
È un abito ultra-performante su misura per le antiche strutture industriali l’intervento architettonico di sviluppo terziario firmato da Giuseppe Tortato.
Quando ho chiesto al visionario architetto Giuseppe Tortato di raccontarmi la “sua” Forgiatura, il progetto che più di ogni altro lo ha imposto sullo scenario architettonico internazionale, mi sono dovuta ricredere sulla mia convinzione che il recupero industriale sia spesso solo mero citazionismo di forme del passato che, come scenografie, accolgono nuove destinazioni d’uso senza alcuna attenzione filologica per il passato che testimoniano.
La nuova Forgiatura, intervento di sviluppo terziario in prossimità della Milano in cammino verso Expo 2015, radica infatti la sua ragion d’essere nell’autenticità del recupero che la connota: le vecchie strutture rivettate degli ex capannoni di lavorazione dell’acciaio hanno dimostrato di sopportare il carico dei nuovi e ultra performanti tamponamenti degli edifici e sono realmente l’ossatura dell’intervento, riportate con cura e onestà a svolgere il loro compito strutturale.
Ciò che è completamente nuovo invece è stato inserito come fosse sospeso, di passaggio o visibilmente “altro” dalle preesistenze, come “l’UFO”, la sopraelevazione di un edificio uffici esistente, provocatoriamente appoggiato a sbalzo sulla palazzina.
Il verde interviene, infine, come grande elemento innovatore ed unificatore fra i loft: un verde “architettonico”, spigoloso com’è nello spirito dell’intervento, ora giardino in pendenza a insinuarsi fra gli ex capannoni della Meccanica, ora copertura della collina Raimondi, pensata per far fluttuare il nuovo edificio e sorprendere con prospettive inedite.
Testo di Aurelia Debellis