
Atmosfera conviviale ed esperienze professionali di alto livello hanno caratterizzato il secondo Learn & Lunch sul tema del comfort acustico nel workplace, organizzato negli uffici dell’esperto ing Ezio Rendina, fondatore di V.I.V.A. Consulting.
Una condivisione di esperienze che ha sollevato quesiti e suggerito input costruttivi, mentre l’ingegnere acustico, rispondendo alle principali problematiche sollevate, ha offerto approcci e soluzioni estremamente innovativi.
Quanto è importante il comfort acustico nel workplace? Quali sono le principali fonti di disturbo nel tuo ambiente di lavoro? Quali soluzioni hai adottato?
Anche questo Learn & Lunch parte dalla propria esperienza personale, dall’esperienza soggettiva di ciascuno dei professionisti uniti intorno al desco, scrivendo appunti e risposte sulla “tovaglia-lavagna”.
Tutti ne confermano l’importanza, ma quasi la totalità dei presenti ammette di non essere soddisfatto del livello di comfort acustico del proprio ufficio dove, per la maggioranza dei casi si lavora in open space.
Non sorprende quindi che le fonti principali di disturbo siano le stesse lamentate anche dai committenti per i quali si progetta la stessa tipologia di uffici a spazio aperto.
Una tipologia che garantisce la flessibilità, l’ottimizzazione dello spazio e quindi un grande risparmio… ma considerato che il costo principale di un’azienda – quasi 90%- è costituito dal personale il risparmio è solo apparente se – come dimostrano diversi studi- il cervello sottoposto a rumore entra in difficoltà di concentrazione con un calo di performance e sono necessari 23 minuti per riprendere la concentrazione che si è persa a causa di un rumore o di altri fattori esterni.

Le principali cause di discomfort acustico.
Le telefonate sono le principali “colpevoli”, o meglio il “disturbo da conversazione”, il tono di voce troppo alto che si adotta parlando in un ambiente di lavoro condiviso con altri.
Il brusio di chi lavora intorno invece non è fastidioso, anzi è percepito come segno di attività e quindi stimolante.
I rimedi?
Innanzitutto tentare la strada dell’educazione al cambiare abitudini, ma la cultura mediterranea sembra proprio refrattaria al parlare a voce bassa e per qualcuno è quasi istintivo urlare…
Le soluzioni tradizionali sono l’isolamento, per delimitare i locali dove il rumore non deve arrivare e l’assorbimento, per evitare il riverbero acustico.
Dato che il privilegio di permettersi un ufficio chiuso individuale è appannaggio di pochi, per attenuare i rumori dell’ambiente qualcuno propone cuffie acustiche per ascoltare musica, altri musica in sottofondo per generare un piacevole rumore di fondo.
Su questi aspetti i punti di vista sono discordi.
Qualcuno trova controindicato l’uso delle cuffie in un ambiente dove si deve invece collaborare, soprattutto se si tratta di un lavoro creativo.
Qualcuno sostiene che anche la musica stessa sia fonte di distrazione, anche se diffusa come sottofondo.
Quindi si arriva alla conclusione che l’uso di cuffie dovrebbe essere limitato a attività individuali e ripetitive che dalla musica possono trarre energia e contrastare la monotonia.
La fonoassorbenza sembra essere il passepartout per ogni problematica acustica anche per gli stessi progettisti che spesso si rivolgono direttamente alle aziende fornitrici di pannelli fonoassorbenti per ottenere gratuitamente anche il “progetto acustico”.

Progettare il tempo di riverbero.
Illuminante su questi primi temi trattati è il punto di vista dell’ing Rendina che, da tecnico esperto quale è, sposta la prospettiva dai punti di vista soggettivi alle evidenze oggettive della scienza.
Mentre progettando una sala riunioni o una conference room è necessario ottenere la massima intelligibilità del parlato, in open space, conferma Rendina, l’intelligibilità della parola è tra le principali cause, ma non l’unica, di discomfort (si pensi per esempio al rumore prodotto dagli impianti).
Non è tanto il volume alto della voce, quanto il contenuto della conversazione a disturbare perchè il cervello si “sintonizza” automaticamente su determinate parole di nostro interesse. In realtà anche la musica è un “fattore di distrazione”.
Quello che in realtà manca nell’affrontare il tema dell’acustica è la visione sistemica. Il venditore di pannelli, interessato a vendere i suoi prodotti, difficilmente ammetterà che questa soluzione non può essere risolutiva perchè, per quanti pannelli fonoassorbenti si aggiungano, al massimo potrò ottenere un abbassamento di 3-6 dB.
Dunque il compito dell’ingegnere acustico è quello di studiare il funzionamento dell ambiente, la forma della sala e ragionare sulle curve di assorbimento perchè ogni locale ha la sua curva ottimale di fonoassorbimento.
Prima di abbassare di default il riverbero su tutte le frequenze, occorre capire quanto ciascuna di esse è rilevate all’interno dell’ambiente in studio.
Può sorprendere scoprire che talvolta i risultati sono di gran lunga superiori aumentando il tempo di riverbero sulle frequenze del parlato.
In tal modo si viene a creare quel brusio che non disturba, senza riuscire a percepire le parole che risvegliano la corteccia cerebrale e quindi generano fastidio e calo di concentrazione.
In risposta a una domanda, Ezio Rendina spiega che non si ottiene lo stesso effetto con la musica di sottofondo perché immettendo pressione sonora le persone automaticamente alzano la voce.
La stessa cosa vale anche per tecnologie sound masking o per rumori “naturali” come quello dell’acqua che scorre.
Affermazione questa, che non trova accordo unanime: Daniele Andriolo, per esempio, cita alcuni studi e il sistema Habitat Sundscaping di Plantronics con l’esperienza positiva delle cascate d’acqua introdotte negli sedi dell’azienda.
In altri termini all’ingegneria acustica possono contrapporsi le neuroscience e l’impatto positivo della biofilia e degli elementi ispirati alla natura sul benessere dei dipendenti.

