
Neurodiversità e benessere psicologico individuale sono due concetti oggi fondamentali della progettazione dell’ambiente di lavoro.
Tra i tratti di personalità definiti dal Big Five, Estroverso/Introverso è una delle coppie più stimolanti per riflettere sul workplace post-pandemico: come considerare questo tratto di personalità psicologica nel design e nel management delle risorse umane?
Mark Cathlove, leader dell’International Insight Team di Herman Miller, ne ha parlato nel webinar Psychology of Collaboration, parte del programma Insight Series Online organizzato da Herman Miller che abbiamo selezionato per la nuova rubrica “WOWbinar: spunti dalle migliori webconference”.
Tra i 5 tratti di personalità del famoso test psicologico per la valutazione della personalità Big 5 (facilmente memorizzabili sotto l’acronimo O.C.E.A.N. : Openness, Conscientiousness, Extroversion, Agreeableness and Neuroticism) l’estroversione o l’introversione dei membri del team di lavoro è una delle indicazioni che offre maggiori spunti per l’organizzazione dell’ambiente di lavoro.
Innanzitutto, chi sono gli estroversi e gli introversi?
Gli estroversi sono coloro che cercano le sfide, che hanno bisogno di stimoli elevati per essere performanti, sia a livello di sfide lavorative sia a livello di elementi spaziali, come colori forti, activity-based design e spazi in-between. Sono persone sociali e impulsive e amano non pianificare troppo, ma attingere alle proprie risorse per improvvisare.
Dall’altra parte, gli introversi sono coloro che amano avere il controllo della situazione, che prediligono la comunicazione scritta ed essere sempre ben preparati per qualsiasi evenienza. Sono più riflessivi, e non hanno bisogno di un alto livello di stimolazione per essere performanti, anzi: un livello troppo esigente e pressante potrebbe inibirli.
Per trovare i propri tratti di personalità è disponibile online un breve test semplificato della durata di 5 minuti.
Come coinvolgerli entrambi?
È dimostrato come la diversità del team, a qualunque livello, sia un fattore di forza per ogni azienda, e dunque la contemporanea presenza di tratti di personalità estroversi e introversi è necessaria.
Partendo dalla definizione di Altman di privacy come la nostra capacità di controllare la nostra disponibilità agli altri, Mark Catchlove ha proposto di conservare una diversità di spazi basata su tre diverse distinzioni:
– “socio-centrico”/”socio-fugo”.
benessere rilassante/stimolante.
– dedicato a una funzione ben precisa / spazio che permette l’improvvisazione.
L’impatto psicologico della situazione attuale.
Uno spazio non è solo bello o brutto, ma è soprattutto accogliente o non accogliente, nella misura in cui rispetta la nostra personale “natura”.
“Il rumore, per esempio, non è il problema di per sé, ma è l’unwelcomeness del rumore”, ha dichiarato Catchlove. Soprattutto in un periodo come quello attuale dove si parla di barriere e distanziamento dobbiamo riflettere su quale impatto tutto ciò potrà avere sulle persone. Da una parte si pone il problema di come stimolare le personalità estroverse, costrette e soffocate dal distanziamento e da una comunicazione virtuale. Dall’altra, anche gli introversi si trovano in una situazione per quanto all’apparenza più congeniale, comunque nuova dove la necessità del controllo della situazione viene meno.
Una diversità da preservare.
Nonostante i cambiamenti imposti dalla situazione attuale, è quindi quanto mai necessario conservare un range di spazi e stili collaborativi che permetta a tutti di esprimere la di trovare corrispondenza con la propria personalità. A livello dell’ambiente di lavoro, oltre a ripartire dai principi da quello che Herman Miller ha definito Living Office, Mark Catchlove dà un altro suggerimento: non bisogna concentrarsi solo sull’evento comunicativo in sé, come la riunione, ma su quello che accade intorno ad esso, prima e dopo.
Ogni luogo di riunione, ad esempio, deve prevedere attorno a sé spazi e tempi che permettano ai partecipanti sia all’inizio di prepararsi, incontrarsi, concentrarsi, sia alla fine di “decomprimere” la tensione, di riflettere su quanto deciso, di rielaborare.
E nel workplace post-pandemico diventa sempre più importante fare propria questa visione per tutto l’ambiente e l’organizzazione del lavoro: un’attenzione imprescindibile ai luoghi come fonte per ognuno di noi diversa di stimolo, preparazione, incontro e decompressione.
Infine, se ambiente e organizzazione del lavoro possono essere considerati come due aspetti che agiscono reciprocamente sulle nostre performance sul nostro livello di benessere, la capacità di stimolare e organizzare il team diventa oggi una leva ancora più importante per compensare laddove lo spazio è costretto a indietreggiare.
Testo di Gabriele Masi.