“Cercavo una definizione che esprimesse la volatilità, l’agilità e la complessità dell’attuale mercato del lavoro in antitesi alla staticità della burocrazia.” spiega Leonardo Previ, docente di Gestione delle Risorse Umane all’Università Cattolica di Milano e autore del saggio “Zainocrazia” che sarà presto in libreria e in versione e-book anche in inglese. Abbiamo raccolto queste anticipazioni in un incontro organizzato presso la sede di Doxa in occasione della Settimana #lavoroagile a Milano.
Se l’etimologia di Burocrazia (bureau- krátos) esprime il potere dell’ufficio che si affida alle norme e non prevede eccezioni, la Zainocrazia, al contrario, fa riferimento ad altri indispensabili elementi di improvvisazione che si aggiungono a quelli strutturali.
Previ spiega che questa visione ha autorevoli precedenti storici nel 12° secolo: lo scriptorium era stato fino ad allora l’unico luogo, fisicamente chiuso e immobile, dove fosse possibile imparare a leggere e scrivere consultando pesantissimi manoscritti in pergamena; però, grazie all’invenzione della carta, il libro assume una nuova forma di piccole dimensioni e nasce la figura del Chierico Vagante – prototipo dello Zainocrate- che contribuisce fortemente all’accelerazione della diffusione e del sapere.
In estrema sintesi la Zainocrazia si basa su alcuni principi chiave:
Mobilità, Leggerezza, Miniaturizzazione, Prontezza, Esplorazione, Convivialità.
Non per tutti la condizione della Mobilità è una libera scelta; in un momento in cui tutto ciò che si può automatizzare viene automatizzato, l’idea di mobilità professionale è però l’unica che può consentire di accedere a lavori diversi.
Su Leggerezza e Miniaturizzazione, in particolare delle tecnologie, molto è già stato detto e scritto.
La Convivialità è un elemento che imprese più avvedute stanno già recuperando; la ormai obsoleta “pausa caffè” normata dai sindacati ora è sostituita da pause di “ozio produttivo” accolte in ambienti lounge e break area che invitano agli incontri informali.
Prontezza è un concetto insito nella cultura Millenials, forse più difficile da comprendere per le generazioni precedenti con una visione diversa di Professionalità: significa imparare un lavoro utilizzando determinati software ed essere in grado di cambiare modo di lavorare con la stessa prontezza e velocità con cui cambiano software.
Il termine Esplorazione evoca viaggi in Paesi lontani e scoperte di culture diverse, ma si possono esplorare con la stessa curiosità anche scrivanie, uffici e le modalità lavorative dei colleghi e questo tipo di esplorazione che genera valore dimostra che la Zainocrazia può anche concretizzarsi all’interno delle aziende e non solo oltre i confini dell’ufficio.
Previ sottolinea poi la differenza sostanziale tra Complicazione e Complessità:
“La teoria della complessità spiega che non esiste linearità tra causa ed effetto né è certo che quello che ha funzionato in passato possa andare bene anche in futuro. E’ evidente che in un mondo complicato ottengo l’ordine attraverso la gerarchia, la disciplina e l’attribuzione di “etichette” precise.
La complessità invece non si può governare, al massimo si può presidiare.- continua Previ- Oggi viviamo in un mondo complesso dove le imprese hanno già iniziato a produrre valore attraverso le macchine, e lo Zainocrate fa unica cosa che la macchina non può fare: improvvisa!
Improvvisa soluzioni creative che le macchine non sanno generare ed è quindi indispensabile un’organizzazione pronta e sollecita ad accogliere la creatività degli umani, che sappia auto-organizzarsi dal basso all’alto.”
Che cosa porta con sé il perfetto Zainocrate?
Il primo elemento è il Vuoto, lo spazio per poter contenere cose che non si era pensato potessero esserci d’aiuto, sarà la capacità di improvvisazione dello Zainocrate a suggerirgli che cosa mettere di volta in volta nello zaino e che cosa utilizzare.
Naturalmente non mancherà un tablet o uno strumento elettronico di piccole dimensioni connesso alla rete, ma affiancato a strumenti tradizionali di scrittura manuale come un taccuino e una matita.
Altri oggetti indispensabili sono un carnet di biglietti per i mezzi pubblici il più eterogeneo possibile che gli permettano di spostarsi e dare un contributo all’economia della condivisione (condividere conoscenza è una “missione” per lo zainocrate).
Un metro pieghevole per misurare tutto ciò che è misurabile anche se le cose che davvero contano non si possono quantizzare.
Infine una scatola nera, simbolo dei primi cibernetici, che esprime l’impossibilità di istituire relazioni completamente trasparenti con i nostri interlocutori: essere consapevoli che siamo “macchine” che generano equivoci ci permette di affrontarli e di risolverli più facilmente.
Il saggio di Previ si conclude con un quiz che permette di misurare se le proprie attitudini sono più zainocratiche o burocratiche.
Con la precisazione che il male o il bene non stanno né da una parte né dall’altra. Piuttosto è importante capire in quale misura la nostra azienda ha bisogno dell’una o dell’altra.
Solo se alla nostra organizzazione servono soluzioni impreviste la Zainocrazia può essere la soluzione adatta.
(Nella foto in apertura Zaino Nava modello Dotcom)