Oggetti gonfiabili, non solo in spiaggia.

D’accordo siamo ancora immersi nell’atmosfera estiva, ma se dico “gonfiabili” non pensate solo a gommoni e salvagenti-papera. Questa icona lieve della pop art continua a dominare la scena nell’arte e nel design, dove ispira anche nuove tipologie di elementi divisori e pareti mobili. Non solo Inflatable Art, è tempo di Inflatable Interior Design.

Nomadico per eccellenza, l’oggetto gonfiabile sta vivendo un nuovo momento di trionfo dopo il successo incontrastato degli anni ’60 quando Andy Wharol, con le sue Silver Clouds, lo consacrava oggetto d’arte e Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi progettavano per Zanotta la poltrona Blow, oggetto culto del furniture design; la “Air Art” non ha mai smesso di coinvolgere artisti di ogni parte del mondo e di affascinare il pubblico.
Ci sono persino siti specializzati come per esempio Inflatabill.com: solo “aria” nell’arte e nel design.
Da tempo i paffuti animali di Jeff Koons o i dissacranti oggetti di Paul McCarthy sono pezzi ultra quotati presenti nelle più prestigiose collezioni d’arte. Già nel 2007 il gigantesco autoritratto nudo di Pawel Althamer ha volteggiato sul cielo di Milano per iniziativa della Fondazione Nicola Trussardi; sempre a Milano, lo scorso ottobre, l’installazione di Tomás Saraceno all’Hangar Bicocca ha entusiasmato i visitatori, pazientemente in fila per ore pur di poter calpestare l’enorme bolla trasparente.
Molto suggestivo anche Breath di Marc Quinn, posizionato di fronte alla Basilica di San Giorgio in occasione della personale dell’artista alla Fondazione Giorgio Cini (in corso fino al 29 settembre) inaugurata in concomitanza con la Biennale d’Arte di Venezia 2013; il corpo di Alison Lapper alto 11 metri è la copia dell’opera presentata all’apertura dei Giochi Paralimpici di Londra.

 

Anche Hong Kong ha reso omaggio all’arte gonfiabile con “Mobile M+: Inflation!”, una sorprendente mostra “nomadica” curata da M+, il nuovo museo dedicato alla cultura visiva di Hong Kong, al West Kowloon Cultural District: l’area di oltre 60mila mq è stata occupata tra aprile e giugno da sei enormi sculture gonfiabili che invitavano il pubblico a interagire. Impossibile non entusiasmarsi di fronte al sacrilego Stonehenge di Jeremy Deller (UK), non sorridere davanti all’irriverente escremento di Paul McCarthy (USA), e non gioire guardando i vitali palloni di Jiakun Architects (China) e le altre opere di Cao Fei (China), Choi Jeong Hwa (South Korea), and Tam Wai Ping (Hong Kong).
Quest’anno, proprio in occasione del centenario dell’Arena di Verona, la geniale regia del gruppo catalano La Fura dels Baus ha sdoganato il gonfiabile anche nel mondo della lirica con le grandi e morbide dune che crescevano sulle gradinate sulle note dell’Aida.
Dalla scenografia all’architettura il passo è breve; se in Cina Jiakun Architects si è cimentato con questo tipo di progettazione a New York esiste il gruppo AKAirways dedicato a quella che definiscono “performance-sculpture” ovvero alla progettazione di sculture, installazioni e ambienti completamente Inflatable.
Nell’interior design made in Italy un valido esempio è offerto da Ibebi, marchio nato dalla creatività dei due fratelli Andrea e Alberto Bebi che propone la serie Air, strutture e partizioni per interni ed esterni, soprattutto per ambienti contract, che delimitano spazi e definiscono territori in modo assolutamente innovativo.

Testo di Renata Sias, direttore di WOW! Webmagazine