Lo scenario che emerge dalla ricerca svolta da SDA Bocconi, in occasione della Giornata del Lavoro Agile del Comune di Milano, conferma che sarebbe miope da parte delle aziende non valutare la possibilità di adottare nuove modalità lavorative “agili”, fermo restando la necessità di un radicale cambio culturale: passare dal valutare la presenza del lavoratore al valutare il raggiungimento dei risultati; responsabilizzare le persone e lavorare sulla creazione di relazioni di fiducia.
I benefici per l’impresa
Dall’analisi che ho condotto su aziende (soprattutto inglesi e americane) che da anni utilizzano il lavoro agile emerge innanzitutto un beneficio economico: il lavoro agile infatti presuppone un cambiamento degli spazi e non implica una scrivania per ogni dipendente. Meno spazi significa meno costi per l’azienda: mediamente il risparmio si aggira sul 20% dei costi aziendali tant’è che molte aziende dichiarano di essere riuscite a superare la crisi economica degli ultimi anni, proprio grazie al lavoro agile. Non solo: lavoro agile significa anche abbassamento del turn over, minori tassi di assenteismo, minori assenze per malattia; alcune aziende registrano un aumento del 15% dei propri profitti.
I benefici per i lavoratori
Una maggiore autonomia e controllo nella gestione del proprio lavoro sono elementi che riducono lo stress in maniera evidente. Chi utilizza forme di flessibilità lavorativa, soffre meno l’interferenza del lavoro sulla loro vita privata, è mediamente più soddisfatto e anche maggiormente motivato a produrre.
Resistenze e vincoli
Tutto questo contrasta con uno stile manageriale diffusosoprattutto nelle imprese in Italia poco incline alla delega, molto orientato al controllo e alla possibilità di avere “a portata di mano” i propri collaboratori per qualsiasi evenienza. La resistenza maggiore è ascrivibile al valore molto forte dato al presenzialismo: c’è l’idea che si è produttivi solo stando fisicamente in ufficio e per tante ore. Nel libro “La flessibilità paga” edito da Egea io e la collega Simona Cuomo abbiamo pubblicato i risultati condotti da una ricerca fatta in SDA Bocconi nel 2012 dove è evidente che chi usufruisce di forme di flessibilità viene penalizzato nella sua valutazione della prestazione fatta dal capo e quindi nello sviluppo di carriera. Per adottare il lavoro agile occorre invece lavorare sull’idea e su tecnologie che consentono alla persone di essere produttive indipendentemente dal luogo in cui si lavora.
Le tendenze in atto
Diversi sono gli elementi che portano oggi le imprese a lavorare sulla flessibilità spazio temporale in modo incisivo (non solo part time o fascia oraria di flex in entrata e uscita):
le potenzialità della tecnologia che consentono una connessione ovunque ci si trovi;
la necessità di risparmiare sui costi aziendali; l’attenzione crescente verso i temi della responsabilità sociale (abbassamento dei consumi con impatti significativi sull’ambiente); i bisogni e le esigenze delle nuove generazioni “digitali” di lavoratori: i giovani esprimono la necessità di bilanciare la vita professionale con quella personale (work-life balance).
Testo di Adele Mapelli, docente SDA Bocconi ed esperta di diversity management.