“M’illumino di meno”: Bel titolo a sostegno di una azione virtuosa, ma ho molti dubbi. Spegnere la luce è un gesto catartico fatto individualmente, fa parte delle azioni rituali per sentirci un po’ più a posto con la nostra coscienza energetica.
Tuttavia segnalo fatti. Il consumo domestico è percentuale minima del consumo di energia e, all’interno del consumo domestico, le lampadine sono percentuale esigua rispetto ai ben più voraci elettrodomestici, ferri da stiro e scaldabagni, per non parlare del popolo casalingo di caricabatterie e apparecchi sempre in stand by. E se guardo fuori di casa registro una opposta cultura dello spreco di luce, nelle città, nelle strade, sulle facciate, nei palazzi per uffici per ossessivi motivi di sicurezza e in tutti gli spazi dedicati al commercio, lo spreco è pazzesco. Ma questa voracità energetica esigeva un suo sacrificio rituale (una vittima sacrificale): la lampadina ad incandescenza, immolata sull’altare della lobby europea dei produttori di corpi illuminanti che parlano solo di LED, il cui minor consumo giustifica l’aumento massiccio della quantità di corpi illuminanti. Credo si consumi più di prima. Mi piacerebbe avere dei dati sul consumo medio attuale di energia per l’illuminazione di uffici e negozi oggi rispetto a 30 anni fa. Sento impotente nostalgia per il piccolo sole di Edison.
Testo di Franco Raggi
Didascalie
Franco Raggi (Photo Giovanni Gastel)
Lampada da sospensione Trifluo di Artemide, design Franco Raggi.
Lampada da terra Flute Magnum di FontanaArte, design Franco Raggi.