Altre soluzioni “architettoniche”.
Il progetto acustico va previsto a monte e integrato nel progetto architettonico, non concepito alla fine come correttore di errori evidenti.
Inoltre utilizzare controsoffitti e pavimentazioni tessili (talvolta però non accettate dai committenti) ad alto potere fonoassorbente e anche progettare ambienti più elastici, con isole per la concentrazione e isole per la condivisione o utilizzare phone booth e office pod , dove le persone si possano spostare per telefonare o parlare..anche se nei fatti difficilmente le persone amano muoversi.
Queste soluzioni hanno però un impatto significativo sul budget che a volte è davvero ridotto all’osso e non lascia margini per un progetto acustico e soluzioni mirate e adeguate.
Ovviamente la situazione è diversa per i workplace di categorie specifiche –studi legali, finanza, ecc- dove concentrazione e riservatezza sono indispensabili e di conseguenza anche i budget sono adeguati.

Concorda Giuseppe Tortato cui non piace l’idea di aggiungere pannelli per tamponare un progetto non corretto e preferisce invece prevedere l’acustica in fase progettuale.
Il committente però, pur avendo consapevolezza dell’importanza del comfort acustico, anche in ambienti dove questa è strategica, preferisce comperare il tavolo di design anziché spendere per il progetto acustico.
Per ovviare al problema reale della mancanza di budget suggerisce di materiali edili che integrano diverse funzioni contemporaneamente e talvolta costano poco, per esempio pannelli – che sembrano cemento, legati con fibra di legno- che non si devono verniciare e hanno buone performance acustiche e termiche.
Il ruolo di chi progetta l’architettura è in ogni caso fondamentale perchè con la sua cultura di base può prevedere i problemi che si presenteranno e cercare in anticipo le soluzioni. Deve anche esserci un racconto con il cliente per far crescere la sua consapevolezza e la sensibilità al problema acustico.
Si torna al tema dell’office pod come “soluzione acustica” sempre più adottata negli ultimi anni, anche se con costi talvolta troppo alti rispetto al budget.
Il diffrattore sonoro.
Marco Predari, toccato da questa affermazione, spiega però che esistono anche soluzioni di office pod molto più economiche senza chiusura superiore che, proprio grazie a un’invenzione dell’ing Rendina – il diffrattore sonoro– permettono di ottenere ottimi risultati acustici.
Incuriositi, i presenti chiedono: che cosa è e come funziona il diffrattore sonoro?
Ezio Rendina spiega che l’idea è nata dalle barriere stradali antirumore utilizzate in Giappone negli anni ’70. In estrema sintesi, la soluzione adottata sfrutta il principio secondo il quale la pressione sonora si accumula lungo la parete fonoriflettente del’Office Pod e la risale.
Una volta arrivata alla sommità, la pressione è bloccata dal diffrattore, ovvero una sorta di cornicione esteticamente gradevole nel quale sono alloggiati anche corpi illuminanti.
Il diffrattore, disegnato per ottenere il miglior rapporto efficacia/dimensione, ha una geometria e dei materiali acusticamente attivi ben definiti, che riducono lo scavalcamento dell’onda sonora alle pareti dell’Office Pod aperto.
Da prove effettuate sul medesimo Pod con e senza diffrattore si è ottenuto un guadagno di ben +5 dB sull’incremento dell’isolamento acustico prodotto da questa soluzione: in sostanza anche un Office Pod senza copertura, quindi aperto in alto, è più isolato verso l’esterno di 5 dB se monta il diffrattore sonoro.
Domande e risposte proseguono fino alla conclusione del lunch e suggeriscono che, fuori dalle banalità, ancora tanti aspetti dell’acustica meritano di essere affrontati e aspettano soluzioni inedite.
Come è evidente, occorre però uscire dalle logiche correnti e affidarsi a professionisti che adottino approcci innovativi.
Report a cura di Renata Sias
Ringraziamo l’ing Ezio Rendina e i professionisti che hanno preso parte al Learn & Lunch Acustica #2:
dr.Daniele Andriolo, Facilities + Project manager
ing Alberto Ariatta, Ariatta
ing Cecilia Bottaro, Design International
arch Lucilla Magliulo, LMA Design Network
arch Marco Predari, Universal Selecta
arch Marina Rigolone
arch André Straja, GAS Studio
arch Giuseppe Tortato, Studio Architettura Tortato
ing Francesca Vagliani, Covivio
Didascalie
Nelle foto Universal Selecta: il diffrattore sonoro progettato da V.I.V.A. Consulting e applicato sull’office pod Chakra.
Nel video: Test acustici effettuati in vari luoghi con differenti tempi di riverbero (courtesy Caimi Brevetti).