Il racconto di una cultura lontana mille miglia rispetto a quella delle attuali Generazione Y e Millennial; la visione di giovani che, decidendo di rinunciare alla sicurezza materiale, alla tecnologia, ai primati dell’occidente, inventa un modo diverso di vivere fatto di slanci utopici che hanno profondamente contribuito al cambiamento degli stili di vita delle generazioni successive.
Il documentario “Prima che la vita cambi noi” di Felice Pesoli racconta la ribellione giovanile degli anni ’60 e ‘70 in Italia; sarà proiettato alla Cineteca Italiana / Spazio Oberdan, di Milano il 10 marzo alle 21.
Insieme al regista Felice Pesoli e al produttore Ranuccio Sodi (Show Biz) saranno presenti alla proiezione e parteciperanno alla presentazione alcuni testimonial che compaiono nel film, tra i quali Matteo Guarnaccia ed Eugenio Finardi.
“Cambiamo la vita, prima che la vita cambi noi” era lo slogan coniato dalla rivista di controcultura Re Nudo; un modo per dire che per cambiare il mondo non è necessario aspettare il “sol dell’avvenire”, ma occorre cambiare il proprio modo di vivere mettendosi in gioco subito, con tutta la radicalità esistenziale di cui si è capaci.
Da questo slogan nasce il titolo del documentario: il ritratto di una generazione che -pur vivendo nel clima degli “anni di piombo” -ha rifiutato la violenza, non si è riconosciuta nel marxismo leninismo e ha preferito le spinte libertarie della controcultura e le poetiche della beat generation.
Un film imperdibile per chi ha vissuto quegli anni e anche per i più giovani che probabilmente identificano la rivoluzione culturale con le nuove tecnologie e pensano che per essere creativi sia indispensabile l’Iphone.