
Qual è il panorama dello smart working in una grande città come Milano? Lo scorso 15 giugno sono stati presentati i risultati e le prospettive della Giornata del Lavoro Agile 2015, evento che ha visto in prima linea anche WOW! Webmagazine. Una sperimentazione con sempre maggiori e più convinte adesioni, un’occasione unica per diffondere la cultura di un nuovo paradigma del lavoro, che proseguirà anche nel 2016.
La seconda Giornata del lavoro agile, svoltasi lo scorso 25 Marzo, è stata una grande occasione per le aziende private e pubbliche amministrazione di Milano e dintorni di sperimentare per un giorno la possibilità di concedere ai propri dipendenti di lavorare ovunque, secondo la filosofia dello smart working.
Nell’occasione WOW! Webmagazine aveva partecipato organizzando presso la piscina comunale Cozzi l’Isola WOW! Lavoro Agile, uno spazio che ha permesso di trasferire il lavoro e l’ambiente ufficio in un luogo deputato allo sport che per una settimana è diventato un punto di riferimento e sede di diverse jelly session con protagonisti ed esperti sul tema Lavoro Agile.
I dati ufficiali dell’iniziativa, presentati da Marco Mareggi, consulente piano territoriale degli orari, insieme a diversi esperti, hanno confermato la presenza di 149 tra enti pubblici e aziende, di cui 61 nuove rispetto all’edizione del 2014, con un totale di 8.175 lavoratori coinvolti e il 63% di partecipanti che ha avuto per la prima volta un’esperienza di lavoro agile.
Sono aumentate le adesioni di piccole aziende con meno di 100 dipendenti (da 40 a 82) e quelle tra i 100 e i 500 (da 21 a 30). In calo invece le aziende con più di 1000 dipendenti (da 31 a 24). Inizia a muoversi qualcosa anche per quanto riguarda gli enti pubblici, campo in cui il lavoro agile trova più difficilmente applicazione soprattuto per la mancanza di leggi a riguardo, che registrano una forte crescita (da 2 enti nel 2014 a 11 nel 2015).
Grazie ai 1.704 questionari online compilati dagli aderenti è stato possibile tracciare un profilo dei lavoratori aderenti.
I partecipanti più numerosi sono stati gli over 40 (32% in più rispetto al 2014), e i lavoratori che si spostano fra Milano e l’area urbana circostante durante la giornata lavorativa (49%), con un risparmio complessivo di circa 3.000 ore, 108 minuti per ciascun lavoratore, ( dai 94 minuti per i dirigenti ai 115 per i quadri), un tempo che è stato utilizzato dai più per attività personali, come andare in piscina o correre, e per occuparsi di attività inerenti alla famiglia.
L’85% degli aderenti ha preferito lavorare da casa, mentre l’11% da sedi distaccate, con un risparmio complessivo di 170.000 km percorsi (+13%), favorendo una desincronizzazione che evita i picchi di mobilità, critici per la rete urbana di una città. In calo, però, sono stati i partecipanti che hanno beneficiato di una gestione flessibile dell’orario di lavoro (70% contro il 79% dello scorso anno).
Tra i vantaggi maggiormente evidenziati dai lavoratori troviamo il risparmio economico, la riduzione dello stress, il maggiore tempo per la famiglia, e anche la maggior produttività.
Tra le criticità, indicate da solo il 3% del campione, spiccano con numeri molto più bassi, la strumentazione inadeguata, la difficoltà di organizzazione del lavoro e la mancanza di rapporti umani.
Lo smart working rappresenta oggi uno strumento importantissimo per costruire un cambiamento sostenibile, sociale e ambientale, una soluzione vincente per una politica di mobilità sostenibile delle grandi aree urbane e per una società che abbia al centro il benessere del lavoratore, nonché una codifica per gestire la diversità dei lavoratori presa nelle sue molteplici dimensioni identitarie.
Ma come si fa e come viene inteso il lavoro agile oggi nelle aziende?
Dagli studi condotti e presentati da Simona Cuomo dell’Università Bocconi e Comitato Consultivo Scientifico Piano Territoriale degli Orari è stato evidenziato come la maggioranza delle imprese parlano oggi di lavoro agile come passi progressivi di avvicinamento che aiutano a superare lo stigma del part-time e del telelavoro come modalità meno performanti. Le aziende sono alla ricerca di forme intermedie: concedono spesso 1-2 giorni alla settimana o al mese di lavoro agile e lavorando ancora per la maggior parte su concetti di timbratura, riducendone il numero da 2/3 al giorno ad una sola, favorendo un orario di lavoro più flessibile anche aprendo le sedi per più tempo o garantendo un monte ore settimanale più elastico per quanto riguarda la presenza in ufficio.
Tutti cambiamenti che nella maggior parte dei casi stanno attraversando ancora una fase di sperimentazione e che devono ancora essere istituzionalizzati: primi passi per un nuovo assetto a lungo termine.
Testo di Gabriele Masi.