
Il progetto di DAP Studio per la sede di GFT Italia a Milano è la concretizzazione di un paradosso: il workplace di questa multinazionale che opera nell’immaterialità dell’Information Technology recupera infatti i valori spaziali e sociali della città, la più complessa e materiale creazione dell’uomo. Così, anziché escludere dal luogo di lavoro la vita urbana, la si integra nel paradigma dell’esperienza lavorativa.
“Abbiamo immaginato un luogo dove relazioni umane e conoscenze si muovano lungo strade e piazze, dove ci si possa appartare per discutere in salotti accoglienti oppure scambiare opinioni di fronte ad un lungo tavolo da pranzo. Così l’open space dell’ordinario palazzo per uffici diventa un nuovo paesaggio urbano, teatro di un nuovo modo di intendere il lavoro” spiegano Elena Sacco e Paolo Danelli di DAP Studio.
L’organizzazione non gerarchica dell’azienda si traduce in una fluidità spaziale capace di stimolare le relazioni interpersonali e la condivisione di informazioni generando 1500 mq di uffici liberi sia dall’omologazione dell’open space che dall’anonimato dell’ufficio tradizionale.
L’ingresso disegna una soglia labile tra spazio esterno e spazi di lavoro introducendo con ironia alcuni segni tipici del paradigma urbano in scala ridotta.
I percorsi si articolano intorno a questo corpo centrale: se la sezione suggerisce l’archetipo della casa, il volume allungato è l’evocazione della “fabrica”, luogo per antonomasia della produzione. Un’architettura in miniatura con tetto a falda e superfici giocosamente forate che tendono al dinamismo e alla “smaterializzazione”.
La “casa” enfatizza ovviamente l’ibridazione tra ufficio e spazio domestico e si propone come ospitale e vivace luogo di incontro e scambio di idee, caldo e molto materico all’interno.
La dualità tra matericità e smaterializzazione è un elemento ricorrente nell’ambiente che spicca nei rivestimenti in cemento contrapposti alle ampie superfici vetrate delle meeting room e nel candido minimalismo delle workstation (touch-down e condivise) che fa da contrappunto al legno di rovere dei serramenti e di alcuni arredi.
Il luogo del lavoro diventa percettivamente stimolante e offre un’inedita e costantemente mutevole esperienza spaziale.
Foto di Barbara Corsico