
La conoscenza e la consapevolezza di sé, delle proprie risorse umane e delle nostre naturali propensioni è la chiave per l’innovazione: Andrea Montuschi, presidente di Great Place to Work, ci parla di FourSight, l’assessment specifico per misurare le preferenze che gli individui possiedono per le componenti essenziali del processo creativo: chiarificazione, ideazione, sviluppo e implementazione. A ognuno di noi viene più naturale una di queste attività, il segreto sta nel creare una squadra dove la diversità consapevole diventa l’asset principale.
Nato dagli studi del prof. Gerard J. Puccio dell’International Center for Studies in Creativity del Buffalo State College negli Stati Uniti, Foursight rappresenta oggi uno degli strumenti di assessmentmigliori per costruire aziende in grado di fare innovazione in maniera produttività e vincente. Andrea Montuschi, presidente di Great Place to Work, ce ne ha parlato in questa intervista, rivelandoci come la sua società, leader in Italia nello studio e analisi del clima organizzativo, abbia integrato Foursight come strumento per misurare, analizzare e aiutare la crescita aziendale.
Innanzitutto, cos’è l’innovazione?
L’innovazione è la messa a terra di un processo creativo. Gerard J. Puccio, il creatore di FourSight, ha diviso questo processo creativo in quattro fasi: chiarificazione, ideazione, sviluppo e implementazione.
In che modo Foursight ci aiuta ad aumentare la creatività in azienda?
L’assunto da cui parte tutto è che è vero che la diversità aiuta l’innovazione, ma la diversità conosciuta. Quando la diversità non è nota, conclamata e accettata dal gruppo, allora diventa una barriera, perché porta al rifiuto del diverso e a frizioni tra i diversi membri del team. FourSight riprende i quattro pilastri dell’innovazione e nell’assessment ci aiuta a capire dove la nostra natura ci è amica. Non è un assessment sulle soft skills individuali, ma ci dice dove abbiamo più facilità e dove meno.
Nel momento in cui ci accettiamo per quello che siamo la diversità diventa una leva dell’innovazione.
Cosa ci dicono precisamente i risultati di FourSight?
Ci dicono dove siamo più naturalmente predisposti e dove dobbiamo maggiormente lavorare. Lo stesso Gerard Puccio ha ottenuto un punteggio bassissimo sull’ideazione, ma di lavoro fa l’ideatore. Come ha fatto? Si è circondato di strumenti e di persone che glielo permettono. In un certo senso FourSight ci aiuta a sforzarci nelle aeree in cui non siamo naturalmente predisposti. È ideale anche a livello di team: capire la natura di tutti i nostri colleghi, se si ha la fortuna di poterli scegliere, ci permette di creare team diversi.
Foursight, dunque, non è un buono strumento per fare recruiting: mi rivela una naturale predisposizione, ma la persona davanti può aver acquisito una esperienza che le permette di avere skills più ampie.
In che cosa Foursight risulta allora uno strumento vincente?
Ci sono diversi strumenti simili utilizzati in azienda, ma FourSight è l’unico specifico per l’innovazione. Inoltre, differenza di altri metodi come ad esempio i cappelli i sei cappelli per pensare di Edward De Bono, non da nessuna ricetta preconfezionata. Perché in un progetto tutto sta da che fase devi partire. Dove siamo? Cosa esiste già? Da che fase dobbiamo partire? Di quali figure abbiamo bisogno in ogni specifica fase? La composizione del team ideale è quello che ha le persone giuste per la fase che il processo ideativo sta affrontando. È un po’ un “pick-and-choose”: vado a prendere le persone ogni volta che mi servono.
Qual è il livello dell’innovazione in Italia? Ed è vero che noi in Italia siamo più ideatori?
La creatività non è ideazione e basta, se ci pensiamo sono uscite negli ultimi anni più innovazioni dal mondo tedesco, che dal mondo italiano, o dall’America o dall’est asiatico… perché alla fine se noi generiamo 5500 idee, ma non le “mettiamo a terra”, alla fine non esce nulla. L’italiano medio sembra essere: bellissime idee, tutte nel cassetto. All’estero, invece, magari escono meno idee, ma vengono implementate.
Noi dobbiamo spingere all’innovazione come sistema paese, sulla formazione sull’innovazione, sul creare persone che capiscono e masticano e respirano l’innovazione tutti i giorni. Investire nell’innovazione una volta era un “nice to have” classico, adesso è come l’inglese: non posso pensare di essere competitivo senza avere gente capace di fare innovazione.
Come si rapportano i singoli e le aziende ai risultati di FourSight?
Una tendenza tipica è che il selezionatore tende a selezionare persone simili a sé: a volte si trovano aziende con persone dello stesso stile.
Un profilo FourSight, invece, che inizialmente delude molto i partecipanti è quello dell’integratore, colui che non spicca in nessuno delle quattro fasi, ma che è in grado di gestirle tutte. In realtà è un ruolo molto importante, è il lubrificante dei gruppi, il suo obiettivo è spesso il benessere comune. Di solito sono il 10%, a volte arrivano al 20%.Certo con il 50% di integratori, la natura di questa azienda sarà grande gioia, ma poca produzione.
Ovviamente la tipologia di team dipende dalla tipologia di azienda, ma spesso si trascura il fatto che per essere innovativi è meglio non avere metà azienda di personalità solo ideative: servono i doer.
Quali consigli si possono dare allora alle aziende?
Per le aziende, comprendere chi abbiamo nel nostro team è fondamentale per lavorare bene. Bisogna andare oltre il CV e il background professionale. La diversity si conferma molto importante e bisogna essere coraggiosi nella diversity. Prendere persone cross-funzionali e metterle a lavorare con altre persone fa bene. Non sto parlando di job-rotation, ma più di pop-up teams che lavorano su obiettivi precisi a medio termine con persone diverse e raggiunto l’obiettivo si dissolvono per formare altri team.
E ai liberi professionisti o a chi si affaccia al mercato del lavoro?
Lavorare sul comprendere se stessi è sempre vincente, ci aiuta a fare pace con noi stessi e a costruire quello che vogliamo diventare e dove ha senso investire. Quando io so il massimo di me e trasmetto il massimo di me il team lavora meglio.
All’azienda ho detto coraggio, all’individuo niente timidezza. Non si gioca più con le carte coperte: a volte l’errore sta nel cercare di farmi vedere come penso che le aziende mi vogliano, ma questo oggi non paga.
Testo di Gabriele Masi.