
Il periodo storico che stiamo affrontando, non è certo uno dei più semplici, ma visto con un ottica costruttiva e positiva, può diventare per le imprese un’occasione di rilancio, innovazione e valorizzazione.
Una delle possibilità che un’azienda può seguire è investire nella realizzazione di un archivio d’impresa.
In questo articolo -che esce in occasione di #archivissima2021- Sara Bertoldo, ricercatrice della Università IUAV, spiega come e perché valorizzare la propria storia aziendale, e come accedere ai finanziamenti a fondo perduto per la creazione e digitalizzazione di un archivio phygital.
Che cosa s’intende con l’espressione “archivio”?
Fino a poco tempo fa si pensava solo a luoghi fisici, dove si potevano trovare conservati e catalogati con criteri scientifici materiali relativi a progetti e realizzazioni degli architetti/progettisti, delle aziende, di istituzioni pubbliche e private o di collezionisti.
Certo una delle problematiche maggiori dell’archivio, ma soprattutto del museo, è la mancanza di spazi e risorse. Per superare tali problemi, oggi, dove tutto sta diventando immateriale, l’archivio potrebbe diventare un luogo virtuale in cui i documenti sono organizzati con criteri scientifici, dove con l’utilizzo di big data, si potrebbero archiviare migliaia d’ informazioni, connetterle tra loro e renderle facilmente accessibili a tutti e senza problemi di spazi adeguati per un esposizione.
Finanziamenti a fondo perduto per la digitalizzazione degli archivi.
Altro problema degli archivi e musei sono le spese da sostenere per la sua creazione e, in seguito per il suo mantenimento. In merito ci sono buone notizie, le imprese che nei prossimi anni vorranno adeguarsi alle nuove tecnologie, e magari investire nella digitalizzazione del proprio patrimonio culturale, potranno usufruire di finanziamenti a fondo perduto per lo sviluppo e la digitalizzazione.
Le regioni, in primis la Regione Veneto, nella programmazione economica 2021/2025, hanno intenzione di rilanciare l’economia territoriale investendo nella digitalizzazione e nella sostenibilità.

Le istituzioni, negli ultimi anni, si sono interessate alla valorizzazione del patrimonio aziendale, aprendo dei bandi ad hoc con l’intento di sostenere iniziative di valorizzazione, archiviazione e promozione del patrimonio storico e culturale aziendale (es. Regione Lombardia e le Camere di Commercio lombarde, attraverso il Bando “Valore d’impresa, imprese di valore” aperto nel maggio 2019 e Regione Veneto, dopo il successo del bando “Botteghe ed atelier aziendali. La tradizione si rinnova per guardare al futuro” “Botteghe e Atelier aziendali. Itinerari di scoperta dei patrimoni d’impresa”, nel 2020 ha stanziato ulteriori 2 milioni per atelier industriale e musei d’impresa per un sostegno innovativo a competitività dei marchi “Made In Veneto” e dei territori. (DGR XI/1545 del 15/04/2019; Dgr 1987/18 – Dec 6/pubblicato il 28/12/2018; Dgr 254/20 – Dec 198/20).
Perché è così importante per un’impresa valorizzare la propria storia?
Le ragioni sono molteplici, sicuramente la prima è cronologica, ovvero l’aver raggiunto un’età in cui si ritiene la longevità un valore da celebrare.
La seconda è la crescita di consapevolezza del proprio ruolo di soggetti della storia e di poterla “utilizzare” per rafforzare la propria identità specifica, una peculiarità in più per affrontare i mercati globali.
Tre buone ragioni per investire in un archivio/museo d’impresa.
Le motivazioni che spingono un’impresa ad aprire un museo sono principalmente tre, soggettiva, di marketing e sociale:
La prima soggettiva, nasce dalla curiosità dell’imprenditore di ricostruire le proprie origini, la nascita del un museo diventa conseguenza di una pubblicazione o di una mostra celebrativa di qualche ricorrenza aziendale e dei suoi proprietari.
La seconda è aziendale: le raccolte sono viste come strumenti attivi a disposizione dell’impresa in due diverse direzioni. Da una parte, l’obiettivo è fidelizzare i consumatori e differenziarsi rispetto alla concorrenza, quindi la finalità del progetto è legata alle strategie commerciali e di marketing, dall’altra si punta a farli diventare spazi importanti dove elaborare ricerche, progettare e sviluppare nuovi prodotti.

La terza è sociale, dove l’archivio/museo diventano luoghi per raccontare la storia di generazioni di persone e oggetti d’ incontro con il mondo esterno, per promuovere manifestazioni culturali e incentivare il rapporto fra impresa e territorio.(per approfondimenti: Bulegato, F. (2008) “I musei d’impresa. Dalle arti industriali
al design.” Roma: Carocci Editore).
Se tralasciamo le motivazioni prettamente personali, comprendiamo che investire in un archivio oltre ad essere un valore aggiunto per l’azienda stessa lo diventa anche per la comunità. Non dobb
iamo dimenticarci che raccontare la storia di un azienda e dei suoi prodotti, contribuisce a raccontare la nostra storia.
Per questo motivo è indispensabile che vengano create le condizioni e le opportunità affinché le imprese possano investire in questa attività.
Testo di Sara Bertoldo, designer e ricercatrice Università IUAV.

Didascalie:
Foto 1,11,12 (apertura e chiusura) Archivio Emme Italia.
Foto 2/4 : Museo e archivio Sedus, azienda che compie 150 anni.
Foto 5/10: Archivio Caimi Brevetti che raccoglie documenti e oggetti dal 1949 ad oggi: oltre 30.000 disegni, 15.000 fotografie e documentazione di mostre, eventi, manifestazioni; articoli fuori produzione; pubblicità e redazionali; cataloghi dispense tecniche.
Nelle foto:
Portacenere Universal (1968) , Portacenere modulare Astro (1968), Portavivande “la 2000” (1952) design Renato Caimi.
Libreria Socrate (1991) design Caimi Lab.