
Addormentata per un anno e mezzo a causa della pandemia, come per incantesimo Milano si risveglia grazie al “bacio” del supersalone: una fiaba a lieto fine che non solo il mondo del design, ma l’intera città hanno vissuto nei giorni della Milano Design Week.
La gioia, l’entusiasmo di tornare alla normalità erano tangibili. E il ringraziamento va soprattutto al tanto travagliato supersalone che, alla fine, ha vinto la sua scommessa.
Ora l’attenzione è già volta al “vero” Salone del Mobile di aprile, con la sua nuova presidentessa Maria Porro e la consapevolezza che l’edizione basic del 2021 abbia innescato un nuovo linguaggio e nuove visioni e abbia qualcosa da insegnare anche per le grandi manifestazioni del prossimo futuro.
Questo Salone inedito ha soddisfatto -e probabilmente superato- le aspettative di tutti; anche chi era stato critico si è dovuto ricredere. E’ stato giusto fare questa anomala edizione settembrina; questa formula “di transizione” si è dimostrata adatta per la situazione eccezionale che abbiamo vissuto e ancora stiamo vivendo.
Non ci sono parole migliori di quelle del curatore Stefano Boeri, per descrivere il supersalone.
“Aperto al pubblico, all’interazione digitale e all’acquisto, con un formato espositivo limpido e capace di valorizzare i prodotti, completamente riciclabile nei materiali e smontabile negli allestimenti, il supersalone è stata la dimostrazione che, nei momenti di difficoltà, l’intreccio tra coraggio, passione e chiarezza negli obiettivi è una leva che può cambiare il mondo.”
E’ emerso con chiarezza il forte valore simbolico del Salone, il suo ruolo di volano nell’innescare quell’impulso di cui avevamo bisogno.
Perchè, diciamolo: il Fuori Salone non può esistere senza il Salone del Mobile (in qualsiasi sua declinazione).
Pur affermando il merito delle grandi manifestazioni/istituzioni/musei che fanno da cardine a tutta la Design Week, la riconoscenza va soprattutto alle aziende che hanno accettato la sfida, creduto in questo supersalone e si sono generosamente messe in gioco (… nonostante qualcuno avesse accusato di avarizia gli imprenditori!) e insieme all’organizzazione hanno dato vita in tempi da record a questo piccolo “miracolo a Milano”.
Ineccepibile la qualità dei nuovi prodotti esposti, che l’essenzialità dell’allestimento ha messo in evidenza.
Hanno fatto da contrappunto la splendida mostra “Prendi posizione” dedicata alla sedia, organizzata da Adi Design Museum con l’esposizione dei masterpiece del suo archivio storico e le sezioni dedicate ai giovani designer e al Best of Class 2020/21 Award che ha messo in luce l’ampiezza dei campi di applicazione del design che vanno ben oltre il furniture design e le soluzioni di arredamento.
Un Design che utilizza tecnologie innovative oppure tradizionali, si rivolge in particolare alle necessità dei Paesi in via di sviluppo e ha come approccio di base la visione eco-sostenibile.
Il Muro dei Prodotti
Una riflessione, in particolare, merita il tanto chiacchierato allestimento ideato da Lukas Wegwerth.
Un allestimento modulare in metallo e legno grezzo, facile da assemblare e disassemblare, pensato per essere riutilizzato in altre manifestazioni, che crea pareti verticali volutamente basic dove esporre i prodotti, interrotte da varchi neri che ne permettono l’attraversamento e da spazi aperti occupati da sgabelli e piante.
Certamente si possono pensare delle modifiche o dei miglioramenti che i tempi stretti non hanno probabilmente permesso di attuare, ma questo format si dimostra valido e non è escluso che qualche riutilizzo venga fatto anche dal prossimo Salone del Mobile.
Un allestimento democratico con il quale si possono creare set di dimensioni ridotte che permettono dunque anche a piccole aziende di partecipare al Salone con un investimento ragionevole.
Un allestimento “misurato”, molto più aderente alla situazione attuale dove sarebbe decisamente fuori luogo l’esagerazione degli stand iperlussuosi da 1000 mq con ristorante annesso.
Un allestimento fisico che integra perfettamente la comunicazione digitale, e ha permesso agli espositori di coinvolgere il visitatore e di regalare esperienze emozionanti anche senza la megasuperficie e l’eccesso di immagine dei consueti stand da fiera.
Un allestimento versatile che nulla ha tolto alla creatività. Qualcuno aveva visto nella verticalità un limite alla possibilità di esporre, ma i fatti hanno dimostrato che la verticalità del Muro esalta i prodotti (per esempio Arper, Caimi, Pedrali) , permette scenografie di grande impatto (Porro, Estel, CUF Milano) e soprattutto non è un limite all’attitudine visionaria come nel caso dell’emblematico aereo con i suoi oblò animati, ideato da Ron Gilad per Molteni (con poltrone disegnate da Gio Ponti), capace di far sognare, di portare in volo, in alto il Design e noi tutti.
Testo di Renata Sias
I numeri del supersalone
425 brand espositori ( 16% esteri) oltre a 170 giovani studenti provenienti da 22 Paesi e 39 designer indipendenti.
Oltre 60mila presenze, in sei giorni da 113 Paesi. Più della metà sono stati operatori di settore e buyer (il 47% provenienti dall’estero). Quasi 1.800 i giornalisti accreditati da tutto il mondo.
La nuova piattaforma digitale del Salone del Mobile.Milano ha amplificato l’evento dando vita a una community.
Oltre 22mila scannerizzazioni di QR code tramite la nuova app. Il Web ha contato su 1,5 milioni di visualizzazioni di pagina con una media di 90mila utenze giornaliere. Il nuovo account TikTok del Salone del Mobile.Milano, con 19 video caricati nei primi 5 giorni di “supersalone”, ha avuto più di 630mila view totali, mentre sono 2mila gli streaming per i primi tre episodi del podcast Super! entrati subito nella Top 100 Italia di Apple Podcast. I canali social (Instagram, Facebook, Linkedin, Twitter) hanno registrato 15 milioni di impression, 25mila interazioni e 50mila visualizzazioni dei video.