
L’indagine condotta da Reverse – società di ricerca e selezione del personale- mette a confronto le opinioni dei lavoratori e del management aziendale.
Il primo dato che emerge è che il 75% dei lavoratori predilige il lavoro ibrido, la soluzione ottimale per i millennials e z generation tra 20/30 anni, ma in generale per tutte le fasce di età degli intervistati.
L’indagine esplora varie aree (diritto alla disconnessione, lavoro per obiettivi, formazione, spazi di lavoro, regolamentazione) e indica i prossimi percorsi da seguire: riorganizzazione del lavoro per obiettivi e l’adozione di nuove metodologie di gestione e responsabilizzazione delle risorse, ripensamento degli spazi e nuovi metodi di valutazione della performance.
Scarica qui la ricerca completa “Lavoro liquido: a che punto siamo tra smart working e nuova governance”.
A pochi giorni dalla data fatidica del 31 marzo 2022 che segna il termine dello stato di emergenza nazionale pandemica, la domanda più frequente è: sarà la fine dello smart working?
Già si annuncia una proroga fino al 30 giugno, ma molte aziende non sembrano ancora pronte per un futuro del lavoro che non potrà che essere ibrido.
Non si può ignorare che l’83% dei lavoratori ha apprezzato che lavorare anche solo parzialmente da casa ha reso possibile il work-life balance.
L’indagine di Reverse fotografa la situazione attuale dopo due anni di remote working imposti dalla pandemia, con l’obiettivo di fornire spunti per una comune direzione futura.
Diritto alla disconnessione.
Il 45% dei lavoratori afferma che, lavorando da casa negli ultimi due anni, ha sofferto per una maggiore richiesta di disponibilità online.
Questo tema complesso riguarda le normative, la modalità di lavoro per obiettivi, la capacità dell’azienda di mantenere l’engagement dei propri collaboratori anche da remoto.
Le aziende sembra si stiano muovendo verso una regolamentazione.
Dai racconti degli HR Manager emerge un’azione decisa delle aziende per trovare la corretta gestione della reperibilità di chi lavora in Smartworking, mettendo in pratica azioni di diverso tipo come l’ufficializzazione dell’ampliamento dell’orario di reperibilità per chi lavora in Smartworking e una gestione autonoma dei team.
Il workplace.
Il 60% dei lavoratori, di tutte le fasce di età, dichiara la necessità di adeguare gli spazi alle nuove modalità di lavoro.
Sono in accordo gli HR Manager affermando che le aziende stanno modificando completamente e rapidamente l’assetto fisico dell’ufficio puntando su open space, pc portatili e desk sharing.
Sono invece in contrasto le posizioni per quanto riguarda le postazioni in home working. L’80% dei lavoratori sostiene che I’azienda dovrebbe partecipare alle spese sostenute da chi lavora da casa (connessione ad internet, postazione di lavoro ergonomica, ecc).
Mentre la quasi totalità delle aziende non prevede di modificare il contratto includendo una partecipazione alle spese per chi lavora in smart working.
Lavoro per obiettivi.
Questo è un punto che mette d’accordo lavoratori e aziende. Il 56% dei lavoratori afferma che la propria azienda ha riprogrammato il lavoro su obiettivi per agevolare il lavoro da remoto.
Il 60% degli HR Manager dichiara di aver introdotto o essere in procinto di introdurre
modalità di lavoro per obiettivi in cui l’orario è fluido e non si timbra.
Percorsi di formazione.
Sul tema formazione, il percepito tra aziende e lavoratori è diverso. Per l’82% dei lavoratori, con l’introduzione dello smart working l’azienda dovrebbe porre maggiore attenzione ai percorsi di formazione.
Mentre il 90% delle aziende intervistate afferma di avere istituito percorsi di formazione per i collaboratori su specifiche piattaforme online di e-learning o tramite webinar specifici a frequenza obbligatoria e, in alcuni casi, di aver avviato delle Academy online.
Sarà necessario che le aziende cerchino di comprendere i bisogni reali degli smartworker per garantire una formazione più mirata e potenziata.
Tecnologia versus incontri fisici.
Le tecnologie hanno sopperito in modo soddisfacente alla diminuzione dei contatti personali, come afferma il 65% dei lavoratori.
E le aziende stanno cercando di coinvolgere i collaboratori e mantenere i contatti tramite survey online per capire il grado di soddisfazione, chat e attività online , a anche eventi in presenza gestiti dai team.
Su questo aspetto non emerge però dall’indagine il valore fondamentale, anche se difficilmente quantizzatile, dell’incontro fisico informale.
Al di là dei contenuti che possono emergere dai meeting organizzati, in presenza e online, resta insostituibile lo scambio di idee, di vedute, di esperienze che scaturisce -in modo assolutamente fluido!- nelle situazioni di incontro impreviste, conviviali e informali.
E forse il ripensamento dell’ufficio post pandemico dovrebbe partire proprio de questa considerazione, strutturando gli spazi per facilitare e stimolare questi momenti “fluidi” che sono fonte di crescita per l’azienda e motivazione per il rientro in ufficio per i lavoratori.