Selezione difficile quella tra le innumerevoli installazioni (circa 2000!) distribuite nei sempre più numerosi Design District Milanesi, così diffusi da creare un tessuto ininterrotto di eventi e iniziative dal centro alle periferie. Un’atmosfera molto piacevole per il “popolo del design” che rischia di essere però dispersiva.
Dopo avervi fatto vistare le installazione del Fuori Salone con le nostre dirette Facebook descriviamo qui quelle che abbiamo preferito.
Ecco le 10 migliori installazioni della Milano Design Week.
Rispetto ai progetti puramente narrativi, ci sono sembrati più stimolanti gli allestimenti “concettuali” che mettono al centro i prodotti, esaltandoli, valorizzando la loro identità e allo stesso tempo suscitando emozione e sorpresa nel visitatore (un po’ di WOW effect non guasta!).
Sempre molto chic Palazzo Litta, al contrario Moooi in via Savona , che molti hanno apprezzato, a me è sembrata un’“americanata” di cattivo gusto e anche già passata di moda.
Deludente la Triennale e anche un po’ triste la svendita degli oggetti di design che occupava l’intero Salone d’onore…
A volte le nuove location periferiche si rivelano dei flop: l’insuccesso di Ventura Centrale– in realtà distante oltre 1 km dalla stazione!- dimostra che la presunzione e la mancanza di comunicazione e di servizi non premiano (arrivati stanchi a piedi, si scopriva che la location più interessante non si poteva visitare perché funzionava solo come ristorante da una certa ora).
Le location “periferiche” che hanno puntato sui contenuti e la concretezza hanno ottenuto buoni risultati, come nel caso di Cascina Cuccagna che ha affidato la curatela a Matteo Ragni e nella mostra De Rerum Natura ha ospitato prodotti e soluzioni fuori dall’ordinario come la sofisticata sedia Eutopia, disegnata e autorpodotta da Francisco Gomez Paz.
Nella notissima e cialtroneggiante zona Tortona, SuperstudioPiù si è saggiamente impegnato per selezionare il proprio pubblico, puntando su “Only the Best”, temi di grande attualità, ma molto tecnici. Tra questi Smart City di Giulio Ceppi (che prosegue anche dopo la Design Week) e i materiali di avanguardia del Materials Village affiancati in modo coerente agli allestimenti green “Meubles Plus” di Yona Friedman e alla spettacolare “Forms of movement” di Nendo che anche questa volta non delude. Lunghi tempi di attesa in fila per ammirare le forme del movimento nei più disparati oggetti che ha disegnato: dalle cerniere lampo ai packaging ai tavolini con piani “intrecciati”.
Dati il tempo e le energie limitate, abbiamo privilegiato e selezionato le installazioni che non si limitassero alla pura spettacolarità, ma trasmettessero contenuti innovativi tecnologie d’avanguardia, modalità costruttive, prodotti o concetti su nuovi stili di lavoro e di vita. Anche stili di vita in ambienti coercitivi e inospitali -come le carceri- che spesso preferiamo dimenticare.
Le 10 installazioni WOW!
L’allestimento più trasgressivo: Lensvelt.
“Nothing new” è una denuncia dello spreco. Perché produrre nuovi oggetti se non sono necessari? Questa la domanda di Lensvelt che provocatoriamente ha portato alla MDW solo prodotti e arredi esistenti di recupero.
L’installazione curata da Maarten Spruyt ha trasformato il chiostro, il cortile e le sale del Museo Diocesano in un museo dove artisti emergenti olandese ci offrono la loro inquietante visione dell’ufficio e dei suoi abitanti: mostri senza testa a un tavolo riunione o blateranti versi assurdi, i più “busy” sono grigiastri e hanno in testa solo il loro computer e il tempo che scorre troppo veloce.
L’allestimento più concettuale: PlusDesign con Juventus.
“U-Joints” curata da Andrea Caputo e AnniinaKoivu esplora il tema della connessione nel design. Una tassonomia che classifica giunti di ogni foggia, materiale e dimensione su tavoli “apparecchiati”.
Un elemento tecnico per antonomasia diventa metafora dell’Unione e del fare squadra (infatti la mostra è sponsorizzata da Juventus e diventerà itinerante) capace di affascinare designer e creativi, ma anche ingegneri meccanici.
L’allestimento più poetico: Nendo.
