
Apertura, dimensione visionaria, trans e multidisciplinarietà: la fusione tra nuove tecnologie e design e la necessità di considerare il prodotto come sistema dai molteplici aspetti richiede un ritorno ad un approccio di critical design. Un approccio, già insito nel design italiano, che si basa sull’integrazione di giudizi e diverse personalità per riuscire ad anticipare il futuro.
“Ascoltiamo i nostri clienti, ma dobbiamo assumerci noi la responsabilità di pensare all’innovazione. Come disse già Ford: “se avessi ascoltato i miei clienti, avrei dato loro un cavallo più veloce”. Noi abbiamo la responsabilità di sognare e pensare in maniera alternativa”. Antonio Boso, Head of Product Innovation di Samsung Italia, ha aperto così il suo intervento al Critical design: trasformare il pensiero innovativo, tavola rotonda organizzata da Arper.
Se come ha fatto notare l’arch. Marco Piva il progetto al giorno d’oggi ha assunto sempre più la dimensione del dialogo e del laboratorio, la domanda a cui dover dare una risposta è dove si deve orientare questa ricerca, soprattutto in un momento in cui le nuove potenzialità dell’IoT richiedono l’integrazione della tecnologia negli oggetti di design.
“Il design non è più intrappolato nella dimensione estetica, ma si sposta sul modello di business”, ha spiegato il prof. Francesco Zurlo, coordinatore del corso di Design del prodotto del Politecnico di Milano. “I circuiti accademici stanno diventando oggi degli osservatori sempre più importanti di come si fa impresa al giorno d’oggi. Oggi faccio un oggetto ad esempio una lampada, ma che non si limita ad essere solo una lampada, ma è anche un oggetto fonoassorbente, un oggetto tecnologico, o qualcosa d’altro. Dobbiamo cambiare una realtà che non è abituata alla transdisciplinarietà, ad un cross-thinking che è, però, la sfida di oggi”.
“Nel progetto man mano che si crea un prodotto c’è la tendenza di aumentarne le caratteristiche, aggiungendo un servizio: nello stesso contenitore così troviamo illuminazione, fonoassorbenza, interattività, diffusione acustica…” ha concluso Claudio Feltrin, presidente di Arper. “In questo quadro il design thinking italiano può diventare un punto di forza: intuitiva, artigianale, imprenditoriale, emozionale, poliglotta e multidisciplinare, la dimensione critica nasce dall’osservare e dal prevedere il futuro dal captare, interpretare e tradurre i segnali anche deboli che vengono dalla realtà.”
Testo di Gabriele Masi.
Foto di Luca Laversa.