Ha fondato nel 1990 lo studio Simone Micheli e nel 2003 la società di progettazione “Simone Micheli Architectural Hero” con sede a Firenze, Milano, Dubai e Rabat. il suo nome è noto in tutto il mondo come specialista nel settore contract, ma la sua attività professionale si articola in varie direzioni: dall’architettura all’interior design, dall’industrial al visual design e alla comunicazione. Nell’intervista ci parla di ibridazioni tra ufficio e hotel e delle esigenze dei lavoratori nomadi in viaggio.
Numerose sono le sue realizzazioni per amministrazioni pubbliche e committenti privati connessi al mondo residenziale e della collettività; non mancano i progetti di ambienti di lavoro: tra questi gli uffici e showroom per RubensLuciano a Strà, Venezia, vincitore nel 2014 di “”Iconic Award” Francoforte, organizzato dal German Design Council.
Tra i molti premi ricevuti, spicca “100 Eccellenze Italiane” ricevuto lo scorso dicembre 2015 a Montecitorio che, per le sue qualità di interior designer e progettista, lo include tra i 100 personaggi rappresentativi dell’eccellenza del nostro Paese.
Simone Micheli ha progettato uffici e hotel: applica un identico modello progettuale in ogni parte del mondo oppure modifica il proprio approccio in base alle diverse realtà?
La mia filosofia progettuale, ben definita ma continuamente in evoluzione, si declina di volta in volta in modalità differenti in base alle realtà in cui si concretizza. I limiti di ciascun territorio, le sue peculiarità e il contesto sociale e culturale che lo caratterizzano sono fondamentali per delineare i tratti di ogni progetto, costituendo di questo i punti di valore e le motivazioni del suo essere unico e irripetibile altrove. E’ importante che ogni opera si inserisca pienamente nello spazio in cui prende vita, rispettandone le caratteristiche e divenendo soggetto promotore forte del fitto sistema di relazioni umane ed emozionali che sottende il territorio. Il mio fare architettonico resta riconoscibile ovunque poiché conseguenza diretta del mio essere e delle esperienze che segnano il mio cammino, ma sapientemente questo si modella sulla conformazione dell’area, delicatamente posandosi su di essa.
Il progetto nel contract/ospitalità e nel settore workplace hanno punti in comune? ci sono ibridazioni?
Si, ci sono. Il punto centrale di ogni opera è l’uomo, il suo benessere e la garanzia di dare vita a luoghi/oggetti in grado di soddisfarne i bisogni. Si tratta, sia nel settore workplace sia nel settore dedicato all’ospitalità, di dare forma a progetti che al loro interno contengono vita e quindi azione e movimento.
Progetti dinamici, flessibili, aperti ed in grado di inviare stimoli personalizzabili in base a sogni, desideri e necessità.
I due settori sono strutturalmente distinti ed i canoni da seguire durante la progettazione degli spazi sono differenti e diversificate sono le modalità in cui si declina il benessere dell’uomo, calandosi nelle specifiche situazioni.
Gli approcci quindi restano separati ma, soprattutto negli ultimi anni, i mondi dell’architettura e dell’interior design si dirigono sempre più verso la creazione di spazi flessibili ed a 360 gradi, abili nel cogliere la totalità dell’essere umano. Anche le ibridazioni tra i due settori sono quindi in crescita e volte verso la realizzazione di luoghi “smart”, cangianti ed intenti a colpire il cuore degli uomini.
Da sempre gli hotel prevedono business center per conferenze e incontri, che esigenze ci sono nel progetto di queste aree?
La creazione di aree business dedicate a meeting di lavoro ed a conferenze si modella principalmente sulla base delle caratteristiche che hotel nel complesso ha e sul tipo di esperienza che questo desidera offrire ai suoi visitatori. L’integrazione è essenziale e l’opera nella sua unicità deve essere il risultato straordinario dell’armonia delle singole componenti. Così come l’oggetto, anche la struttura ricettiva può dirsi riuscita soltanto quando è in grado di dare origine ad un’atmosfera unica, non divisibile in compartimenti e non ripetibile altrove.
