
E’ stata inaugurata oggi, 10 settembre al MSH di Parigi, la mostra fotografica “Permis de démolir”. Passeggiando con i suoi obiettivi Euro Rotelli, coadiuvato dalla moglie scrittrice Daria Collovini, ha catturato momenti di vita nel quartiere in costante e rapido mutamento di La Plaine Saint-Denis a Parigi, come dimostrano i numerosi cartelli di permesso di demolizione che ispirano il titolo della mostra che resterà aperta fino al 12 ottobre.
Spazi in attesa di una seconda giovinezza accanto ad altri nuovissimi. Le fotografie mostrano due facce: una nuova popolazione che lavora, i bambini che giocano, le mamme che vivono le loro ultime ore di sofferenza nei vecchi alloggi fatiscenti in attesa di traslocare, nuovi e vecchi negozi.
Emerge una nostalgia, un sentimento di esilio, la protesta degli anziani impreparati al cambiamento del loro quartiere. Anche i giovani, che hanno costruito la propria identità con quella del quartiere dicono di avere la sensazione di perdere qualcosa. Tuttavia, le foto dimostrano che da lì nasce la possibilità di costruire, di dare una seconda vita, diverso, ma migliore.
Spiega il fotografo Euro Rotelli:
“Da molto tempo sentivo il bisogno di esprimere le mie sensazioni ed emozioni riguardo il fenomeno migratorio attraverso la fotografia, ma volevo andare oltre la documentazione della sofferenza e della tragedia di questo fenomeno, già ampiamente documentato. Volevo investigare e cercare soprattutto esempi di speranza e coabitazione oltre le situazioni tristi e disperate.
Istintivamente sentivo che avrei trovato quello che andavo cercando a Parigi, dove l’immigrazione è forte e presente da lungo tempo”.
“Non sono state le persone incontrate quel giorno e durante le mie visite successive, la scoperta di case fatiscenti e in parte già abbattute per far posto a nuovi edifici, bensì i numerosi cartelli affissi su case e muri che recavano la scritta PERMIS DE DEMOLIR.
In quella frase c’era tutta la spiegazione del mio progetto, il concetto che volevo rappresentare: la demolizione della casa che equivale alla demolizione interiore dell’individuo, la perdita della sua identità, la solitudine e il disorientamento di chi deve ricominciare daccapo e ricollocare la sua vita in un altro luogo.
Sanare un territorio, bonificarlo e ricostruirlo significa migliorarlo e renderlo più ospitale, ma spesso non viene considerato l’aspetto sociale dei suoi abitanti, che magari preferiscono rimanere in case malsane e poco accoglienti o funzionali, piuttosto di essere spostati in altre zone dove perderebbero le proprie abitudini che hanno acquisito nel corso degli anni.
Questo volevo documentare. Ma è stato proprio aggirandomi tra quelle strade, incontrando gente, scambiando parole con loro, che ho compreso che “demolire” significa anche “ricostruire”.