
Da deposito di oli a centro di creatività: la sede milanese di Chapman Taylor connette due immobili che nel corso degli anni hanno già subito diverse fasi di riuso e riadattamento. Una ristrutturazione conservativa che si concentra sulla qualità funzionale dello spazio, aperta nelle più di 40 postazioni al coworking e alla collaborazione con freelance e professionisti.
La presenza a Milano di Chapman Taylor, lo studio londinese nato nel 1959, risale al 2002 occupandosi di progetti di pianificazione urbana, spazi direzionali ed interventi ad uso misto, oltre che residenziale e di retail.
Dalla ricerca di un luogo più efficiente e flessibile, è nata la sede di via Pietrasanta 14, uno spazio di 350 mq, agli inizi del ‘900 deposito prossimo alla ferrovia di di distilleria e olii di inizio novecento prossimi alla ferrovia, e successivamente spazio teatrale, studi fotografici, e scuole di design.
L’intervento di ristrutturazione è stato soft, non ha puntato a stravolgere lo spazio, ma a puntare su una ristrutturazione funzionale e concettuale, come dimostra il mantenimento della leggera curvatura dei due archi di volta speculari che fanno da copertura, del disegno originario degli infissi, realizzati in ferro e l’intervento sulle pareti per far emergere il rosso dei mattoni o riaprire alcune finestre murate.
Lo spazio prevede 40 postazioni di lavoro, orientate allo smart working, alcune dedicate al coworking: uno spazio pensato per aprirsi alla collaborazione con professionisti e freelance, per arricchire l’ambiente di lavoro e dare nuovi stimoli.
Uno spazio frutto di una evoluzione storica anche dell’azienda, messa in scena durante l’inaugurazione, in un racconto affidato a installazioni, allestimenti e una performance teatrale nei quali poter riconoscere i valori di Chapman Taylor. Anche gli invitati sono stati coinvolti nella creazione dell’installazione e chiamati a instaurare un rapporto di reciproco scambio, attraverso un gioco/allestimento interattivo creato ad hoc.
Testo di Gabriele Masi.