Il nome scelto da GBPA Architects (acronimo di Green, Building, People, Attitude) è un’esplicita dichiarazione di intenti; questa società di progettazione integrata crede infatti nell’approccio ESG, in un’architettura Green sotto ogni aspetto: sostenibile per l’ambiente, per le persone, per il contesto, per l’economia e per la sua gestione a lungo termine.
In occasione della tavola rotonda “Reconnect: conversazioni con il Real Estate” organizzata a Milano da GBC Italia con il supporto di Interface e Mapei, questo approccio è stato ben esposto dall’arch Federica De Leva, partner di GBPA Architects, attraverso l’illustrazione di 5 progetti emblematici realizzati dallo studio.
1. ESG non solo un risultato da raggiungere ma un modo di pensare.
Edificio U3:nuova costruzione a Milanofiori Nord.
I criteri ESG, Enviroment, Social e Governance non sono una novità per la cultura architettonica. La buona architettura è sempre stata sostenibile, intendendo con questo termine appunto, un’attenzione all’ambiente, ai fattori sociali, alla gestione dell’edificio stesso, all’uomo nella sua complessità. Quindi non soltanto dal punto d vista funzionale e tecnico ma anche evocativo ed emozionale.
Quando i rapporti di equilibrio tra questi fattori iniziano a rompersi in maniera significativa, e questo è avvenuto negli ultimi cinquant’anni, è stata proprio la cultura architettonica, a partire dalle prime spinte ecologiste degli anni ’70, che l’architettura stessa ha alzato la voce e ha chiesto che si tornasse a parlare di architettura non soltanto in termini economici, finanziari o di mero profitto.
Quindi convinti di questo assunto, ossia che la buona architettura sia sempre sostenibile, nel nostro acronimo GBPA, cioè proprio nel nostro DNA, sono contenuti i driver del nostro lavoro, del nostro modo di progettare, del nostro modo di pensare. Il nostro approccio è vedere in modo integrato tutti gli aspetti che guidano la nostra attività.
Riteniamo da sempre che la sostenibilità ESG non è soltanto un risultato da raggiungere, un modo di fare e di operare, ma è proprio un modo di pensare, un modo di essere, un principio che deve guidare costantemente strategie e decisioni progettuali e aziendali.
E questo noi lo applichiamo in tutti i nostri progetti, anche nella riqualificazione di edifici esistenti e nella progettazione di interni di qualsiasi tipologia, oltre che nella nuova costruzione, come ad esempio l’edificio U3 (un volume trasparente di 11.000 mq , chiuso tra due ali leggere a Milanofiori Assago; 9 piani esterni più 2 sottostanti a destinazione parcheggio).
2. Progettazione integrata come strategia di sostenibilità.
Amazon HQ: un esempio virtuoso di fare sistema.
Appare chiaro che la costruzione di un edificio non è più da tanto tempo l’espressione solo di un committente più o meno illuminato e di un architetto più o meno sensibile, ma è un processo estremamente complesso, estremamente difficile da affrontare da soli. Quindi ecco la progettazione integrata come processo imprescindibile per la buona riuscita di un progetto, ma non solo in senso tecnico.
E’ necessario dare alla progettazione integrata un significato e un senso più allargato. Per progettazione integrata si intende oggi la messa in campo, fin dall’inizio, dal Concept, di un organismo tecnico in grado di gestire tutte le fasi del processo, attraverso l’integrazione e il coordinamento di tutte le discipline specialistiche necessarie.
Soltanto attraverso la progettazione integrata è possibile garantire una costante verifica della qualità, intervenire con elementi correttivi in tempo reale e ridurre il rischio e l’imprevisto. Quindi, portare a termine e raggiungere gli obiettivi della committenza: rispettare tempi e costi. Ma è anche l’unico modo per raggiungere gli obiettivi della sostenibilità.
Tutto questo però non può essere delegato solamente al progettista. Ecco che la progettazione integrata deve essere vista come un gioco di squadra, una filiera integrata che veda coinvolti e collaborativi tutti gli attori di questo processo e di questa filiera: da quello politico amministrativo, a quello finanziario, fino ad arrivare alla dimensione di impresa, muoversi insieme in una medesima direzione.
Il progettista si trova sempre a dover mediare fra tutti questi attori, a occuparsi anche del loro coordinamento, trovandosi un spesso solo ad affrontare una battaglia a volte impari.
Un esempio di applicazione di progettazione integrata che ha avuto sicuramente un notevole successo da tutti i punti di vista è il progetto della riqualificazione dell’ immobile di Viale Monte Grappa a Milano, nuova sede direzionale di Amazon, che è stato il frutto proprio di un lavoro di squadra molto interessante e molto ben riuscito, che ha visto una comunione di intenti fra la Committenza, Antirion SGR, la parte tecnica affidata, oltre a GBPA che si è occupata della progettazione architettonica, alla società di ingegneria Tekne ed ad Arup per il project management, l’impresa stessa che è stata estremamente collaborativa e non sempre questo purtroppo accade.
