
A Michelle Obama, che nel 2009 ha introdotto l’orto alla Casa Bianca, va il merito di avere lanciato una tendenza attenta al cibo di qualità e a Km zero; ma molto prima che la coltivazione fai da te fosse una moda, qualche pioniere dell’era industriale già raccoglieva ortaggi del proprio orto, per esempio Sedus che dal 1966 somministra ai dipendenti cibi biologici coltivati in azienda.
L’orto aziendale è un fenomeno in costante crescita. Dopo numerose esperienze negli Stati Uniti (Google, Yahoo, Aveda, Toyota, Timberland, ecc.) anche in Italia diverse aziende tra le quali Diesel, Bottega Veneta, Kbs Italia, Unicredit, hanno creato spazi verdi che i dipendenti possono coltivare insieme durante le pause dal lavoro. Un’attività rilassante che contribuisce al benessere e alla socializzazione dei dipendenti e all’armonia nei gruppi di lavoro.
L’orto, tendenza perfettamente in tema con Expo 2015 “Nutrire il Pianeta”, ha ispirato anche Quantomais, un campo di 1500 piante di mais e erbe aromatiche sorto tra i due padiglioni di Expogate nel centro di Milano (cosa non si fa in nome di Expo…) e l’ H-Orto di H-Farm, incubatore d’impresa internazionale da cui è nata Grow the Planet, la start up che rende social l’antica arte del coltivare la terra.
Il WWF ha anche avviato il progetto “Coltiviamo la natura in azienda” con la partnership tecnica della Onlus Orti d’Azienda, associazione senza scopo di lucro nata nel 2012. L’obiettivo del progetto è “promuovere la creazione di orti aziendali a cui collegare programmi innovativi di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità. Condividendo momenti di piacere insieme a colleghi e collaboratori”.
Sedus: un case history esemplare.
Molto prima che fossero coniati termini come Corporate Garden, Health Management o Eco-sostenibilità, negli anni ’50 a Waldshut, in Germania ai margini meridionali della Foresta Nera, prendeva corpo una rivoluzione culturale che ha fortemente segnato la filosofia aziendale di Sedus.
Dorothea Scheidl-Nennemann, PR manager Sedus ed editor del corporate magazine Place 2.5, spiega “Ispirati dall’antroposofia, Christof e Emma Stoll, la terza generazione al timone dell’impresa, decisero nei lontani anni 50 di somministrare ai propri dipendenti un pasto a base di prodotti integrali. La semplice mensa, che aveva garantito un’alimentazione nutriente e sana con l’apporto di verdure coltivate in proprio, si trasformò dal 1966 in una mensa aziendale sempre più professionale.
Ancora oggi le verdure provengono dai nostri orti, estesi su sei ettari, coltivati nella tenuta Eulenhof con tecniche biologiche e senza utilizzo di concimi artificiali e pesticidi. – continua Dorothea Scheidl-Nennemann- 200 galline forniscono le uova e talvolta diventano l’ingrediente delle minestre, mentre alcuni maiali provvedono allo smaltimento ecologico degli scarti di verdura. Per l’acquisto degli altri ingredienti si privilegiano soprattutto le produzioni regionali e la qualità. In genere si pianificano vivande poco elaborate con preparazioni o metodi di cottura atti a preservare i nutrienti. Ogni giorno lo chef Ulrich Rotzinger e il suo staff preparano circa 200 pasti; usufruiscono del ristorante aziendale Oase anche clienti e visitatori”.
Come ben sapevano i coniugi Stoll, lo stile alimentare ha un forte impatto sulla salute e se l’orto è coltivato dai dipendenti il benessere aumenta perché la convivialità favorisce il buon umore.
Didascalie
1, Orto aziendale Sedus in Germania.
2, Orto aziendale Unicredit a Milano.
3, Orti d’Azienda Onlus.
4, Quantomais.