Smart Working non è telelavoro: finalmente è chiaro! Smart significa poter fare il lavoro giusto nel luogo più adeguato, dentro e fuori l’ufficio: creare luoghi dove le persone amano lavorare. Anche quest’anno l’appuntamento con l’Osservatorio Smart Working ha riservato interessanti sorprese. E Orgatec 2014 offrirà risposte a molte nuove esigenze emerse.
Oltre 56% delle aziende in Europa applica forme di flessibilità, anche in Italia questa tendenza è considerata rilevante: il 36% sta già attuando iniziative Smart e un altro 20% lo farà prossimamente (anche nella Pubblica Amministrazione!).
Sebbene si parli molto di Smart Working (Lavoro Agile per usare un temine più autarchico), dal punto di vista legislativo poco è concretamente cambiato in Italia nell’ultimo triennio; la proposta di legge è stata depositata alla Camera lo scorso 29 gennaio, ma la parola Flessibilità evoca l’incandescente articolo 18…
Pur accettando l’empowerment tecnologico, la cultura manageriale italiana non è ancora pronta per un’organizzazione basata su nuovi stili di leadership, fiducia, autonomia; la difficoltà di coordinamento resta il punto più critico. Il percorso di “smartificazione” è lungo, complesso e non ci sono scorciatoie perché ognuno deve trovare la sua personale strada.
Le aziende Smart però concordano sui benefici rilevanti –tra cui spiccano: Work-life Balance (71%), Produttività (56%), Motivazione (53%), Benessere Organizzativo (40%)– e confermano che, al contrario di quanto si temeva, anche se il lavoratore è fisicamente assente dall’ufficio (coworking, uffici di prossimità territoriale, casa) il senso di appartenenza aumenta perché l’azienda riesce a trasmettere una Visione e una concreta Cultura della collaborazione e della partecipazione.
I racconti appassionati di chi pensa Smart attuando iniziative politiche in questa direzione (Alessia Mosca e Chiara Bisconti) e delle aziende premiate con gli Smart Working Awards (Provincia Autonoma di Trento, American Express e menzioni speciali a Unicredit e Nestlè) dimostrano chiaramente che la tecnologia non bastano per cambiare una cultura basata sulla presenza e che sulla riprogettazione dello spazio fisico c’è ancora molto da fare.
Anche le imprese Smart oriented, in mancanza di nuovi modelli di riferimento, continuano infatti ad applicare layout tradizionali inadeguati: sale riunioni (85%), open space (78%), uffici singoli (52%).
Ma l’efficiente open space non è la soluzione più efficace; la necessità di concentrazione (47%) e il rumore (13%) restano problemi non ancora superati e cresce la necessità di aree informali e di “cocoon”.
La diversificazione delle attività e modalità di lavoro dello Smart Working richiede altrettanta varietà e flessibilità nelle configurazioni spaziali del workplace.
Editoriale interattivo di Renata Sias, direttore di WOW! Webmagazine.
Nella foto gli ambienti Smart Working nella Unicredit Tower di Milano.
Nota: WOW! è partner dell’Osservatorio Smart Working. A giorni sarà online la sintesi della ricerca 2014 presentata a Milano il 15 ottobre 2014.