WOW! Jelly Session # 7: etica aziendale.

CSR, ovvero Corporate Social Responsibility, è una filosofia, è un valore che coinvolge l’azienda a 360 gradi in modo trasversale. La sostenibilità è uno degli aspetti, ma non l’unico; basilare è anche essere garanti del rispetto della legalità, ispirare nuovi stili di vita e di lavoro. CSR non è sinonimo di filantropia, è un processo virtuoso che deve creare profitto anche per l’azienda. CSR è un tema di cui si parla troppo poco che deve essere divulgato per sensibilizzare l’opinione pubblica e gli utilizzatori, per creare community di professioni unite da questa cultura.

Questi in estrema sintesi i concetti emersi nella WOW! Jelly Session nel corso della quale professionisti di diversi ambiti hanno condiviso opinioni ed esperienze e descritto alcune tra le molte strade possibili che il concetto di Responsabilità Sociale può aprire.
Non è un caso che l’incontro si svolga a Cadorago negli uffici di Sedus azienda che da pioniera ha applicato questi concetti, assai prima che i termini CSR, eco-sostenibilità e work-life balance fossero coniati. “Negli anni ’50 i proprietari signori Stoll avevano portato in Sedus questa filosofia per etica personale, senza un’idea politica o modello manageriale – spiega Dorothea Scheidl-Nennemann, PR manager Sedus ed editor del corporate magazine Place 2.5– Le norme ISO o i criteri ergonomici erano già applicati ai prodotti senza che fossero obbligatori; già nel 1993 Christof Stoll venne premiato da WWF come manager sostenibile”.
Lella Castelli di Sedus spiega come l’esperienza personale degli Stoll si sia trasformata in uno stile di vita coinvolgendo l’intera azienda “Dopo una grave malattia risolta con una dieta depurativa e con un cambiamento delle abitudini quotidiane, il sig. Stoll desiderò offrire anche ai suoi dipendenti la possibilità di vivere meglio così nacque l’idea dell’orto biodinamico aziendale e il ristorante aziendale (probabilmente i primi della storia! Ndr) con piatti cucinati secondo ricette sane. I dipendenti che stanno meglio lavorano anche meglio e si fidelizzano, questa è una conseguenza naturale”.
Sollecitata da una domanda sullo stato dell’arte in Germania rispetto ai criteri di decisione nel processo di acquisto di prodotti e delle scelte eco-sostenibili per la realizzazione di edifici da parte dei clienti, Scheidl-Nennemann commenta “Oggi in Germania questi valori sono riconosciuti e c’è un’organizzazione più trasparente, eppure, quando si deve risparmiare, il primo punto dove le aziende tagliano è la sostenibilità anche se sostenibilità non è necessariamente sinonimo di prezzi più alti..”.

