“E’ nostro dovere coprire di piante ogni superficie possibile e trasformare le città in giungle urbane; dobbiamo imparare a utilizzare non solo quello che le piante ci possono offrire, ma anche quello che ci possono insegnare” questo l’appello dello scienziato Stefano Mancuso, esperto in neurobiologia vegetale, sostenitore dell’intelligenza delle piante e curatore de La Nazione delle Piante, la nazione più estesa, considerando i 3000 miliardi di piante al mondo. Alla quale, non a caso, è stato dedicato il padiglione più grande della XXII Triennale di Milano: Broken Nature.
La felicità dell’uomo – e la sua stessa sopravvivenza- è strettamente legata alle piante e non solo perché si nutrono dell’anidride carbonica che noi produciamo.
Sulla Terra, le piante rappresentano l’85% della biomassa e tutti gli esseri animali solo lo 0,03%… dobbiamo riflettere su questi dati per evitare un futuro catastrofico.
Il tema del verde e della forestazione sta particolarmente a cuore alla XXII Triennale curata dalla brava Paola Antonelli.
Perchè siamo ciechi alle piante? Con questa domanda si l’esposizione divulgativa sul mondo vegetale, suddivisa in 5 capitoli, che svela scenari sorprendenti e sconosciuti ai più. Assolutamente da visitare.
Se nell’immagine in alto, alle spalle di Stefano Mancuso, vedi solo una tigre nella giungla, anche tu sei “Cieco alle piante” come il 90% delle persone.
Per secoli il regno animale è stato a torto ritenuto superiore al regno vegetale, al contrario questa mostra presenta le prove di una “intelligenza” delle piante e ci invita a un cambio radicale di prospettiva: ci invita a imparare dai vegetali.
L’allestimento evidenza che le piante esistevano sulla Terra da molto prima dell’uomo, che si sono meglio adattate e probabilmente sopravvivranno alla nostra specie perché evolvendo hanno attuato soluzioni efficienti e non predatorie nei confronti dell’ecosistema.
Le piante sanno utilizzare nel modo migliore la luce solare e studi recenti, visibili nei video in time lapse, dimostrano anche che le piante sono dotate di “sensi”, memorizzano e comunicano tra loro, “riconoscono” i suoni e il rumore dell’acqua (intorno a 200 Hz): possono quindi essere considerati organismi intelligenti.
L “appello alle nazioni” che chiede di modificare i comportamenti per evitare conseguenze irreparabili conclude la mostra, sponsorizzata da Lavazza (azienda attenta alla tematica ambientale che con il progetto Tierra sta ripiantando migliaia di piante caffè distrutte dalle condizioni climatiche).
Unica nota deludente è l’eccessiva spettacolarità dell’allestimento, firmato dall’onnipresente Marco Balich (che segnato con un altro discutibile Albero -della Vita- l’area Expo). Gli inutili giochi di specchi, luci e suoni da luna park non rendono giustizia allo spessore dei contenuti.
Testo di Renata Sias