
Design after Design…Che cosa è il “Design dopo il Design”? Non aspettatevi di trovare alla XXI Triennale Internazionale di Milano oggetti futuribili simili a quello giallo (un’antenna? un satellite?) che anima la misteriosa campagna di comunicazione creata dall’agenzia KesselsKramer di Amsterdam.
Non aspettatevi di trovare il design del futuro. Il Design del 21°secolo -a partire da quello di oggi- segna soprattutto un ritorno all’artigianato. Un Neo-Artigianato evoluto che non utilizza più solo le mani e gli strumenti manuali, ma evolve grazie alle nuove tecnologie creando un oggetto industriale dalle infinite possibilità. E il design del manufatto spesso nasce dal design della tecnologia necessaria per realizzarlo.
L’omologazione e la standardizzazione, bandiere del Design Moderno, hanno perso il loro valore; in ogni settore del progetto la personalizzazione, la possibilità di coinvolgimento e partecipazione attiva dell’utente sono le basi del “design delle opzioni”, human centered che si confronta con i temi della filosofia e dell’antropologia.
Scardinato anche il fulcro del funzionalismo, altro vessillo del XX secolo, sostituito spesso da “funzioni” legate all’emotività e all’empatia.
Aggiungi poi le sacrosante tematiche della sostenibilità ambientale.
E non dimentichiamo il ruolo delle nuove tecnologie che permettono di realizzare oggetti unici in serie (e non c’è solo la stampante 3D, fortunatamente).
Il risultato è una conciliazione. La dicotomia tra arte e design, tra design e architettura, tra mano e macchina, tra pensare e fare, tra tecnologie innovative e sapiente artigianalittà, tra oggetto su misura e oggetto di serie è finalmente sedata, con buona pace di William Morris che 150 anni fa concepiva il progetto come “arts and crafts”. Lui però non era un nativo digitale… e le strade che oggi si aprono portano verso scenari affascinanti che si muovono tra global e local.
Scenari ottimisti e pieni di energia (mi sembra di poter percepire dalla prima frettolosa visita della press preview di ieri) come dimostrano gli articoli dedicati alle prime tra le mostre che abbiamo visitato in anteprima. In particolare “Sempering” al MUDEC e “New Craft” alla Fabbrica del Vapore, “Il Design come non lo avete mai sentito” al Museo della Scienza e della Tecnologia ( dedicata Snowsound di Caimi Brevetti), ma anche in molte delle partecipazioni nazionali, in particolare l’Angola al Palazzo della Permanente, con le geniali sedie di pneumatici – quasi un emblema del Design after Design- realizzate da Atelier Rastafa, progettista ed esecutore.
Alcuni di questi scenari possiamo assaggiarli nelle mostre della XXI Triennale, un’esposizione giustamente pensata non solo per addetti al settore, ma per un pubblico più vasto e che per i prossimi sei mesi (dal 2 aprile al 12 settembre 2016) invaderà non solo il Palazzo delle esposizioni della Triennale, sede ufficiale, ma oltre 20 sedi in città e fuori città, interessando anche la Villa Reale di Monza che ospitò le prime edizioni della Triennale.
I gadget Culto della XXI Triennale.
Dettagli futili per i trend maker compulsivi:
il gadget per eccellenza è sempre la T shirt. Al book store della Triennale è in vendita un modello “classico” nero con scritta XXI Triennale. Purtroppo non è in vendita quella bellissima con l’oggetto misterioso giallo di KesselsKramer indossato esclusivamente dallo staff.
Per piacere facciamo una petizione affinché la mettano in vendita anche al pubblico!
Altro Cult è la bottiglietta di 24Bottles in acciaio inossidabile, color giallo-triennale, e logo in rigoroso Helvetica bianco/nero. Utilizzandola al posto della bottiglia in plastica da 1/2 litro eviteremo di disperdere 0,08 KG di CO2 ogni volta che la riempiremo di sana acqua del rubinetto.
Essere ecologici è uno degli imperativi per il design del XXI secolo.
Testo di Renata Sias