Il caso Vodafone rappresenta una delle eccellenze italiane che sulla sostenibilità non ha fatto tagli; Chiara Bondioli (team Sostenibilità e Fondazione) e Caterina Cedrone (Property Strategy expert al momento dell’incontro) spiegano come la CSR si muova su diversi fronti: da un lato l’attenzione all’ambiente che trova la sua più evidente dimostrazione nel Vodafone Village “Un building nato per essere un esempio di sostenibilità – spiega Cedrone- che ha ottenuto il riconoscimento LEED Silver; che prevede facciate con pannelli in cemento fotocatalitico, un terrazzo con 1000mq di pannelli fotovoltaici, giardini a basso impatto, raccolta di acqua piovana per l’irrigazione,ecc. CSR è anche la visione smart del lavoro, workplace informali, legno certificato, pareti vegetali e i servizi offerti alle persone (wellfare, spogliatoi per chi va in ufficio in bicicletta, ecc). La Fondazione si occupa invece di interventi per massimizzare l’impatto delle tecnologie e delle reti mobili sul sociale “Per esempio programmi di alfabetizzazione dove giovani studenti diventano formatori per gli over 55 – prosegue Bondioli- inoltre abbiamo sviluppato delle Social App che trasformano il cellulare in uno strumento che salvaguarda e in alcuni casi può salvare la vita, per esempio Easy Way rivolta a persone con disabilità per mappare le barriere architettoniche , oppure un’altra in fase di sviluppo rivolta alle donna vittime di stalking”.
Le altre aziende presenti concordano sull’accezione ampia di CSR.
Prosegue Filippo Saba di Interface “La riduzione dell’impronta ecologica è importante, ma da sola non risolve i problemi. CSR significa avere un orientamento diverso su ogni singola tessera che è parte di un tutto molto più complesso e riguarda le persone, quindi anche sostenibilità di relazione verso tutti i portatori di interessi coinvolti: dipendenti, collaboratori, fornitori –Saba prosegue entrando nel merito di alcune delle azioni svolte da Interface, azienda da sempre sensibile a questi temi- Oggi grazie ai fornitori e agli investimenti in ricerca riusciamo ad avere un filato riciclabile al 100%; proponiamo rivestimenti tessili con fibre di origine bio estratte dal seme di lino (che richiede poca acqua e contribuisce al sostentamento di contadini in zone povere del mondo); utilizziamo un sistema di trasporto intermodale per ridurre le immissioni di CO2; abbiamo un programma per il recupero delle moquette usate, tagli al laser che riducono gli scarti di produzione e design a posa libera per ridurre gli sfridi; infine destiniamo parte dei prodotti a iniziative no profit”.
Analogo è l’approccio illustrato da Alessandro Bonafede, AD di NoraIl controllo della filiera è fondamentale, parte dal commitment, dalla motivazione del singolo che scaturisce dall’integrazione tra obiettivi individuali e organizzativi. Ogni scelta fa parte di un patto e naturalmente la gomma che utilizziamo proviene da piantagioni certificate e che non sfruttano i lavoratori”. Mariateresa Addario, sales account Nora prosegue “Il patto sociale prevede di abbattere le emissioni di CO2 utilizzando la bicicletta invece dell’auto, di utilizzare caffè eco-solidale, ecc. ma nessuno spia il dipendente per controllare che rispetti le policy”.
Anche Tiziana Galletta, area manager di 3Form e consigliere AREL, conferma che CSR è una filosofia su cui si basa la cultura aziendale,  quel ciclo virtuoso che crea bene sociale e allo stesso tempo genera profitto. È possibile sviluppare una classe di prodotti sostenibili, un programma, una filosofia e una cultura d’impresa che si convertano in azione. CSR è etica in tutto il processo, ma non charity; ad esempio in 3form, nasce dal coinvolgimento di abili artigiani di Paesi poveri. Attraverso questo processo, sosteniamo le comunità che hanno una tradizione artigianale, favorendo lo sviluppo delle loro capacità e delle loro attività imprenditoriali.
Manuela Macchi è presente con un doppio ruolo: come membro del CSR Manager Network – di cui presenta la missione e le macro-attività – e come Head of CSR and Communication di Holcim (Italia) che è anche socio di Sodalitas di cui racconta le iniziative basate su un bilanciamento delle dimensioni economica, ambientale e sociale “Siamo un’azienda attenta alla dimensione sociale: siamo certificati secondo lo standard di conciliazione tra vita privata e lavorativa Family Audit, abbiamo come priorità la sicurezza e salute sul lavoro e su questo lavoriamo anche con i fornitori. Per la catena della fornitura, abbiamo predisposto uno specifico codice di condotta. Infine grande impegno per il coinvolgimento degli stakeholder e delle comunità locali e per il reporting di sostenibilità (8° edizione GRI e da 6 anni A+). La dimensione ambientale si caratterizza per il contenimento delle emissioni in atmosfera, per la gestione dell’attività estrattiva con attenzione alla biodiversità per le cave di materia prima) e per il recupero di energia tramite rifiuti – combustibili alternativi. Holcim Foundation for Sustainable Construction promuove la diffusione della cultura dell’edilizia sostenibile attraverso gli Holcim Awards”.
Le esperienze di Daniele Andriolo come facility manger in diverse aziende multinazionali permettono di confrontare diverse visoni di CSR e confermano che le tematiche ambientali sono quelle che danno un ritorno maggiore in termini di business. “In Disney la visione è storicamente orientata al concetto di charity e di Community Responsibility il sistema di controllo sui fornitori e sui licenziatari è relativamente recente; Cisco, con una cultura nata nella Silicon Valley, è particolarmente attiva sul fronte della sostenibilità ambientale, con varie iniziative che vanno dagli incentivi per chi utilizza la bici, al piano di riduzione dei consumi elettrici, fino alla scelta property di adottare il sistema LEED, indipendentemente dal costo”.

