biscaro, direttore creativo di Fontana Arte.
Hugh Broughton, vera fonte di ispirazione, nel suo intervento di apertura ha raccontato la sua esperienza nella progettazione della stazione di ricerca Halley VI in Antartide, situata su una piattaforma di ghiaccio che si muove lentamente in uno degli ambienti più difficili al mondo dove le temperature sono sempre sotto lo zero e raggiungono -55 gradi Celsius in inverno.
Il suo progetto permette all’edificio di essere trainato in una nuova posizione nel caso in cui la piattaforma di ghiaccio diventi instabile e anche di essere alzato sopra a cumuli di neve grazie alle gambe idrauliche. Con questo progetto Broughton ha inoltre notevolmente migliorato l’esperienza delle persone che vivono 6 mesi all’anno isolate, nel buio più totale con la creazione di spazi sociali accoglienti e attraverso l’uso della luce.
Enrica Carvazan ha illustrato approcci progettuali molto contrastanti e sfaccettata, prendendo ispirazione da una miriade di fonti e spesso indagando il rapporto tra arte e design, influenzato dal suo background nelle arti visive.
Assumendo un approccio imprenditoriale innovativo, Zaven ha creato una piccola casa editrice (Edizioni Monos) e Something Good, brand che produce e distribuisce collezioni di un gruppo selezionato di progettisti. Il mantra di Carvazan è “Pratica e il resto seguirà”.
La seconda sessione dell’evento è stata una tavola rotonda incentrata sulla ricerca, l’assunzione di rischi e la collaborazione, temi che tutti i componenti del panel sentivano essere parte integrante del loro lavoro e dei progetti di successo.
Annie Warburton ha spiegato come il Crafts Council fornisce una visione globale e un avvocato per il settore artigianale nel Regno Unito; ha sottolineato inoltre l’importanza fondamentale di commissionare ricerca e dimostrare il valore delle industrie creative facendo pressioni sul governo e altri enti per avere un supporto.
I temi chiave discussi sono stati la maggiore collaborazione tra designer e scienziati, esperti in tecnologie e ricercatori e il modo in cui i progettisti possono trasformare i processi applicati dalle industrie.
Oluwaseyi Sosanya ha portato l’esempio del suo tessitore 3D, sviluppato lavorando a stretto contatto con i tessitori tradizionali per creare una macchina che può tessere in tre dimensioni. Il risultato è stato possibile applicando tecnologie di altri settori.
Gli scienziati pensano invece che la tecnologia dovrebbe essere utilizzata per l’innovazione nel campo aerospaziale o della medicina.
Giorgio Biscaro, sostenitore della multi-disciplinarità, ha spiegato che i progettisti hanno bisogno di competenze al di là della conoscenza tecnica di progettazione. L’invenzione è spesso favorita da un atteggiamento aperto verso i colleghi e ottenendo il sostegno degli altri. Lavorando con un brand di illuminazione tradizionale e rinomato è stato necessario fare opera di persuasione per cercare nuove tecnologie e materiali e introdurre l’efficienza nel processo produttivo.
L’evento ha dato ai partecipanti l’occasione per uno scambio di idee e per riflettere su pratiche diverse di progettazione. E’ stato rassicurante vedere azioni comuni per sfidare lo status quo nella produzione di design, per rivalutare costantemente e aprire il processo progettuale attraverso il desiderio di collaborare con campi diversi.
In effetti, l’ingenuità di un designer che lavora in un settore nuovo è prezioso perchè può portare nuove idee che sono il catalizzatore per l’invenzione e hanno il potenziale per cambiare il mondo intorno a noi.
Testo di Ria Hawthron, New British Inventors Project Manager, British Council.
Didascalie:
Foto in apertura: Sugru, design di Jane ni Dhulchaointingh, è un silicone malleabile brevettato che può essere usato per riparare gli oggetti o per proteggerne le parti più delicate.
Sotto, da sinistra:
Stazione Halley VI in Antartide, design Hugh Broughton Architects.
Prodotto realizzato con macchina per tessitura 3D, design Oluwaseyi Sosanya.
Foto dell’incontro che si è svolto presso Base Milano.