“La felicità professionale è sfuggente, ma è possibile raggiungerla se si sa dove guardare” questo sostiene Anne Kreamer nel suo articolo pubblicato su Fast Company, dove individua le variabili che influenzano il benessere e offre esempi e suggerimenti per creare felicità sul lavoro. La sua formula, che prende spunto dal libro The Happiness Mith di Jennifer Michael Hecht, identifica tre diverse tipologie di felicità.
La Felicità del Buon Giorno: ovvero la consapevolezza delle piccole condizioni fortunate della propria vita quotidiana (ho avuto un incontro produttivo, ho sbrigato una serie di incombenze, posso trovare il tempo per assistere al concerto di mio figlio…) che possono avere effetti positivi misurabili.
La Felicità della Buona Vita: implica la consapevolezza che si sta contribuendo alla qualità della vita della propria famiglia e si riferisce alle condizioni sulle quali abbiamo un certo controllo come il luogo in cui si lavora e al tipo di lavoro che facciamo (ovviamente non significa essere felici per tutta la durata della vita, ma prevede inevitabili e costruttivi momenti di rabbia o di infelicità).
La Felicità di Picco: è il tipo più trascendente e raro nella vita di tutti i giorni, soprattutto nel posto di lavoro e man mano che si invecchia. Ed è strettamente collegato alle cose che scegliamo di fare. È l’euforia che sperimentiamo dopo un rapporto sessuale eccezionale e sul lavoro è generato dalla creazione di qualcosa di eccezionale (il progetto di una sedia ergonomica innovativa oppure la scoperta di un nuovo modo di distruggere i virus). In breve la Felicità di Picco in ambito lavorativo è generata da alcuni aspetti del processo creativo.
Anne Kreamer cita aneddoti di “vera felicità” generati dalla Connessione Creativa: Tom Harbeck, oggi Senior Vice President per la strategia e marketing di OTX sostiene che ci sono stati nella sua carriera, solo pochi casi di vera felicità, dove è sentito in armonia con ciò che la sua azienda aveva fatto e stava facendo: un team di persone sulla stessa lunghezza d’onda, visioni ampie e l’obiettivo condiviso di raggiungere obiettivi e concretizzare la mission. Una felicità vera che sembra essere generata dall’esperienza collettiva, che deriva dal faccia a faccia e dal giorno per giorno, dalla connessione sociale con altre persone seriamente impegnate e con la stessa visione. Forse la formula della felicità è questa.