In Corso Italia 23 a Milano prendono il via i lavori del complesso edilizio di proprietà di Allianz Italia disegnato da Gio Ponti alla fine degli anni ’50.
Allianz Real Estate affida il progetto di riqualificazione agli architetti Skidmore Owings & Merrill per adeguarlo ai nuovi concetti dello spazio di lavoro e rispondere a requisiti di sostenibilità.
L’intervento di SOM alta qualità, presentato alla cittadinanza in una mostra, ha però sollevato disapprovazione soprattutto per avere snaturato il progetto originario del Maestro nelle facciate dell’edificio principale, evidentemente non soggetto a vincolo dei Beni Culturali.
Il dibattito è aperto e si spera che le istituzione mostrino maggiore sensibilità verso il patrimonio architettonico del ‘900.
Il complesso di Corso Italia 23 a Milano -originariamente sede di RAS, oggi Allianz- fu progettato tra il 1958 e il 1962 dal team degli architetti Gio Ponti, Piero Portaluppi e Antonio Fornaroli.
Nel 2018, quando l’headquarters si è trasferito nella Torre Allianz, progettata da Arata Isozaki e Andrea Maffei, una delle iconiche “Tre Torri” del nel nuovo quartiere di City Life, si è pensato di dare nuova vita al complesso di Corso Italia ormai in disuso, rimasto di proprietà Allianz.
Nelle intenzioni dello studio americano Skidmore, Owings & Merrill (SOM), vincitore della gara internazionale indetta per la riqualificazione della sede storica, il progetto rispetta il patrimonio e il valore architettonico del complesso e attualizza i concetti di innovazione ala base della visione di Gio Ponti che lo aveva progettato per essere un edificio futuristico.
Il progetto di SOM trasforma totalmente il complesso di circa 50.000 mq e, in continuità con il progetto originale, ha come obiettivo l’adeguamento attraverso l’adozione di concetti avanzati di flessibilità, sostenibilità, benessere e building automation, inoltre integrerà l’area circostante che ospiterà una stazione della Metro linea 4.
L’intervento abbraccia tutte le sfaccettature della sostenibilità: ambiente, gestione delle risorse e persone con soluzioni proattive di design.
Una proposta integrata in linea con gli standard LEED Gold, che tiene in considerazione strategie attive e passive legate alle caratteristiche climatiche per migliorare le performance dell’edificio e il comfort degli utiilzzatori; il progetto aspira infatti anche alla certificazione WELL Gold.
Il progetto
Nelle intenzioni dei progettisti e di Allianz, l’intervento ripristina l’identità di campus e di connettività, sia con la città sia all’interno degli edifici, ponendo al centro le persone. Concetti questi che erano alla base del progetto originario di Gio Ponti.
La corte interna che ospitava il parcheggio (il valore simbolico dell’automobile era ben diverso negli anni 50 rispetto ad oggi!) viene trasformata in un piacevole giardino, cuore del campus e fulcro tra i diversi edifici, mantenendo la permeabilità visiva tra gli spazi esterni e interni.
I giardini, così come le terrazze pensili – luoghi ideali per rilassarsi , ma anche da utilizzare come outdoor office– sono a disposizione degli utenti del campus che, in linea con i principi della biofilia ha puntato sul verde come fattore generatore di benessere fisico e psicologico.
Grazie agli interventi di consolidamento e alle modifiche sui percorsi verticali, sarà possibile ottimizzare la superficie degli uffici con open space che favoriscano la collaborazione e la creatività senza rinunciare ad aree per la concentrazione.
Sono previste hub centrali che connettono verticalmente i vari piani dell’edificio e generano spazi per la socializzazione dei dipendenti.
Il campus sarà dotato anche Aree lounge, Fitness Center, Business Center, un’area Retail e una Food Hall.
Le facciate.
Si tratta dell’aspetto che ha suscitato maggiori critiche. Tutte le facciate sono state infatti riprogettate per migliorare le performance ambientali e per dare al campus un’identità coerente, anche se fortemente omologata e poco fedele alla relazione con l’area urbana circostante e al suo heritage, nonostante i buoni propositi dei progettisti.
Sebbene sia stato rispettato lo schema compositivo dell’edificio firmato da Gio Ponti, il progetto originario appare snaturato dal nuovo guscio che lo riveste e dall’aggiunta di un piano in copertura che ne modifica le proporzioni.
Forse siamo ancora in tempo per arricchire la città di Milano, che sta vivendo un momento di dinamica crescita, con un rilancio dell’area senza rinunciare all’eredità che il grande Maestro Gio Ponti ci ha lasciato.
Ci auguriamo che le istituzioni esprimano una maggiore sensibilità verso il valore del patrimonio architettonico del ‘900.
Testo di Renata Sias