
Per affrontare l’economia globale le aziende devono saper gestire la complessità, adottare una “organizzazione liquida” ed essere aperte al cambiamento, essere “open” lo spiega Paolo Bruttini, coautore del libro “Coaching: come trasformare individui e organizzazioni”. E quando il modello di leadership diventa aperto, condiviso e responsabilizzante le aziende sono più stimolanti, produttive e … non hanno bisogno di capi.
In una società liquida, anche l’organizzazione aziendale deve cambiare; l’idea di comando e controllo va sostituita da una leadership orizzontale che trasforma il dirigente in un coach perché non esistono più ruoli ben definiti e l’obiettivo è quello di offrire alle persone la possibilità di auto-organizzarsi e prendere decisioni in modo “agile” e “aperto”, open appunto.
“L’imperativo nell’azienda ispirata dal modello openness non può più essere to organize, ma deve diventare organizing”. Così esordisce Paolo Bruttini, uno degli autori , durante la presentazione del libro “Coaching: come trasformare individui e organizzazioni” (a cura di Paolo Bruttini e Barbara Senerchia, edito da Wolters Kluwer) che si è tenuta presso la nuova sede di Coca Cola.
Coaching per la openness significa innanzitutto andare oltre la logica del controllo in azienda, ma ci sono altri tre fattori importanti che caratterizzano le aziende che adottano questa logica:
il concetto di comunità (intesa sia come comunità di soggetti all’interno, sia come comunità verso il mondo esterno);
la capacità di ingaggiare, coinvolgere, ispirare; lasciare alle persone la possibilità di aprire nuove strade e di andare oltre attraverso l’esplorazione;
l’autenticità, l’etica, la trasparenza, l’accessibilità e la presenza di leader che non sono ego-riferiti, ma sviluppano pratiche di ascolto verso collaboratori.
Spesso si sente rivolgere la domanda: “In che modo si possono motivare i dipendenti?” L’approccio coaching dimostra che si deve partire da un altro punto di vista perché le persone sono istintivamente e naturalmente motivate, quindi la domanda da porsi è: “Che cosa devo fare per no togliere l’entusiasmo alle persone?”
“Riuscire a spostare l’attenzione su di sé e rivolgerla verso l’altro è probabilmente uno dei passaggi più complessi e difficili -come spiega la coautrice Barbara Senerchia– lasciare lo spazio all’altro e applicare un pensiero creativo out of the box per cercare soluzioni alternative sono i punti fondamentali del coaching”.
La sede scelta per la presentazione non è casuale: Coca Cola Italia -uno degli 11 case study eccellenti raccontati nel libro- ha infatti iniziato dal 2008 il processo di coaching “per scoprire i talenti delle persone -come spiega Paola Parini, Responsabile Formazione Coca-Cola HBC- perché ognuno fosse in grado di cercare il benessere per sé, mentre cerca quello dell’organizzazione”.
Coerentemente con questa visione organizzativa anche il nuovo headquarters di Coca Cola Italia, progettato da DEGW, è trasparente, motivante, completamente open-space e rappresenta uno degli esempi più interessanti di smart office.
Emiliano Maria Cappuccitti, HR Director Coca-Cola HBC Italia, racconta la sua sensazione dopo in trasferimento nei nuovi uffici open space “Dopo avere lavorato per anni in un ufficio chiuso, provo talvolta disagio per la mancanza di privacy, ma per i collaboratori è un grande vantaggio, perché possono interagire senza dover chiedere permesso”.
Una riflessione che esprime con grande chiarezza il ruolo importante che anche lo spazio fisico può assumere per facilitare l’adozione di modelli organizzativi openness.
Nella foto in basso il ristorante aziendale al 7° piano della nuova sede di Coca Cola, progettata da DEGW, dove si è svolta la presentazione del libro.