Ma la sostenibilità ha davvero un costo maggiore?
La risposta di Mario Mari, vice presidente di GBC Italia è concreta e tocca alcuni punti importanti “Dalle ricerche svolte risulta che, mentre la percezione di un prodotto sostenibile è + 12%, la reale maggiorazione di costo va da 0,8 a 10%, ma questo dato è poco significativo se gli strumenti LEED non sono visti come costi o vincoli ma sono utilizzati come tool per risparmiare, per affrontare in modo globale la complessità, per decidere e parametrare, per fare un esame delle reali necessità. La policy è rilevante perché l’informazione sull’impatto ambientale di un prodotto non è disgiunta dal prodotto stesso. Chi acquista ha il diritto di sapere non solo caratteristiche tecniche e performance ma anche l’impronta ambientale di ciò che sceglie. Il punto è un altro: innescando un circolo virtuoso bisogna creare le condizioni e le aspettative per cui non si possa tornare indietro, a partire dalle nuove generazioni. Creare un caso isolato di cui andare fieri non è sufficiente”.

Gli architetti riflettono in particolare sul tema della sostenibilità.
Eleonora Fontana di ICET Studios parla della necessità di saper spiegare a chi ha il potere decisionale, il significato e il valore di un edificio LEED anche in termini di manutenzione ordinarie e straordinaria “L’architetti 2.0 deve essere etico, sostenibilie e deve saper comunicare; dobbiamo studiare in maniera strutturata per far capire e far accadere ciò che reputiamo sia giusto. Se parliamo con un AD dobbiamo parlare il suo linguaggio, spiegare con i numeri con il calcolo dei risparmi. Abbiamo una responsabilità e non possiamo aggrapparci a scuse”.
Lucia Matti di Lombardini22 conferma che, dati alla mano, la sostenibilità paga “Il nostro obiettivo è far capire ai clienti che li aiutiamo a risparmiare intervenendo solo dove serve; abbiamo puntato sul creare un clima di fiducia più che sul ‘costa meno’ e anche la comunicazione ha avuto un ruolo importante. Attraverso cicli di incontri e un progetto di sviluppo armonico del territorio abbiamo creato una comunità che include anche i nostri clienti. Il nostro obiettivo è mettere in atto un contagio culturale…”
Matteo Artusi
torna a parlare delle responsabilità dell’architetto “Il cliente capisce quando ci sono vantaggi di business per lui, ma spesso siamo noi stessi a non credere e a non puntare sulla sostenibilità nascondendoci dietro a norme poco chiare o alla mancanza di cultura da parte di clienti e fornitori.”
Mario Garretti conferma: Garretti Associati fu il primo studio a ottenere la certificazione LEED Platinum per un edificio a Vimercate “Il developer intuì la maggiore vendibilità, i benefit indiretti, la comunicazione e il marketing gratuito- prosegue poi su un altro tema che lo cruccia- Nel 1994 abbiamo creato un portale di prodotti per eliminare i cataloghi cartacei, oggi scopriamo che anche internet inquina e dobbiamo cominciare a porci questo problema”.
Manuela Macchi conclude con una nota positiva: “E’ in atto una proposta di Direttiva Contabile al Parlamento e al Consiglio Europeo per migliorare la trasparenza delle informazioni delle grandi imprese sui loro principali impatti sociali e ambientali. Dovrebbe avere un ruolo importante in una ripresa economica forte e sostenibile dalla maggiore crisi del dopoguerra, contribuendo anche ad eliminare la focalizzazione sul breve termine che ha dominato troppo a lungo.”

Erano presenti alla WOW! Jelly Session #7:
Mariateresa Addario, sales account Nora Italia;
Daniele Andriolo, facility mngr;
Matteo Artusi, architetto Fondazione Italiana Bioarchitettura;
Alessandro Bonafede, AD Nora Italia;
Chiara Bondioli, Fondazione Vodafone;
Lella Castelli, responsabile mktg Sedus Italia;
Caterina Cedrone, Property Strategy Expert;
Eleonora Beatrice Fontana, architetto, ICET Studios;
Tiziana Galletta, area sales mngr 3Form;
Mario Garretti, architetto Garretti Associati,
Manuela Macchi, head of CSR and communication Holcim;
Lucia Matti, communication manager Lombardini 22;
Marco Mari, vice presidente GBC Italia;
Filippo Saba, direttore commerciale Interface;
Dorothea Scheidl-Nennemann, international public relations manager;
Renata Sias, editor WOW!

Testi a cura di Renata Sias, direttore WOW! Webmagazine