Il CAD rende possibile eseguire in poche ore i disegni che richiedevano settimane quando lo strumento di lavoro era il tecnigrafo, eppure il processo progettuale non è cambiato, nemmeno quando si progettano ambienti per lo smart working. Così inizia il suo intervento Alessandro Adamo, Partner di Lombardini22 e Director di DEGW Italia, al corso Progettare gli ambienti per lo Smart Working che si è tenuto nell’Isola WOW! Lavoro Agile 2016. Ecco come ha spiegato la definizione del brief, il processo di valutazione del building, le metodologie di space planning e i nuovi trend da considerare nel progetto dello smart office.
Per progettare gli ambienti dello smart working è innanzi tutto necessario individuale le esigenze di un’organizzazione e avere la preparazione tecnica per capire caratteristiche dell’edificio.
Definizione del brief.
Non tutte le aziende sono uguali, l’analisi iniziale è quindi indispensabile per realizzare ambienti davvero funzionali. La definizione del brief, da redigere in stretto rapporto con l’azienda, mira a capire lo stile manageriale, i modelli e gli stili di lavoro, ma anche le adiacenze tra le diverse divisioni e di conseguenza le tipologie di layout da adottare.
Importante è anche individuare le tecnologie disponibili e soprattutto i modelli di mobilità (lavoratori residenti, mobilità esterna e mobilità interna) perché la necessità di aree di supporto aumenta proporzionalmente alla mobilità.
Il brief iniziale può aiutare a orientare il cliente verso l’organizzazione smart e la leva economica è sicuramente quella alla quale le aziende sono più sensibili. Smart office significa innegabilmente riduzione di spazi e di posti di lavoro con forti risparmi anche sui costi di gestione, ma l’ottimizzazione dello spazio non può essere l’unico driver; per questo è importante lavorare in squadra coinvolgendo non solo i Facility Manager, ma anche i manager di Risorse Umane e EDP.
Valutazione dell’edificio.
Stabilita la domanda organizzativa, si passa alla valutazione dell’edificio e dell’offerta edilizia.
Dalle misurazioni, che partono dalla area lorda esterna per arrivare all’area netta occupabile, si passa all’analisi dei fattori di efficienza dell’edificio considerando la maglia e la profondità dell’edificio, il tipo di nucleo e di circolazione.
Sulla base di questi dati vanno sviluppate diverse ipotesi per capire in quali diversi modi si possa utilizzare lo spazio.
La domanda organizzativa deve incontrare l’offerta edilizia, ma il progetto va proiettato almeno 5 o 6 anni nel futuro per non rischiare di realizzare una sede già obsoleta al momento della sua inaugurazione.
Menu degli spazi dello smart office.
La visione smart ha un duplice impatto: all’interno dell’ufficio, che viene concepito come una città, e sulla città perché la mobilità esterna con possibilità di lavorare in aeroporti, bar, coworking, alberghi, ha un impatto positivo anche sul piano urbanistico (vedi articolo impatto del Lavoro Agile sulla città).
Mentre una volta le tipologie e dimensioni degli uffici si basavano solo sul ruolo delle persone, oggi gli spazi vanno pensati in modi diversi in base alle attività e applicando una logica di non territorialità (lavoro di gruppo, relax e interazione, lavoro individuale, spazi accessori).
Le aziende chiedono un ampio menù di spazi diversificati e multifunzione. Un aspetto importante da considerare è la quota delle cosiddette aree di supporto (in realtà veri e propri ambienti di lavoro informale) che arrivano a occupare il 35/40% dello spazio totale.
Trend dello spazio ufficio.
L’equazione 1 persona=1 postazione è superata. Gli aspetti più interessanti guardano l’evoluzione dell’uso degli spazi che vedono un netto aumento delle aree collaborative e dell’open space: oggi nelle aziende più innovative nemmeno l’Amministratore Delegato ha un ufficio chiuso!
I nuovi obiettivi aziendali.
I nuovi obiettivi aziendali sono: Lavoro di gruppo; Flessibilità degli spazi, Importanza del brand.
Dove per “brand” non si intende il “logo”, ma l’analisi dei valori e come possono essere trasformati in elementi fisici trasmettendo emozioni e senso di appartenenza.
La conclusione di Adamo va oltre il vero e proprio progetto architettonico, perché il percorso smart ha una dimensione olistica “non basta preparare gli spazi per le persone, oggi occorre anche preparare le persone ai nuovi spazi di lavoro e occorre gestire il cambiamento in modo flessibile anche nell’approccio progettuale perché il cambiamento è un viaggio, non una destinazione”.
(vedi anche gli interventi di Fiorella Crespi e Renata Sias, Pietro Fiorani)
ALESSANDRO- ADAMO-DEGW-Smart-Working-lavoro-agile-2016-wow-webmagazine