In questo caso, la filiera si è proprio conclusa: il tenant che ha scelto questo immobile ha partecipato alla buona conclusione di questo progetto, che è stato un successo da tutti i punti di vista: commerciale, finanziario ma anche di sostenibilità, avendo ottenuto il LEED Platinum e anche sicuramente di attenzione alle persone che abitano adesso l’edificio e il contesto circostante.
3. Il rispetto dell’ambiente come motore della progettazione.
POLA 9/11: riqualificazione a basso impatto.
La certificazione LEED è fra i criteri di sostenibilità senz’altro quello più facilmente misurabile. Ciò che emerge è che non si può più progettare senza pensare ad una certificazione di sostenibilità. Questo accompagna tutti i nostri progetti.
Un altro esempio è la riqualificazione dell’edificio in Via Pola, anche questo un processo di progettazione integrata che ha portato alla riqualificazione completa di un immobile degli anni 60/70 con l’ottenimento poi di una certificazione LEED.
Una certificazione ormai diffusa, insieme a nuovi protocolli, nuove certificazioni che si stanno sempre più diffondendo.
Milano è stata considerata dal report GBC Italia, nel 2019, una delle cinque città più sostenibili d’Europa. Purtroppo, però Milano è un po’ una mosca bianca nel panorama italiano. Se consideriamo infatti il resto del territorio è evidente che è stato costruito davvero poco rispetto al passato, e che nel parco edilizio italiano la maggior parte degli edifici siano ancora a bassissime prestazioni energetiche. Questo è sicuramente un ambito in cui bisognerà lavorare nel futuro in maniera sostanziale e questa è una premessa importante per un futuro più sostenibile.
4. Progettare e costruire rispettando il capitale umano, il suolo e il tessuto urbano.
Palazzo di Fuoco: un volano per la rigenerazione urbana.
Un altro esempio è la ristrutturazione di Palazzo di Fuoco in Piazzale Loreto. Come abbiamo detto prima sicuramente la prestazione energetica, la riduzione del consumo di energia, di acqua ecc. è tangibile, è qualcosa che si può misurare, c’è invece un altro aspetto molto importante nella sostenibilità ed è proprio l’attenzione al capitale umano, al contesto, alla comunità e ho inserito questo progetto perché difatti è un esempio abbastanza importante di rigenerazione urbana e sociale.
Un progetto che sicuramente ha rappresentato un volano per questa zona di Milano che, grazie anche al nuovo progetto LOC per Piazzale Loreto, sta iniziando ad attrarre l’attenzione degli investitori. Speriamo quindi che possa comportare un miglioramento complessivo.
5. Conoscenza e formazione per un vero cambiamento.
Regina Giovanna: il risultato di una visione completa e codificata.
Un altro esempio di riqualificazione che stiamo realizzando, un’altra progettazione integrata per il committente Kryalos sgr, è un edificio in Viale Regina Giovanna, una completa riqualificazione, anche in questo caso stiamo puntando al LEED Platinum.
Bisogna però fare attenzione perché abbiamo visto che il “nuovo” ormai ha degli standard di sostenibilità e di attenzione a determinate tematiche che sono ormai imprescindibili, però dobbiamo tenere conto che l’85% del patrimonio immobiliare è stato costruito prima degli anni ’70.
E soltanto l’1% all’anno di questo patrimonio viene ristrutturato. Stiamo parlando ancora di numeri forse ancora un po’ bassi sui quali bisognerà senz’altro lavorare in futuro.
Quello che ritengo sia importante è che nonostante questi temi siano sempre di estrema attualità, forse un po’ di moda alle volte, c’è ancora poca conoscenza, poca formazione, anche nel nostro stesso settore; quindi, c’è proprio la necessità di condividere il più possibile le informazioni, di stimolare il dialogo, di partecipare.
Troppe volte ci si trova a dover lottare per far capire come l’utilizzo di un certo tipo di tecnologia o di un certo tipo di materiale che nel breve periodo comporta sicuramente un investimento maggiore, nel lungo termine ha un beneficio molto più grande in termini economici, in termini di stabilità e reputazione dell’impresa, nonché benefici per la salute dell’edificio, la sua gestione e per le persone che lo vivranno.
Quindi la conoscenza, l’aggiornamento, la formazione professionale è fondamentale per poter permettere la transizione verso una sostenibilità che si concretizzi in maniera reale.
Testo di arch Federica De Leva, partner di GBPA Architects.