“Forms of movement” curata da Oki Sato mostrava in modo lieve e suggestivo dieci oggetti che hanno come comune denominatore il senso del movimento, nella funzione oppure nel processo produttivo:
tavoli con i piani intrecciati, cerniere lampo, piastrelle, packaging e clessidre. La forza comunicativa di Nendo ancora una volta riesce ad affascinarci.
L’allestimento più ironico: Idea.
“Idea”, il Design Supermarket che fa il verso a Ikea -nei nomi e nelle tipologie di prodotto- è dato dalla riflessione di Niklas Jacob sul nuovo fenomeno nel settore del mobile con l’apparizione costituito da grandi catene che offrono linee complete di articoli per la casa.i 18 designer coinvolti si sono sbizzarriti con divertenti e sarcastiche proposte di “arredo”.
L’allestimento più “socialmente impegnato”: Stanze sospese.
Le fredde e inospitali cantine del SIAM sono state la sede perfetta per mettere in mostra La riproduzione di una cella del penitenziario di Opera. “Stanze sospese”, un progetto di design sociale nato da un’idea di Daniele Fiori e Giovanna Giannattasio, supportato da Fondazione Allianz Umana Mente, parte da una ricerca svolta nei penitenziari milanesi per ripensare le condizioni abitative di chi è costretto a vivere in contesti di recupero o reclusione. Una mensola per riporre le proprie cose, un tavolo dove studiare, una sedia su cui giocare a scacchi, possono fare la differenza. Per realizzare gli arredi è stata utilizzata plastica riciclata dalla spazzatura. Il progetto è stato sviluppato da un team composto, tra gli altri, da Franco Raggi, Giovanna Giannattasio, Erika Baffico, Roberta Di Cosmo, Niccolò Ferrari, Cansu Goksu, Giulia Menestrina,Susanna Conte e Cristina Gaddoni.
L’allestimento più lussuoso: Louis Vuitton.
“Objects Nomades” ci ha regalato un’installazione senza precedenti, curata da Clement Cividino: nel cortile di Palazzo Bocconi erano infatti ospitate le unità abitative “Hexacubes” progettate da Georges Candilis nel 1970. Mentre il piano superiore del prestigioso palazzo ha fatto da cornice alla spettacolare mostra progettata da Atelier Oi, di lussuosissimi arredi e accessori firmati da rinomati designer: oltre a Atelier Oi, Patricia Urquiola, Marcel Wanders, Fratelli Campana, e molti altri. Solo per nomadi molto ricchi…
L’allestimento più tecnologico: Sony Design.
“Hidden Senses” di Hirotaka Tako con Setsu & Shinobu ITO, è un’esperienza sensoriale che stimola i Sensi Nascosti che informano la vita quotidiana. Sfida i vincoli e i preconcetti tra tecnologia e comportamento umano.
Attraverso l’impegno a visualizzare uno stile di vita più soddisfacente e confortevole, mira a unire design e tecnologia per creare nuove esperienze.
Premiata da Milano Design Awards nella categoria playfulness.
L’allestimento più concreto: 3D Housing 05.
“3D housing 05”, progetto di Massimiliano Locatelli di CLS con Italcementi, Arup e Cybe, è un prototipo di abitazione economica costruita con la stampa 3D e polveri di cemento. La stratificazione del cemento genera un pattern che caratterizza la superficie delle pareti.
Una soluzione concreta e sostenibile che interpreta i cambiamenti economici e sociali. Uno spunto per la progettazione architettonica che nasce da nuove tecniche costruttive. Premiato Best Sustainability da Milano Design Awards.
L’allestimento più sostenibile: Living Nature.
La serra di “Living Nature” è l’avveniristico progetto del Salone del Mobile 2018 curato da Carlo Ratti Associati.
Quattro microcosmi naturali e climatici, quattro stagioni che coesistono affiancate, contemporaneamente all’interno di un ambiente di 500mq realizzato con criteri di risparmio energetico che utilizza in modo sostenibile le risorse naturali.
L’allestimento più caotico: Vitra.
“Typecasting”, curata da Robert Stadler alla Pelota, dispone su un pavimento giallo, come a un garage-sale e senza apparente ordine oggetti iconici, pezzi vintage dimenticati, nuovi prodotti e prototipi futuribili. Una buona sintesi del significato di Design e caotica come lo sono gli ambienti reali.
Testo di Renata Sias