
Le scrivanie regolabili si stanno sempre più diffondendo e, grazie alla loro ergonomia, presto saranno uno standard per le postazioni di ufficio. Una nuova sfida per il workplace design, come ha sottolineato l’interior designer Amie Keener su GenslerOn, chiamato a inserire queste postazioni agili, dinamiche e orientate al benessere in uno spazio in grado di sfruttarne al meglio i benefici e i vantaggi.
Croce e delizia, come ogni innovazione le scrivanie regolabili presentano innegabili vantaggi, dei quali abbiamo già parlato in precedenti articoli, e alcune controindicazioni. Ai vantaggi fisici e psicologici della postura dinamica per il lavoratore, che incentivano un uso flessibile delle postazioni di lavoro e impediscono il sorgere di problemi di salute legati ad una vita sedentaria, Amie Keener, Interior Design di Gensler, ha contrapposto quelli che lei considera essere “svantaggi” sperimentati di persona nell’utilizzo delle scrivanie regolabili: distanza delle prese elettriche, rumore e impatto visivo.
Da un’analisi più approfondita, quelli citati non sembrano però svantaggi, ma semplici elementi funzionali facilmente superabili con un office design più attento al rapporto tra lo spazio e queste nuove tipologie di arredo.
Appare evidente che, anche in questo caso, la soluzione alle problematiche sollevate dalla complessità dei nuovi ambienti di lavoro – flessibili, smart, activity based, ibridi, condivisi- si può trovare solo con un approccio di progettazione integrata.
Il problema della necessità di elettricità sta nel fatto che le scrivanie motorizzate ne hanno necessariamente bisogno per funzionare correttamente, e questo limita il loro spazio di utilizzo in luoghi limitrofi a delle prese di corrente.
In quest’ottica, anche l’uso di dispositivi mobili che necessitano di energia, come il telefono o il portatile, risulterebbe problematico per via dei cavi di alimentazione.
Risultano perciò migliori le soluzioni che prevedono l’integrazione di prese sulla scrivania e che permettono di avere sempre una possibilità di connettività vicino.
Interessante è la relazione tra scrivania regolabile in altezza e comfort acustico che interessa la progettazione acustica dello spazio: ad una altezza maggiore -come nel caso della persona che lavora in piedi- le voci e i rumori dell’ufficio disturbano di più. È quindi necessario ripensare alle partizioni e alla disposizione delle postazioni e degli elementi fonoassorbenti, considerando la diversa posizione del soggetto rispetto all’ambiente.
Infine, Amie Keener solleva un problema di impatto visivo: scrivanie disordinate ad altezza standard non danno più di tanto nell’occhio, ma quando sono vicine all’orizzonte dello sguardo, possono trasformare anche “il più elegante degli uffici” in un’apparenza di grande disordine.
Inevitabilmente, da questo punto di vista, le scrivanie regolabili, allo stesso modo che l’utilizzo condiviso della postazione di lavoro, richiedono una maggiore responsabilità di chi le utilizza.
In conclusione il consiglio di Amie Keener, e anche il nostro, è quello di testare diverse soluzioni e configurazioni con un modello o un group test prima di introdurre questo tipo di scrivania.
Aggiungiamo che non è necessario dotare tutte le scrivanie di regolazione in altezza e che il problema del “disordine” rientra in un più ampio discorso di coinvolgimento dei dipendenti, di cambiamento del modello manageriale e di cambio culturale che include anche riflessioni prossemiche legate alle modalità di appropriazione del territorio in un territorio basato sulla condivisione.
Questo tipo di scrivania, come ammette la stessa Keener, sta diventando sempre più la norma in ufficio, un orizzonte che l’office design e il management devono tenere in considerazione per realizzarne al meglio i potenziali benefici.
Testo di Gabriele Masi.