
La luce è essenziale. La luce è atmosfera. La luce consente l’orientamento. Utilizziamo la luce per allestire gli ambienti e renderli piacevoli e assegnamo alla luce il compito di modellare gli spazi e plasmare le immagini. Per fare questo serve un approccio olistico, ovvero pensare in termini di qualità della luce tenendo conto di diverse esigenze.
Il concetto olistico tiene conto di tutti i fattori che compongono un ambiente, fra i quali: la forma architettonica, l’arredo, i colori, l’esposizione e la luce naturale. Fattori che contribuiscono al benessere ambientale e favoriscono (o penalizzano) il comfort.
I primi passi di questo metodo si applicano già in corso di progettazione, per esempio tenendo conto che non c’è una sola luce, ma ne esistono diverse: una luce per vedere, una luce per guardare, una luce per osservare. Si deve superare lo sterile concetto di lux, per estenderlo a quello più importante di comfort, tenendo conto della percezione visiva e dell’importante dogma che l’occhio umano non percepisce la potenza luminosa, ma la distribuzione.
La progettazione della luce non deve quindi essere quantitativa, ma qualitativa.
In un ambiente di lavoro la riduzione dei contrasti previene l’affaticamento; per ottenere ciò occorre creare delle gerarchie della percezione della luce, impegnandola in modo mirato in funzione dei compiti visivi richiesti.
Uno degli aspetti di estrema importanza per un progetto di lighting qualitativo ed efficace è l’illuminazione delle superfici verticali.
L’illuminazione diffusa di tali superfici, fa apparire gli spazi più ampi ed aumenta la sensazione di luminosità, mediante l’applicazione del concetto di illuminazione differenziata.
Quanto questo sia importante non solo per la qualità del progetto, ma anche per l’economicità di un intervento, lo dimostra il fatto che le superfici verticali costituiscono l’80% di quelle percepite.
Per ottenere tali performance è essenziale individuare corpi illuminanti efficienti, dotati di sistemi ottici potenti e precisi, con la possibilità di ottiche differenziate. E’ inoltre necessario prestare particolare attenzione ad altre importanti caratteristiche, fra le quali: la resa e la costanza cromatica, il flusso luminoso e la stabilità termica; fattori che garantiscono i massimi standard qualitativi, in primis dei Led, ad oggi la tecnologia certamente più utilizzata.
Come scegliere i LED.
A questo proposito occorre avere cura nella scelta del tipo di Led, selezionando quelli che presentano uno scostamento dal punto colore inferiore a 2 SDCM (Standard Deviation of Colour Matching), il massimo standard attualmente presente sul mercato.
Maggiore è il valore SDCM, maggiore è lo scostamento del colore dalle coordinate cromatiche specificate nei dati tecnici.
Un valore inferiore a 2 SDCM significa che eventuali scostamenti di singoli Led, dal punto di colore nominale, sono praticamente invisibili ad occhio nudo.
Ulteriore dato di grande importanza è il fattore di mantenimento del flusso luminoso; il “Factory Lithing” più performante attualmente è L90|B10, che si raggiunge quando gli apparecchi di illuminazione sono supportati da un’eccellente gestione del colore.
Il dato sopra indicato, indica che dopo 50.000 ore di funzionamento, il 90% dei Led eroga almeno il 90% del flusso luminoso iniziale, con una quota dei guasti non superiore allo 0,1%. Facile quindi comprendere le assai positive ricadute sull’efficienza, volte all’annullamento delle manutenzioni.
Testo di arch. Gianni Ronchetti, lighting designer.
Le illustrazioni sono gentilmente fornite da ERCO (copyright by Erco).
L’ evoluzione dei metodi per l’illuminazione degli uffici, dai sistemi tradizionali degli anni ’70 e ’90 a quello olistico odierno.
A sinistra un ambiente di lavoro illuminato con metodo tradizionale quantitativo; nelle tre foto a destra lo stesso ambiente trasformato da un approccio olistico e qualitativo dell’illuminazione.