Il Salone del Mobile 2016 non prevedeva il Salone Ufficio, ma le iniziative dedicate all’office design non sono mancate, confermando che esistono nuove strade per ripensare il workplace. Quali i segnali più forti? Ironia e senso ludico, ma con concretezza.
Dell’ultima effervescente Milano Design Week, in crescita costante a partire dai numeri record del Salone del Mobile (oltre 372.000 presenze!), abbiamo selezionato eventi e prodotti con affinità al mondo della collettività, del lavoro in senso ampio, perché ormai è chiaro che i nuovi ways of working scardinano i confini tra i settori più disparati.
Dunque non ci ha sorpreso trovare a Eurocucina stimolanti evoluzioni ibride (Coffice di Estel, per esempio) o nuove direzioni per il workplace in “A Joyful Sense at Work”.
Nei padiglioni “moderno” e “design” era evidente come la gran parte delle aziende si rivolga anche al mercato contract e al workplace (Caimi Brevetti, La Palma, Magis, Alias, ecc.).
Segnali di interesse per nuove idee di ambiente di lavoro si notano anche al FuoriSalone (Live Work Design o Tecno, per esempio).
Le proposte più vivaci di ripensamento del workplace arrivano da zona Ventura dove designer e aziende -in particolare olandesi e svedesi- hanno saputo davvero sorprendere e divertire (grande successo per la geniale, ma molto concreta, Boring Collection di Lensvelt e interesse per le originali, ma non utopiche, soluzioni degli studenti dell’Università di Lund).
La parola chiave è proprio il divertimento, il gioco, come più di 25 anni fa aveva anticipato Isao Hosoe con il suo concept Play Office (che poi è diventato anche un libro scritto da noi a 4 mani e una mostra per Domus Academy), l’Energia Comportamentale (citando Hosoe) che può generarsi negli ambienti.
Ufficio non è sinonimo di tedio; si possono progettare workplace che divertano e stimolino, ma i designer e le aziende faticano a entrare in questa logica, forse paralizzati dall’idea di dover vendere grandi numeri (non credo che Castiglioni si fosse posto questo problema disegnando il Mezzadro…).
Non basta aggiungere un biliardino in mezzo a una lunga fila di anonimi bench, per generare il gioco -padre della creatività- è l’office design per primo che deve mettersi in gioco, liberarsi dal vincolo dei grandi numeri e dei grandi mercati e guardare a nuove nicchie, che poi tanto nicchie più non sono…
I coworking e le start-up continuano a crescere, economicamente e numericamente e i Millennials stanno per diventare la nuova generazione di dirigenti, ma queste “nicchie” non comprano i classici arredi di serie perché non si riconoscono in quel tipo di noiosa estetica e di funzionalismo. Hanno voglia di giocare, di divertirsi di ascoltare musica e di stare bene insieme anche mentre lavorano.
Sono saggi. E questa visione è contagiosa. Non dimentichiamolo mentre ripensiamo l’ufficio e in vista del prossimo Workplace 3.0 del 2017.
Editoriale di Renata Sias