
Essere agili, flessibili, dinamiche, snelle, smart. Questo sembra essere l’imperativo affinché le imprese siano in grado di competere. Il modello organizzativo di riferimento è quello della start up. Eppure un’azienda “stabile” è considerata un’azienda “sana”… Come può un’azienda strutturata adottare i metodi agili e flessibili di una start up senza minare la propria stabilità? E siamo certi che una start up che cresca oltre un certo livello non rischi di diventare statica e burocratica come una qualsiasi impresa ottocentesca?
Il tema dell’organizzazione aziendale agile solleva dubbi, genera paradossi, crea nuove metafore.
Paolo Bruttini, durante la presentazione del libro “Coaching: come trasformare individui e organizzazioni” ha sollevato un quesito: perché le aziende durano solo pochi decenni mentre le città durano millenni?
La sua spiegazione, supportata da ricerche svolte dall’Istituto delle Complessità di Santa Fe, tende a dimostrare che un organismo -città, civiltà o impresa che sia- vive più a lungo se la forma di governo è debole.
Perché i governi “deboli” sviluppano processi auto-organizzativi che rendono la città o l’impresa più forte. La la gerarchia è la naturale nemica della longevità e della stabilità di un’impresa.
Andare oltre la cultura del comando e del controllo e superare le gerarchie significa regalare lunga vita e stabilità all’azienda.
Mc Kinsey propone un’articolazione diversa per affrontare questo tema con il recente articolo Agility: It rhymes with stability (di Wouter Aghina, Aaron De Smet, and Kirsten Weerda) dove si sostiene che la soluzione vincente è quella di essere stabili e dinamici contemporaneamente. Un assioma valido per le start up come per le grandi aziende più strutturate.
Questo apparente paradosso si risolve mantenendo stabili la propria identità e alcune caratteristiche organizzative strutturali, ma affiancandole a un organismo flessibile votato al dinamismo e alla costante innovazione. Un concetto ben spiegato da una semplice analogia, quella dello smartphone, un oggetto che tutti conosciamo.
Gli elementi di “stabilità” sono rappresentati dall’hardware e dal sistema operativo, ma ciò che li rende dinamici, rapidi e agili sono le App, costantemente e facilmente aggiornabili, sostituibili, modificabili.
Mi sembra interessante pensare a un’impresa organizzata su questa visione, un corpo stabile con App che la rendano resiliente di fronte a minacce inaspettate e capace di sviluppare in modo dinamico nuove funzionalità, proprio come sanno fare i nostri insostituibili telefonini.
Testo di Renata Sias