Jean Nouvel in video: accelerare la mutazione, lottare la clonazione.

L’intervento di Jean Nouvel in occasione della conferenza stampa de I Saloni (9-14 aprile) è incisivo e mirato. Raccontando l’installazione “ Ufficio da abitare” che vedremo al Salone Ufficio (1200mq all’interno dei padiglioni 22-24) anticipa due concetti forti: accelerare i principi di mutazione e lottare contro la clonazione.

Il breve video di 3 minuti sintetizza i punti forti del suo speech:

“La peggiore cosa che può succedere progettando un ufficio è non sapere per chi sia, come se tutti dovessero rispondere alle stesse norme; “il mondo dell’ufficio è condannato a questo!”

L’allestimento di Nouvel per Salone Ufficio proporrà situazioni “ambigue” di workspace, arredi per l’ufficio e per la casa “impilati” in modo inusuale, proprio come succede in una città dove architetture diverse di affiancano e si sovrappongono; un mélange di mobili per esprimere la libertà di realizzare un proprio territorio.

Nouvel immagina l’ufficio come un’espressione individuale che si traduce in una occupazione vitale, in una “colonizzazione” degli spazi.

L’architettura e gli ambienti interni sono in trasformazione e l’architetto ha il compito di assecondarla e accelerarla.

“Progetto: ufficio da abitare” presenta alcune situazioni di lavoro in pieno contrasto con la segregazione urbana e la clonazione funzionale. Il ruolo dell’architetto – usando le parole di Jean Nouvel – è quello di interpretare le mutazioni tecniche, culturali e sociali contemporanee e proporre un linguaggio poetico, un progetto di libertà.

Al centro di SaloneUfficio un monolito, tanto misterioso quanto invitante con i suoi quattro videoritratti dove un regista, un filosofo, un artista e uno scrittore esprimono i loro interrogativi e punti di vista sul mondo del lavoro. L’evento prosegue con un percorso libero dove scoprire cinque inedite situazioni di lavoro che evidenziano come il modo di lavorare di oggi sia già superato. Un appartamento classico ristrutturato interamente come luogo di lavoro e arredato in chiave ultra moderna è la prima “scena”: lo spazio è a misura d’uomo, ogni stanza è unica, gli uffici risultano più umani e piacevoli rispetto a quelli ripetitivi e standardizzati. È la strategia del “cocooning”, ricreare il proprio nido anche nel luogo di lavoro per sentirsi rassicurati.

Seconda ambientazione, una serie di uffici contigui disposti in maniera razionale e strutturata, ma caratterizzati da un razionalismo generoso. Pareti scorrevoli, porte pieghevoli, luce e intimità dosate e regolate mediante l’uso di persiane, accessori che possono essere appesi o rimossi dalle pareti a piacere: l’ambiente di lavoro si chiude o si apre sugli uffici adiacenti a seconda delle esigenze e dei desideri.

A seguire: le potenzialità di un capannone, riconvertito in ufficio, per ottimizzarne il potenziale spaziale e una rappresentazione delle interazioni obbligatorie tra spazio domestico e di lavoro, riflesso della sempre più consolidata abitudine di lavorare da casa.

L’eterogeneità è la chiave dell’ultimo scenario: piani e scaffali da accatastare e impilare, si è tentati di scalarli, di sistemarsi su di essi per lavorare in modo diverso. Un “paesaggio” si forma come una sagoma di città. L’eterogeneità contamina anche i materiali, dall’alluminio al legno, cuoio e plexiglas e accoglie altri mobili, altre estetiche.

Spazi senza regole tradizionali, quindi, dove in primo piano viene messo il piacere di lavorare, dove ognuno compone il proprio spazio secondo le proprie esigenze, dove vivono giochi di luci e riflessi. Luce alla quale viene dedicato un laboratorio, un progetto teorico in cui gestire la propria luce e l’intensità luminosa, in antitesi con l’illuminazione standardizzata degli uffici di oggi. L’evento prevede anche una piccola antologia di arredi e architetture di grandi architetti, un modo di rendere omaggio ai maestri di Jean Nouvel, e una vip lounge dove sono stati invitati quattro importanti designer, amici dell’architetto: Ron Arad, Michele De Lucchi, Marc Newson e Philippe Starck.