
Il modo di lavorare cambia a seconda della generazione di appartenenza. Con l’arrivo della Generazione Z, coloro che oggi hanno meno di 20 anni, nei luoghi di lavoro convivranno 4 generazioni diverse. Una ricerca internazionale condotta da Ricoh Europe dimostra l’importanza dell’innovazione dei sistemi tecnologici, dei processi e dei modi di lavorare per permettere alle diverse componenti della popolazione aziendale di esprimersi al meglio.
“Non c’è dubbio che la Generazione Z avrà un impatto critico con il mondo del lavoro, che si deve adattare fin da ora.
Cercare di far entrare la nuova generazione nelle solite modalità di lavoro tradizionali, con i suoi soliti strumenti, semplicemente non funziona.
Se sono le persone quelle che fanno la vera differenza in azienda, le compagnie che avranno più successo saranno quelle che riusciranno a mettere la propria forza lavoro nelle migliori condizioni, da coloro che hanno più esperienza ai più giovani”.
Con queste parole David Mills, CEO di Ricoh Europe ha commentato i risultati di “4G Workplace“, una ricerca condotta (luglio 2015) su un campione di più di 3,300 persone in 22 Paesi diversi, tra Europa, Medio Oriente e Africa, che ha messo al centro la convivenza generazionale come una delle maggiori sfide che il mondo del lavoro dovrà affrontare nei prossimi anni.
Cresciuti sotto l’esempio della mentalità individualista dei genitori della Generazione X e con le storie dei nonni Baby Boomer e assistendo agli errori e ai successi della Generazione Y dei “Millennials”, i “Gen Z” sono individui unici, cresciuti contestualmente alla digitalizzazione e all’abbattimento dei confini e delle barriere di un mondo globale: una generazione che richiede insistentemente cambiamenti di prospettive e modalità di lavoro, in un mondo dove il costante flusso di innovazione, nuove tecnologie, prodotti e processi è diventato ormai la norma.
I risultati dell’indagine hanno messo in luce, innanzitutto, che, nonostante la maggioranza degli lavoratori intervistati (88%) consideri un vantaggio per una compagnia avere una forza lavoro composita dal punto di vista generazionale, ci sono ancora delle sfide che devono essere affrontate a livello manageriale: il 54% dei partecipanti al sondaggio afferma, infatti, che le aziende non riescono ad adeguare le modalità operative alle nuove generazioni.
Un secondo fattore evidenziato è il rischio di uno “scontro generazionale”: più di un terzo (35%) degli impiegati più anziani si aspetta un aumento delle tensioni sul luogo di lavoro legate all’arrivo di una generazione che si caratterizza per una forte convinzione di essere una forza di cambiamento positiva: il 65% ritiene che riuscirà a introdurre nuovi modi di lavorare; il 61% crede che ci sarà un’apertura verso nuove idee e un rinnovamento nel modo di pensare; mentre il 73% crede che il proprio futuro datore di lavoro riuscirà a soddisfare ogni tipo suo di esigenza (solo il 48% degli intervistati appartenenti alle altre tre generazioni, però, è dello stesso parere).
Le differenze nelle modalità di lavoro, aspettative e mentalità sono già fortemente percepite all’interno di un’azienda dal 65% del campione. Un esempio lampante del cambiamento è l’utilizzo della comunicazione face-to-face in ambito business, in pieno “declino generazionale” (dal 77% tra i Baby Boomers al 58% tra la Generazione Z).
La Generazione Z ha aspettative più alte priorità diverse riguardo al luogo di lavoro rispetto a quelle delle generazioni precedenti ed è anche è anche più facilmente soggetta a frustrazione.
Oltre all’aspetto economico, questa fascia di utenti mira soprattutto al work-life balance (48%), alla possibilità di lavorare con persone di valore (47%); desidera orari di lavoro flessibili, possibilità di carriera e sicurezza del lavoro (equivalenti al 42%).
“Come le nuove possibilità portate dalla digitalizzazione, così anche l‘arrivo della Generazione Z apre un ampio catalogo di opportunità per tutti i tipi di business”, conclude Mills. Compito delle aziende trovare le giuste modalità e condizioni per sfruttare al meglio queste opportunità.
Testo di Gabriele Masi.