E’ certo fondamentale non dimenticare che nella progettazione di sale riunioni e conferenze è l’intelligibilità della parola a fare da sovrana; questa deve essere garantita attraverso un’acustica eccellente, attraverso sistemi tecnologici integrati e di alto livello qualitativo atti a semplificare il lavoro dell’uomo, ed attraverso sistemi di controllo veloci ed automatizzati. Infine ci sono gli standard tecnici e di sicurezza da rispettare, questi però non vanno concepiti come limiti ma piuttosto come spunti per far sì che il progetto si declini secondo modalità non ancora note, ogni volta inaspettate.
Lo smart working ha portato il lavoro anche fuori dal luogo deputato -l’ufficio- portandolo in tutti gli altri ambienti di vita. Che esigenze hanno i lavoratori nomadi in viaggio? Ci sono nuovi aspetti da tenere presenti nel progetto?
Flessibilità è la parola d’ordine che caratterizza l’epoca contemporanea. Oggi si lavora in ogni luogo e non si seguono più rigidi orari e schemi. La condivisione e l’ibridazione di idee e progetti sono la conseguenza di questo nuovo modo di procedere: diretto, relazionale, mai statico o chiuso in se stesso. Così spazi precedentemente adibiti ad altro ora, al loro interno, prevedono aree dedicate al lavoro smart e, contemporaneamente, i luoghi fino a questo momento dedicati all’operosità umana modificano le loro fattezze, arrivando ad abbracciare aree dedicate al relax ed al benessere.
Le strutture si fanno più ampie e si liberano di ciò che è superfluo, adattandosi e plasmandosi in base alla differenti esigenze. Le indicazioni si chiarificano e riducono, dimostrando l’importanza che ha una comunicazione diretta, semplice ma radicata e profonda, immediatamente in contatto con l’essenza degli uomini. La luce mantiene il suo ruolo fondamentale, divenendo spesso protagonista degli ambienti ed arrivando fino alla loro definizione. L’elemento tecnologico diventa il filo rosso che sottende ogni opera, silenzioso ma indispensabile tiene le redini dell’intera struttura.
Aree dedicate alla focalizzazione ed alla concertazione prendono vita in luoghi inaspettati per dare risposta all’esigenza dei lavoratori nomadi di sviluppare idee, progetti e sogni praticamente ovunque e di condividere con un click il risultato dei loro pensieri.
Quale scenario e quali evoluzioni prevedi per l’ufficio e per i modi di lavorare del prossimo futuro?
Ciò che ho raccontato sopra continuerà il suo percorso evolutivo e progressivo, arrivando a modificare radicalmente sia i luoghi dedicati al lavoro sia generalmente gli spazi in cui gli uomini si incontrano e trascorrono una lunga parte della loro quotidianità.
La possibilità di viaggiare molto ed in tempi decisamente brevi e l’opportunità dì condividere informazioni velocemente e in qualsiasi parte del mondo fanno sì, come detto, che idee e pensieri si combinino, ma anche che siano sempre meno e più integrati gli oggetti ed i mezzi necessari per svolgere un lavoro. Immagino i futuri workplace come spazi eterei, sospesi, ampi, luminosi e liberi. Spazi cangianti e dinamici, il cui obiettivo sarà quello di favorire il benessere , la libera espressione e la creatività umana. Spazi condivisi e intelligenti.
Didascalie
sopra: Worldhotel Ripa Roma. Progetto di interior e lighting design di Arch. Simone Micheli (2015). Sala Sironi (sala conferenze). Foto di: Juergen Eheim sotto:
Barceló Milan Hotel. Progetto di interior e lighting design di Arch. Simone Micheli (2012). Foto: M.Marcato/J. Eheim