Nella conferenza stampa di presentazione del Padiglione Italia alla 17a Mostra internazionale di Architettura, La Biennale Venezia, il curatore Alessandro Melis spiega che il principale obiettivo del Padiglione Italia sarà quello di far riflettere in modo inedito i visitatori sui meccanismi di resilienza delle comunità, prioritaria chiave di lettura per il recupero di una nuova forma di interazione tra spazio urbano e territorio produttivo, all’insegna dell’interdisciplinarietà delle competenze e delle logiche evolutive non deterministiche, elementi centrali nei momenti di transizione.
Il progetto , promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, si fonda sulla convinzione che l’architettura debba contribuire in modo concreto al miglioramento della qualità della vita fornendo adeguate risposte agli epocali mutamenti ambientali e sociali in atto.
Pone al centro dell’esposizione, in tutta la sua viva drammaticità, la questione del cambiamento climatico e le impegnative sfide che interpellano l’architettura. In particolare, intende sottolineare come il cambiamento climatico stia mettendo a dura prova la sostenibilità del sistema urbano, produttivo e agricolo e quali siano le principali criticità e opportunità del nostro presente.
Alcuni assunti di base fanno da introduzione al Progetto: il ruolo centrale della Creatività, una creatività che nasce dalla transdisciplinarietà e dalle libere associazioni e che può offrire la strada per superare le difficoltà.
Attraverso 14 sezioni per altrettanti progetti tematici il Padiglione Italia proporrà un viaggio e stimolerà il pensiero associativo che ci permette di abbracciare la complessità.
E proprio la complessità della ricerca scientifica sarà proposta in modo semplice ma non superficiale con un messaggio chiaro, tentando di portare il rigore metodologico nella creatività.
“Il Padiglione Italia –spiega Alessandro Melis– promuoverà l’exaptation architettonica come manifestazione di diversità, variabilità e ridondanza, sfidando l’omogeneità estetica deterministica a favore della diversità delle strutture creative. Come il genoma e il cervello umani, il padiglione sarà una giungla abitata da strane creature dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza”.
Sarà per la prima volta sarà un Padiglione Italia NZEB. Per raggiungere questo scopo sono stati recuperati i materiali della scorsa Biennale Arte arricchiti da installazioni dedicate al tema uomo/ambiente.
L’esperienza del Laboratorio Peccioli – curato da Nico Panizzi, Ilaria Fruzzetti e Laura Luperi (dello studio Heliopolis 21 di Pisa)- avrà un ruolo centrale all’interno del Padiglione Italia, offrendo “un’occasione per riflettere su come modelli di sviluppo virtuoso in ambiti locali possano divenire esempio, matrice e modello da studiare, riproporre e replicare altrove”.
L’approfondimento e la diffusione dei contenuti del progetto saranno ampliati da un ricco calendario di eventi-panel in presenza e digitali, consultabili anche sul sito del Padiglione Italia.