Una luce umana e responsabile, capace diinteragire con la componente umana e con la tecnologia, ricevendo e trasmettendo dati. A Euroluce 2017 il tema della luce è apparso aprirsi verso un orizzonte molto più ampio rispetto a ciò a cui siamo abituati. I punti luce non sono più solo lampade, ma fonti e centri di interazione IoT, sensori e software. I prodotti presentati da Artemide sono un chiaro esempio di questi trend e delle possibilità che si aprono nel design dell’illuminazione.
Nonostante un diffuso senso di ritorno nostalgico alle forme degli anni ’50 e ’60, Euroluce 2017 ha saputo anche attraverso alcuni padiglioni guardare al futuro, proponendo un ruolo centrale della luce nell’era dell’IoT. I punti luce sono apparsi così in evoluzione verso una ricerca di un dialogo constante non univoco tra l’apparecchio e l’ambiente, ma anche tra l’apparecchio e l’infrastruttura IoT, verso una totale integrazione coi dispositivi che forniscono altri servizi come la gestione del riscaldamento e della regolazione di umidità.
La “lampada” assume così una funzione diversa, che va oltre, diventando sensore in grado di interagire con l’ambiente circostante.
A questo proposito è stato interessante seguire l’evoluzione della ricerca sulla tecnologia Li-Fi, nello stand di Artemide, nel progetto Li-Fi: Light as Quanta. Il sistema si basa su una rete “optical wireless” che funziona a impulsi luminosi, invece che a onde radio, permettendo un controllo di diffusione nell’ambiente, limitato al cono di luce di emissione, fornendo alla connessione e all’utente una maggiore sicurezza e migliori performance. La luce visibile viene qui sfruttata per la trasmissione di dati, creando con gli stessi LED normalmente utilizzati una infrastruttura capace di gestire anche l’informazione senza alterare in alcun modo le performance o le proprietà ottiche del punto luce. Una soluzione che permette di pensare ad un nuovo ruolo centrale della luce in progetti intelligenti che necessitano di gestire un’ampia mole di dati in termini di trasmissione digitale.
Al centro di questa evoluzione permane un trend che unifica oggi tutti i campi del design per ufficio: la creazione di un ambiente che metta al primo posto le esigenze fisiologiche e mentali di chi lo abita. La luce in un certo senso diventa come gli arredi, alla ricerca di flessibilità ed ergonomia.
Artemide ha sintetizzato questo concetto in una serie di prodotti che si richiamano al progetto “The Human light”. Pur mantenendo un design elegante e riconoscibile, la tecnologia diventa qui la parte preponderante: Target Point, Artemide App o LOT Software sono tutti sistemi basati sulla possibilità di regolare finemente la presenza della luce nello spazio secondo le varie fasi naturali della giornata e le esigenze personali, creando diversi e complessi scenari luminosi in cui l’intensità dell’emissione, l’apertura del fascio, movimento, velocità e complessità vengono regolati in maniera sempre più facile attraverso applicazioni intuitive e compatibili con normali smartphone.
Testo di Gabriele Masi.
1, Yang IoT, Carlotta de Bevilacqua, Artemide, 2017. Scegliere scenari che seguono la vita quotidiana e le esigenze di chi le utilizza. Con un sistema di dialogo bidirezionale e di controllo sparato delle tre sorgenti luminose, Yang permette di creare diversi scenari, sfruttando la tecnologia LED.
2, A24, Carlotta de Bevilacqua, Artemide, 2017. A24 è costituito da un unico profilo spesso 24 mm che può essere installato a incasso, sul soffitto o a sospensione. Una piattaforma di supporto flessibile, aperta ad accogliere diversi prodotti, per disegnare in in modo personalizzato la luce nello spazio.
3-4, LoT-LoT software, Tapio Rosenius, Artemide 2016-2017. Basata sul concetto di interaction design, LoT il primo software Artemide che permette, attraverso un approccio grafico, di modificare in tempo reale gli scenari di luce dell’ambiente.