Si è spento lo scorso 9 Marzo, all’età di 89 anni, l’architetto e ingegnere Frei Otto, a pochi giorni dalla consegna del Pritzker Prize 2015 a lui assegnato. Un punto esclamativo alla fine di una eccezionale esistenza e carriera, una grande parabola artistica che ha come uno dei più begli esempi i quattro padiglioni produttivi per Wilkhahn a Bad Münder, inaugurati nel 1988.
“A Wilkhahn, non verranno posti due mattoni uno sopra l’altro finché non saremo sicuri che ogni costruzione prenderà in eguale considerazione aspetti ecologici, economici, estetici e umani”. Questa era l’idea originaria dell’imprenditore Fritz Hahne che Frei Otto trasformò in 4 padiglioni coperti ognuno da un luminoso tendone sostenuto da travi di legno sospese. La forma deriva da una struttura organica, modellata armoniosamente con il paesaggio, mentre l’interno fornisce uno spazio produttivo e una rilassata atmosfera di lavoro.
I padiglioni Wilkhahn, che hanno ricevuto negli anni numerosi premi, sono fin dalla fine degli anni ‘80 un modello di eccellenza di architettura industriale orientata all’uomo.
“Il lavoro per Frei Otto era molto di più che semplice ricerca e costruzione. Riguardava, infatti, l’esistenza stessa e l’opportunità di fornire elementi per una vita e un lavoro decente. Ricercava i suoi modelli nella natura, e li ha trovati. Questo forse ha reso la sua architettura così eccezionale e allo stesso tempo così naturale, portandolo vicino ai nostri valori”, questo è il ricordo della Wilkhahn.
Tra i lavori più importanti di Frei Otto sono da ricordare il Padiglione della Germania Ovest all’Expo di Montreal (1967), il tetto dello Stadio Olimpico di Monaco di Baviera (1972), il Tuwaiq Palace in Arabia Saudita con Buro Happold (1985) e per l’ Expo 2000 di Hannover la copertura del Padiglione del Giappone, in collaborazione con Shigeru Ban, e quella del Padiglione del Venezuela, che si apriva come una corolla di un fiore.
Testo di Gabriele Masi.