Il nuovo concept di Salone Ufficio 2013 è stato affidato al Pritzker Jean Nouvel. Pare che il nome dell’archistar abbia entusiasmato i produttori italiani e stranieri.
Se la griffe francese avrà lo stesso effetto sui visitatori potremo tutti rallegrarci per questa operazione di marketing di grande effetto mediatico.
Indipendentemente dall’alto livello professionale di Nouvel e dal concept che ancora non è stato comunicato in modo dettagliato, confesso che la mia prima reazione, indubbiamente superficiale e autarchica, è stata: non avevamo un architetto italiano altrettanto valido cui affidare la nuova concezione del Salone Ufficio?
Poi ho riflettuto che forse il significato e lo spessore culturale del “vero” Made in Italy, quello che davvero ha imposto il valore dello stile e dell’Italian Way of Life in tutto il mondo (molto prima che questi termini diventassero abusati e noiosi), è proprio nella sua “apertura”. Apertura ai segnali esterni, ai professionisti stranieri, alle idee che ogni angolo del mondo genera. Questo profondo senso di accoglienza che gli imprenditori hanno applicato alla propria visione e al proprio business è stato uno degli elementi vincenti nel successo del design o della moda.
In attesa di conoscere il concept di Nouvel per il nuovo Salone Ufficio (le aspettative sono alte), resta da discutere il modello stesso di “fiera”, obsoleto e poco attrattiva se si limita ad essere un’esposizione di arredi ma non riesce a rappresentare con un progetto coerente anche le trasformazioni, i valori aziendali, le tendenze manageriali, i bisogni dei lavoratori e i nuovi Ways Of Working.
Auguro a Jean Nouvel un buon lavoro e apro un dibattito su questi temi per conoscere altri punti di vista.
Editoriale interattivo di Renata Sias