Alla domanda hanno risposto gli esperti – Lia Luzzatto, Aldo Bottoli e Claudia Salomoni– invitati da Dieffebi al seminario che si è svolto al Salone Ufficio nello stand dell’azienda trevigiana che, come ha sottolineato il presidente Alberto De Zan, proprio sull’importanza degli aspetti percettivi -colore e texture- ha voluto puntare per avvicinarsi alle esigenze del cliente, destinando importanti investimenti a un innovativo impianto di verniciatura che permette di offrire la massima personalizzazione e prodotti “tagliati su misura” pur mantenendo prezzi allineati con il mercato.
“Il colore è un elemento importante che può aiutarci a lavorare meglio e può contribuire a motivare le persone” così apre l’incontro Alberto De Zan, presidente di Dieffebi, che proprio sull’importanza degli aspetti percettivi -colore e texture- ha voluto puntare per avvicinarsi alle esigenze del cliente offrendo prodotti personalizzati e “tagliati su misura” così da rispondere alle diverse necessità dei progettisti e delle aziende.
Per Dieffebi colore non è dunque solo “cosmesi” ma driver di innovazione; alla base di questo elemento “superficiale” ci sono infatti visioni e strategie per affrontare la crisi e per essere più competitiva.
Che ruolo ha il colore nel Workplace?
Introdotto alla fine degli anni’ 60 da Quickborner Team, dopo decenni di uffici acromatici- grigi e beige- grazie alle realizzazioni di Landscape Office, la ricerca cromatica entra per la prima volta nell’ambiente di lavoro come elemento di umanizzazione, per lo più sotto forma di vivace e un po’ naif “macchia di colore”. Come nota Renata Sias in apertura, la consapevolezza dell’importanza di un progetto cromatico e la sensibilizzazione diffusa da parte degli utenti sono però evoluzioni recenti che ci inducono oggi ad analizzare in modo più professionale la complessità che si cela dietro al colore.
Ci sono colori di moda anche in ufficio?
Lia Luzzatto, docente e consulente cromatica inizia citando il designer danese Verner Panton “Si sta seduti più comodi su un colore che ci piace.” un’affermazione che sposta l’accento dalla forma al colore ed evidenzia l’intima corrispondenza tra tonalità cromatica e inclinazione personale.
Il colore non ha però solo valore cromatico, ma anche luminoso e può creare illusioni percettive (per esempio il colore scuro schiaccia quelli più chiari, i colori chiari tendono a espandere lo spazio) e influisce sulla temperatura percepita degli spazi.
Sicuramente i gusti nell’ufficio seguono le mode anche se non accolgono i trend in modo così immediato come gli ambienti residenziali.
Negli uffici e ambienti pubblici è soprattutto importante l’effetto che il colore ha sulle attività che si svolgono in quegli spazi, creando atmosfere vivaci idonee alla comunicazione e allo scambio di idee.
Dopo le indicazioni dei colori ottimali rispetto alle diverse attività, Lia Luzzatto conclude con un suggerimento che va oltre i trend del momento: valutare sempre come i singoli colori agiscono sull’uomo e scegliere almeno una dominante cromatica.
Il suggerimento conclusivo è quello di valutare come i singoli colori agiscono sull’uomo e scegliere almeno una dominante cromatica.
Qual è il colore giusto in ufficio?
Diverso è l’approccio di Aldo Bottoli, perception designer, che parte da un punto di vista biologico.
Il colore giusto in ufficio è quello “naturale”. E in natura non c’è mai UN colore, ma sempre TANTI colori insieme.
In questa complessità le neuroscienze possono offrire chiavi interpretative per capire come riportare negli ambienti costruiti le condizioni equilibrate presenti in natura.
In ufficio, per creare benessere e lavorare bene, dobbiamo tenere presenti molti parametri perché i nostri 5 sensi -in realtà sono 16- lavorano insieme e ogni progetto di interni deve considerare questa sinestesia.
Il nostro ritmo circadiano inoltre modifica nel corso della giornata i parametri vitali -frequenza cardiaca, produzione di cortisolo, melatonina, ecc- e la luce è la prima fonte di informazioni, non si può quindi pensare di risolvere il benessere solo pensando alla forma o al colore perché tutti i parametri vitali devono essere coerenti e armonici.
Non esiste un colore giusto per tutti, perché la nostra esperienza ci fa valutare i colori attraverso il confronto: il cervello fa una comparazione e ne ricava un’informazione; possiamo dire quindi che ci sono colori “giocattolosi”, altri “cosmeticosi”, “energeticosi”, “dolciosi” e così via. Si tratta sempre e comunque di tendenze, non di regole certe e precise.
Quindi per progettare spazi ergonomici non possiamo basarci solo su criteri antropometrici e mazzette colore, ma dobbiamo cercare gli equilibri nelle esigenze della nostra natura umana antica di 140.000 anni.
Quali performance può avere il colore?
L’approfondimento sugli aspetti tecnici del colore e sulle alte performance che un rivestimento “superficiale” può assumere spetta a Claudia Salomoni Specification Advisor & Marketing Coordinator di Akzo Nobel, multinazionale leader nella produzione di vernici in polvere, nonché fornitore di Dieffebi e co-organizzatore del seminario (vedi l’articolo dedicato a questo tema).