
La giuria della XXVI edizione del premio ha attribuito il Compasso d’Oro ADI alla Carriera a Emilio Ambasz, uno tra i massimi architetti e designer internazionali.
Oltre ad essere titolare di 220 brevetti industriali e meccanici, detentore di 3 Compassi d’Oro per industrial design e di un’incredibile quantità di premi conferitigli in tutto il mondo, il Maestro argentino è un vero pioniere dell’architettura green nel mondo, come testimonia il centro ACROS di Fukuoka che recentemente ha celebrato il 25° anniversario.
Così come i suoi oggetti di design, anche le sue architetture sono presenti in tutto il mondo e davvero profetico è stato l’approccio di Ambasz all’architettura vegetale, quando “boschi verticali” non erano ancora trendy.
E’ vero che i Giardini Pensili esistono dal 660 ac, ma dopo i babilonesi l’edificazione di architetture verdi sembrava quasi dimenticata finché Emilio Ambasz – ben prima di Patrick Blanc e di Stefano Boeri- ha dato vita al Centro ACROS di Fukuoka un edificio di 100.000mq, prima grande opera architettonica in simbiosi con la natura, divenuta esempio e modello di ispirazione diffuso nel mondo; frutto di una ricerca e una visione innovative iniziate quarant’anni fa.
Un’intuizione che ha profondamente influenzato il mondo del progetto in tutto il mondo ispirando la convivenza tra architettura e natura.
Un approccio che Ambasz ha applicato con diverse varianti anche in altri suoi progetti, tra i quali l’Ospedale dell’Angelo di Mestre, riconosciuto come il primo “giardino della salute”, e nel 1998 l’antesignano bosco verticale per la sede ENI di Roma.
“Vedere molti altri utilizzare la materia vegetale nei loro progetti mi fa capire che la mia missione sta cominciando a dare i suoi frutti. Udire alcuni di loro affermare la paternità di queste idee mi fa sentire come un personaggio mitologico, ma so che è solo il caso di un destino freudiano annunciato”, commenta con eleganza Emilio Ambasz.

Il centro ACROS di Fukuoka 25 anni dopo.
Ambasz sostiene che il centro ACROS (acronimo di Asian CrossRoad Over the Sea) è la dimostrazione che “il concetto dominante per cui ‘le città sono per gli edifici e le periferie sono per i parchi’ è un errore. È scontato relegare il verde nella periferia lasciando il grigio in città: è un’idea che manca totalmente di immaginazione”: all’interno di centri urbani ad alta intensità abitativa si possono conciliare gli interessi della committenza, il bisogno di nuove costruzioni e la necessità di spazi verdi aperti e pubblici.
ACROS è andato oltre, permettendo a una grande struttura urbana di esistere in modo simbiotico con l’inestimabile risorsa di spazio pubblico aperto che contribuisce in modo significativo all’abbattimento dell’isola di calore circostante, alla riduzione del consumo di energia, di emissioni di CO2, e garantisce nelle stagioni calde una differenza di 15° C tra l’esterno e l’interno della prodigiosa piramide.
I 14 grandi giardini terrazzati che caratterizzano la struttura, ritmati da vasche e corsi d’acqua – nonché il belvedere panoramico sul tetto che offre una vista mozzafiato- sono aperti al pubblico, così come il terreno antistante.
“L’edificio – afferma Ambasz – è al centro di una città che aveva una piazza di 2 ettari e che ha ancora una piazza di 2 ettari”.
L’interno si sviluppa su oltre 97mila mq di spazi polivalenti con sala espositiva, museo, teatro da 2000 posti, aule congressi, uffici governativi e privati, centro informazione culturale per turisti, spazi commerciali e 4 livelli sottoterra.
“Per costruire un palazzo che salvaguardi l’ambiente – sottolinea Ambasz – ci vuole tecnologia, ma per fare Architettura con la A maiuscola ci vuole Arte.
Non si devono mai confondere, infatti, le acrobazie tecnologiche d’un palazzo che rispetta l’ambiente e risparmia energia con i sentimenti che suscita un’opera d’architettura che muove il cuore.
Se c’è una forza nelle mie idee architettoniche, deriva dal fatto che credo che l’architettura debba essere non solo pragmatica, ma anche muovere il cuore”.

Sin dagli anni ’70 Emilio Ambasz è profeta, poeta e pioniere della green architecture e promotore di un patto di ricucitura tra natura e costruito: “Ogni costruzione costituisce un’intrusione nel regno vegetale, ed è una sfida alla natura: dobbiamo concepire un’architettura che si erge come l’incarnazione di un patto di riconciliazione tra natura e costruzione, progettare edifici così intrinsecamente legati al paesaggio circostante che è impossibile che si disimpegnino l’uno dall’altro” dichiara il Maestro.
All’inaugurazione del centro ACROS, divenuto un landmark di Fukuoka, c’erano 76 varietà vegetali e 37.000 piante. Il previsto sviluppo naturale della piramide verde, spinto dalla forza della biodiversità, fa sì che oggi si contino 120 varietà e 50.000 piante.
