Una pelle di arte: Living Art di Dante Benini, Mosca.

È la più grande arte vivibile al mondo, un progetto da Guinness dei Primati, un “nuovo” modello imprenditoriale ispirato al Rinascimento italiano che vede nel ruolo di Principe il developer Aleksey Dobashin, fondatore di Krost, una delle maggiori società di costruzioni in Russia.
Cinque torri di 140 metri di altezza si trasformano in colossali quadri all’interno dei quali vivere. I colori primari più qualche tocco d’oro rivestono facciate e interni e l’arte diventa tutt’uno con l’architettura nel progetto di Dante Oscar Benini Architetto con il coinvogimento dell’artista Mario Arlati che è risultato vincitore del concorso indetto da Krost per ideare nuove soluzioni che mettessero “l’uomo al centro” dando riconoscibilità e identità al mega complesso residenziale, socialmente e culturalmente impegnato, che sta sorgendo a Pavshino, alle porte di Mosca impiegando 1500 maestranze.
Dante Benini enfatizza l’aspetto dell’utilità sociale dell’arte con un’affermazione di forte impatto comunicativo: “Ho pensato al forte valore, alla dignità legati al possesso della propria abitazione. Ho pensato a un padre che dice con orgoglio al proprio figlio: Là dove vedi quella finestra di colore rosso, il papà ha comprato la nostra casa!”

Uno dei grandi meriti di questo intervento è il prezzo di vendita contenuto delle residenze: 2500 dollari/mq. Prezzo che include anche l’innegabile vantaggio di “possedere” un’opera d’arte di Arlati incorniciata dalla finestra della propria abitazione.
Massima attenzione è stata posta alla qualità dal punto di vista paesaggistico (progetto di land art per il parco di Emanuele Bortolotti, AG&P Studio di Milano) della vivibilità e del benessere degli abitanti che passano soprattutto attraverso l’arte. Le cinque torri sono inserite in un enorme parco (7 ettari di verde su una superficie complessiva di 10 ettari) che vede coinvolti anche artisti russi (Natalja Nikolaevna Opiok e Aleksej Petrovic Parfenov) e architetti di calibro internazionale ( tra cui lo studio olandese Mecanoo e l’inglese John Hopkins).
La presentazione di Living Art si è concentrata soprattutto sul binomio arte=bellezza ed è mancato il tempo di approfondire gli aspetti legati ai sistemi tecnologici e alla eco-sostenibilità del complesso, ma si presume che altrettanta attenzione sia stata dedicata anche alla “bellezza” e vivibilità del nostro Pianeta.