
Le piante come soluzione tecnologica per purificare l’aria dell’ufficio: è questa l’idea alla base della Fabbrica dell’Aria, progettata del neurobiologo Stefano Mancuso e Pnat in collaborazione con Lombardini22 che ne ospita il primo prototipo nella sua sede di Milano. L’ufficio diventa la metafora della città del futuro immaginata da Mancuso: un mondo dove le piante, come all’inizio della vita sulla terra, saranno chiamate a riassorbire l’anidride carbonica per garantire ancora condizioni ambientali vivibili. La Fabbrica dell’Aria si basa su una serra di 35 metri quadri capace di filtrare l’aria all’interno del workplace, garantendo migliori condizioni di lavoro e di benessere per tutti i dipendenti.
Il ruolo e la presenza delle piante in ufficio sono cresciuti di anno in anno, ed sono stati al centro di diversi interventi di interior design legati al wellbeing mentale e fisico delle persone. Il progetto della Fabbrica dell’Aria propone un passo in più in questa ricerca, connettendo il benessere in ufficio all’esigenza globale di trovare soluzioni per fermare il cambiamento climatico.
In un’epoca che moltiplica costantemente la sua potenza e innovazione tecnologica, la Fabbrica dell’Aria è un invito a non dimenticare le proprietà “curative”delle piante, anche per quanto riguarda l’ambiente:
“Il cambiamento climatico è dato dalla crescita dell’emissione di anidride carbonica. Non sarà l’efficienza tecnologica a risolvere questo problema. Con mille miliardi di alberi in 30 anni noi potremmo riassorbire 1/3 dell’anidride carbonica che abbiamo prodotto. Costerebbe una frazione irrilevante rispetto al problema che andiamo a risolvere”, ha dichiarato Mancuso.
Come racconta Lucia Matti, PR & Events Lombardini22, il progetto nasce dall’incontro tra l’esperienza di Lombardini 22 e le idee neurobiologo Stefano Mancuso, che prosegue:
“In 15 anni di lavoro non abbiamo mai trovato un luogo confinato con un’aria che non sia almeno 3 volte peggiore di quella dell’esterno”, afferma lo scienziato. “Queste fabbriche dell’aria sono in grado di depurare al 97 al 99.7% degli inquinanti dell’aria che sono a detta dell’OMS la prima causa di morte in occidente. Per il particolato e la polvere abbiamo tra il 97% e il 99% di filtraggio. È una questione scientifica e misurabile. Il fatto che non si utilizzino le piante nelle città è legato ad una barriera culturale”.
Il sistema della Fabbrica dell’Aria si basa sul filtraggio dell’aria indoor già presente in ufficio, aspirata e forzata attraverso il letto di crescita delle piante, e reimmessa purificata nell’ambiente stesso, dopo essere stata a contatto con le piante presenti nella serra di 35 mq.
Tutto il processo si basa sul sistema di filtrazione botanica Stomata, brevettato da Pnat, che utilizza predilige piante con un’ampia superficie fogliare come il Ficus, la Chamadorea, la Kentia, la Strelitzia Reginae, la Strelitzia Nicolai e il Filodendrum, assieme a piante rampicanti.
Il sistema utilizza, inoltre, un’illuminazione artificiale regolata sia in base alle esigenze dello spazio architettonico, sia a quelle fisiologiche delle piante, che determinano la scelta della gradazione cromatica. Infine, un sistema di sensori permettere di misurare e visualizzare in tempo reale il miglioramento della qualità dell’aria che transita dalla serra.
Testo di Gabriele Masi.
Foto di Filippo Podestà.