
Sostenibilità è una parola abusata; anche in occasione della Milano Design Week è stata spesso utilizzata come leva di marketing senza un reale riscontro nei fatti: in questi casi si parla di Greenwashing.
Su questo tema ci confrontiamo con Elena Veneziani, Business Development Manager, UL’s Environment and Sustainability Division, che in sette punti- spiega perchè il Greenwashing danneggia il mercato dei prodotti green.
“Green washing” è l’atto di ingannare i consumatori in merito alle pratiche ambientali di un’azienda o ai benefici ambientali di un prodotto o servizio.
Il Greenwashing danneggia il mercato dei prodotti green perché genera uno scetticismo tra gli acquirenti esteso a tutto il mercato dei prodotti che si dichiarano sostenibili, erode la fiducia dei consumatori, fa aumentare l’attenzione degli organi di regolamentazione preposti a causa dei reclami dei consumatori.
Ecco quali sono i sette principali peccati del Greenwashing.
Peccato #1: Il trade-off nascosto
Questo peccato viene commesso suggerendo che un prodotto è “sostenibile” in base a uno o due attributi, ignorando altri importanti problemi ambientali.
La carta, ad esempio, non è necessariamente preferibile dal punto di vista ambientale solo perché proviene da una foresta coltivata in modo sostenibile. Altre importanti questioni ambientali nel processo di fabbricazione della carta, tra cui l’energia, le emissioni di gas serra e l’inquinamento idrico e atmosferico, possono essere ugualmente o più significative.
Peccato #2: Mancanza di Prove
Questo peccato è commesso da qualsiasi dichiarazione ambientale che non può essere supportata da informazioni facilmente accessibili o da un’affidabile certificazione di terze parti.
Esempi comuni sono i i prodotti in carta che rivendicano varie percentuali di contenuto riciclato post-consumo senza fornire alcuna prova.
Peccato #3: Usare una dichiarazione vaga
Questo peccato è commesso da qualsiasi dichiarazione ambientale così ampia o mal definita che il suo vero significato potrebbe essere frainteso dall’acquirente o dal consumatore finale.
“Tutto naturale” è un esempio. Arsenico, uranio, mercurio e formaldeide sono tutti presenti in natura e velenosi. “Tutto naturale” non è necessariamente “sostenibile”.
Peccato #4: Irrilevanza
Una dichiarazione ambientale può essere assolutamente irrilevante, seppur veritiera quando non è importante e / o inutile per gli acquirenti o i consumatori che cercano prodotti genuinamente più ecologici. “Senza CFC (clorofluorocarburo)” è un esempio comune, poiché è una dichiarazione frequente nonostante il fatto che i CFC siano vietati dalla legge.
Peccato #5: Sottolineare “Il minore tra i due mali”
Alcune dichiarazioni che possono essere vere, rischiano di distrarre l’acquirente o il consumatore dai maggiori impatti ambientali della categoria nel suo complesso.
Le sigarette biologiche potrebbero essere un esempio di questa categoria.
Peccato #6: Fibbing
Questo peccato è commesso facendo dichiarazioni ambientali semplicemente false. Gli esempi più comuni sono stati i prodotti che affermavano falsamente di essere certificati o registrati Energy Star.
Peccato #7: Adorare false etichette
Questo peccato è commesso da un prodotto che dà l’impressione (attraverso l’uso di parole o immagini o entrambi) di aver ottenuto approvazione da parte di enti terzi laddove tale certificazione non esiste realmente; etichette false, in altre parole.
Il contributo da parte di un ente terzo, come UL che applica la scienza nei processi di certificazione e validazione, può aiutare le aziende produttrici a identificare le migliori modalità e diciture da utilizzare sui propri prodotti “green”.
Attraverso test di laboratorio e/o ispezioni, viene rilasciato un marchio credibile e riconosciuto che contiene tutti gli elementi essenziali al consumatore per risalire alle informazioni e agli standard che hanno permesso di utilizzare una particolare “dichiarazione di sostenibilità”.
Attraverso le Environmental Claim Validation, o Validazioni di Asserzioni Ambientali, è possibile distinguere i prodotti e le aziende che hanno davvero intrapreso una strategia volta alla sostenibilità a tutto tondo.
Anatomia di un marchio credibile
– Una dichiarazione di idoneità rende la conformità più semplice per i produttori
– Il numero dello standard di riferimento è incluso per aumentare il livello di trasparenza
– URL consente l’accesso a consumatori e utilizzatori a un database, come SPOT di UL per verificare in modo facile, veloce e trasparente la veridicità delle dichiarazioni.
Testo di Elena Veneziani (FurnitureEU@ul.com)