
Lo Smart Working è un cantiere sempre aperto, è quanto emerge dal convegno di presentazione della ricerca di Osservatorio Smart Working, giunta alla 5a edizione, che ha fornito anche quest’anno dati interessanti, condiviso esperienze costruttive e presentato casi eccellenti, tra questi il progetto SW di Subito che ha vinto lo Smart Working Award 2016.
WOW! è partner di Osservatorio Smart Working.
Il convegno di Osservatorio Smart Working 2016 si è aperto con il collegamento con il senatore Maurizio Sacconi, presidente dell’11a commissione Lavoro e Previdenza Sociale che, con atteggiamento positivo e propositivo, ha fornito aggiornamenti sull’atteso decreto di legge sul “Lavoro Agile” che tra due settimane andrà in approvazione al Senato.
Anticipazioni sul decreto legge sul Lavoro Agile
Avendo come oggetto un tema in costante evoluzione come lo Smart Working, “si tratterà necessariamente di un decreto in progress”, spiega il senatore che sintetizza i punti salienti di quella che definisce una “proposta sovversiva” che per la prima volta “si differenzia dal lavoro a distanza” e “smaterializza la postazione di lavoro fissa”.
Pur non indicando una nuova tipologia contrattuale il decreto sancisce che la prestazione si può svolgere dentro o fuori l’ufficio in un orario aperto stabilito però nel rispetto degli accordi comunitari. La definizione di tempi e luoghi potrà essere oggetto di contrattatazione individuale o collettiva, ma il contratto sarà in ogni caso individuale.
Rivoluzionari sono i nuovi diritti che vengono sanciti: il “diritto alla disconnessione” e il “diritto all’accesso a conoscenze e competenze attraverso le tecnologie” esaltando il valore cognitivo delle persone e l’apprendimento costante come strumento indispensabile per la crescita, non solo professionale.
Anche per quanto riguarda l’assai discusso aspetto della Sicurezza, si propone un approccio smart, ovvero un impianto che “si differenzi dal concetto di sicurezza fondato sulla fonderia” approccio che rischia di trasformarsi in un impedimento per l’applicazione dello smart working in Italia.
I risultati della ricerca OSW 2016.
I risultati della ricerca 2016 “esprimono la vivacità di un fenomeno che sta diventando virale”, come sostiene il prof. Mariano Corso, responsabile scientifico di OSW.
Le persone chiedono più flessibilità perchè un’organizzazione rigida genera frustrazione diffusa.
C’è grande ricettività in particolare da parte delle grandi imprese: il 30% attua attività di smart working strutturate (quasi il doppio rispetto al 17% del 2015).
Resta invece fermo al 5%, come lo scorso anno, il dato che riguarda le piccole-medie imprese; l’aspetto positivo è però la crescita dell’informazione e della consapevolezza anche se con molte incertezze sull’introduzione.
Il 35% dei progetti è in fase di sperimentazione, mentre il 40% sta già estendendo il progetto e procedendo a coinvolgere un maggiore numero di dipendenti; solo il 25% delle aziende può essere considerato a regime o in fase di perfezionamento del progetto.
Tuttavia la caratteristica dello smart working è quella di essere un cantiere sempre aperto che necessita di continuo monitoraggio, come hanno sottolineato Ilaria Santambrogio di Plantronics e Alessandra Stasi di Barilla.
Indica una crescente maturità anche la definizione dei luoghi dello Smart Working che finalmente non viene più confuso con il telelavoro; solo saltuariamente la casa è il luogo dal quale si opera, aumentano gli hub aziendali e i luoghi terzi come i coworking, affiancati agli uffici “deputati” che assumono organizzazioni spaziali e funzionali ibride per rispondere in modo smart alle nuove modalità di lavoro.
Come spiega Lorenzo Maresca di Sedus “Smart Working vuol dire anche creare uffici dove le persone ‘vogliono’ andare a lavorare”.
Questi spazi hanno in comune l’eliminazione della rilevazione di presenza, la flessibilità di orario e il desk sharing.
Il sondaggio svolto con Doxa stima che in Italia gli smart worker siano circa 250.000 (+ 40% rispetto al 2013) caratterizzati da soft skill e la resilienza e tra le prerogative di questa tipologia di lavoratori che hanno spiccata capacità di risposta agli imprevisti e di adattamento.
Il sondaggio OSW via Twitter
Dopo gli appassionati testimonial che hanno raccontato applicazioni di Smart Working assai diverse tra loro (tra i quali: Comune di Torino, Valore D, Plantronics, Philips, Barilla, Wind, Cisco,ecc) gli addetti ai lavori presenti in sala hanno risposto in diretta via Twitter ad alcune domande, evidenziando il sentiment rispetto ad alcune problematiche di fondo:
Qual è il principale nemico dello Smart Working?
Il 60% risponde la resistenza culturale; il 30% il management e , inaspettatamente solo il 6%indica i sindacati. Si dedica quindi che la responsabilità è quasi totalmente a carico di un’organizzazione aziendale immobilizzata da troppi pregiudizi; molti dipendenti dichiarano infatti il timore che l’adesione allo smart working possa avere riflessi negativi sulla carriera.
Qual è la maggiore criticità quando si implementa lo Smart Working?
Anche in questo caso una sorpresa: solo il 7% teme il rischio di work intensification, mentre il 37% indica mancanza di coordinamento e pianificazione e il 30% la mancanza di maturità e disciplina personale.
Ma, come sostiene Alessandra Stasi “le regole vanno fatte per il 99% delle persone mature, non per l’1% che se ne approfitta o è incapace di gestirsi” ; è dimostrato che in media gli smart worker lavorano 1 ora in più rispetto a chi opera in un’organizzazione tradizionale, ma la persone devono avere un atteggiamento responsabile anche per quanto riguarda la work intensification.
Più la persona che lavora è equilibrata e completa maggiore sarà il benessere organizzativo in azienda.